Capitolo quattordici.

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"Alice ma la cicatrice quando passa?"
"La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via"

Le mie giornate procedevano con questo pensiero costante.
Dalla mattina alla sera andavo avanti con questa cicatrice sul cuore che nonostante pizzicasse ancora, pian piano stavo imparando a conviverci.
Manuel era sempre stato al mio fianco e seppur mi aveva vista un po' più fredda, a tratti apatica, non mi aveva mai chiesto nulla ma anzi era come se si fosse caricato sulle spalle anche lui il mio dolore.
Ero così grata al suo essermi vicino silenