Capitolo tredici.

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Prima di ripartire per Milano, mia madre mi aveva chiesto di passare un po' di tempo insieme.
Era solita farlo ogni volta che scendeva, lo facevamo per recuperare un po' tutto quello che ci eravamo perse in questo tempo.
Guidavo con lei accanto mentre cantavamo a squarciagola le nostre canzoni preferite.
Stavamo andando al centro commerciale per fare uno di quei shopping riparatori che solo le donne riescono a fare.
Parcheggio e scendiamo camminando verso l'entrata.

"Paghi tu?" mi chiede giocosamente.
"Ma non sei tu che te ne stai andando?" le chiedo a mia volta.
"Quindi?"
"Quindi mi dovresti fare dei regali tu per sopportare la tua assenza" rispondo mimando una scena tragica, provocando una sua risata.
"Ogni volta mi freghi così" risponde poi mi prende sottobraccio ed entriamo.

Una volta dentro, giriamo per tutti i negozi possibili a provarci migliaia di vestiti per poi prenderne la metà dai soliti colori.
Mi era mancata tanto e anche se ero abituata a stare sola per mia decisione e per acquisire una mia indipendenza: la mamma è sempre la mamma.
Ad esempio, mi mancava la mattina quando la casa profumava di caffè e di dolcetti fatti in casa.
Mi mancava perfino quando mi sgridava perché tornavo da scuola, arrabbiata con la cotta dell'epoca, neanche la salutavo.
Cercavo di fotografare quei momenti per custodirli nel cuore.
Uscendo dall'ennesimo negozio, passiamo davanti a quello della Roma e in esposizione c'era proprio quel numero 22 e quel cognome che ormai sentivo ovunque.
Mi fermo per un momento ad osservare quella maglietta e la mia mente vola verso Nicolò.
Me lo immaginavo che correva dietro a quel pallone senza mai guardarsi indietro con la sua solita grinta che lo contraddistingue.

"Hai vent'anni, è l'età giusta"

Le parole di mia madre mi fanno ritornare alla realtà, avevo capito che alludeva al fatto che dovevo smetterla di essere razionale ma bensì di ascoltare il cuore, di buttarmi.
Ecco, oltre Lavinia, mia madre aveva questo potere di capirmi ancor prima che riuscissi a parlare.
Io e lei eravamo legate in una maniera particolare quasi viscerale ed ero sicura che già se ne era accorta dall'università, cos'era per me Nicolò senza neanche avere la necessità di presentarglielo.
Cammino senza parlare, lei mi viene dietro comprendendo il momento.
Odiavo doverle dare ragione ma non per lei ma per me, perché continuavo a costruire questo muro quando, infondo, tutto quello che volevo era solo qualcuno che riuscisse a buttarlo giù.

"Anche lui è innamorato" mi dice mia madre mentre si allaccia la cintura di sicurezza.
"Eppure io sono a destra e lui a sinistra" rispondo sistemando lo specchietto.
"Forse perché sei sempre così scontrosa ed orgogliosa?" mi dice con tono di rimprovero, la guardo "Ginevra tu lo sai che sei l'amore di mamma ma ti prego goditi la tua età, vivi con tutti gli sbagli, con tutte le cadute" aggiunge.
"Mamma.." provo a dire, mi blocca.
"Che vita devi fa' se è piena di rimorsi?"

La guarda ancora un po' con la bocca chiusa perché effettivamente non sapevo come rispondere.
Lei invece agisce ed accende la radio come ad invitarmi di non parlare ma di riflettere, quindi metto in moto la macchina con quelle parole che rimbombavano nella testa.

Casa, 18.00

Avevo accompagnato i miei in aeroporto e mia madre aveva continuato, seppur in modo velato, a farmi capire che non dovevo sprecare tempo dato che la vita era una.
Entro in doccia con la speranza di scrollarmi di dosso tutta la situazione, Manuel mi aveva chiesto di vederci ma non avevo minimamente voglia, avevo solo la necessità di rilassarmi per quanto fosse possibile.
Mi asciugo i capelli ed indosso una tuta comoda per stare in casa mentre mi preparo una cena leggera dato che il magone allo stomaco ancora non passava.
Mangio accompagnata da uno dei tanti film che era uscito nuovo su netflix.

"Vattela a prendere amico mio, prima che lo faccia qualcun altro al posto tuo"

Sembrava che Dio ce l'avesse proprio con me perché nel momento in cui la mia mente era concentrata sul film, l'attore pronuncia queste fatidiche parole.
Appoggio la fronte sul tavolo mentre in sottofondo parte una di quelle canzoni strappalacrime che va contornare la scena dei due attori che stavano per fare l'amore affinché poi possano vivere per sempre felici e contenti.
A quel punto una malsana idea balena nella mia mente.

"Vado, la vita è una"

Mi dico prima di spegnere la televisione e andare in macchina.
Tra me e me pensavo che stessi facendo la cazzata più grande della mia vita però se non la facevo ora, quando?.
Mando un vocale a Lavinia dove le spiego che sarei andata da Nicolò e gli avrei vomitato tutti i sentimenti addosso e al diavolo cosa sarebbe successo dopo.
Guido con una meta ben precisa e quando mi ci ritrovo davanti, mi manca il fiato.

"Ma che diavolo ci sono venuta a fare qui?"

Mi dico ma nonostante tutto parcheggio l'auto e prendo un bel respiro prima di scendere e di avvicinarmi al campanello.
Suono e l'attesa sembra durare un'eternità finchè poi la porta si apre e Nicolò alla mia vista, sbianca.

"Ciao" dico con tono imbarazzato.
"Ginevra, che ci fai qui?" mi chiede tutto preoccupato.
"Ti disturbo?" dico alzando un sopracciglio.
"No" risponde poi gira lo sguardo verso il salotto come a controllare qualcosa.
"Mi fai entrare?"
"Adesso?!" mi dice agitato.
"Nicolò ma che hai?!"
"Nico, ti aspetto in doccia"

Una voce femminile s'immette tra noi.
Sento il cuore esplodere in frantumi, non ci volevo credere.
Lui mi guarda e mette su uno dei quei sguardi come a chiedermi scusa, deglutisco mentre sento le gambe cedere.

"Ginevra" dice per poi avvicinarsi, indietreggio mettendo le mani in avanti per proteggermi.
"Non mi toccare" sussurro mentre comincio a vedere appannato a causa delle lacrime che insidiose chiedono di scendere "Perché?"
"Perché sono un coglione che sa solo rovinare le cose" dice alzando le spalle come a rimarcare la sua verità.
"Sparisci dalla mia vita"

Cammino velocemente verso la macchina senza mai voltarmi, volevo solo scappare da lì e di corsa.
Lo sento prendere a calci qualcosa mentre salgo in macchina e parto in quarta per andare via.
Mi mancava l'aria.
Come aveva potuto dopo tutte le promesse che mi aveva fatto? Tanto lo sapeva che sarei andata da lui, mi conosceva abbastanza per averlo capito, doveva solo aspettare eppure non gliene era fregato nulla.
Si era scopato la prima che gli era capitato perché tanto Nicolò Zaniolo era questo, era lo stronzo che tanto decantavano, stupida io a crederci come sempre.
Ferma al semaforo, il telefono comincia a vibrare era lui che mi stava chiamando una, due, tre volte in modo continuo.
Comincio a singhiozzare come una bambina mentre sbatto le mani sul manubrio e urlo il più forte che posso.
Mi ritrovo sotto casa di Lavinia, citofono e non appena mi apre il portone salgo su di corsa.
Avevo bisogno di braccia vere su cui consolarmi.
Mi apre la porta di casa con un sorriso dolce.

"Cicci" mi dice ma non appena mi vede rossa in viso e con gli occhi gonfi capisce subito e mi abbraccia forte.
"Lo odio, non voglio mai più vederlo" piango tra le sue braccia.
"Che è successo?" mi chiede mentre entriamo e ci sediamo sul divano.
"Era con un'altra mentre io stavo per dirgli che lo amo e che sarei stata pronta a mollare tutto per lui, era con un'altra" le dico scioccata e schifata al tempo stesso, Lavinia sospira dispiaciuta per poi tirarmi verso di lei, abbracciandomi e accarezzandomi i capelli.
"Piccola mia" sussurra "Ci sono qui io con te" aggiunge mentre mi stampa un bacio sulla fronte.

Piango come una bambina ma con la necessità di farlo perché solo così mi sarei sfogata del tutto.
Lavinia per me era casa e quindi non c'era modo migliore, non c'era persona migliore di lei.
Sentirla vicino già mi faceva stare leggermente meglio, con lei avevo superato di tutto ed ero sicura che mi avrebbe supportata e sopportata anche in questo momento così delicato.
Non potevo chiedere amica migliore di lei, era vitale, una costante.

"Grazie Lavi"
"Non devi ringraziarmi e stanotte dormiamo vicine vicine come da piccole e ci mangiamo tutte le porcherie di questo mondo" mi risponde strappandomi un mezzo sorriso.

Chi trova un amico trova un tesoro ma io avevo trovato molto di più: una sorella.


SPAZIO AUTRICE

Buonasera ragazzuol*, come state? ❤️
Io molto bene 🥰
Finalmente sono riuscita anche ad aggiornare questa storia e ne sono tanto felice perché avevo un po' paura di aver perso l'ispirazione ma fortunatamente ci sono!.

Fatemi sapere cosa ne pensate, vi auguro una buona lettura.

Alla prossima.

❤️

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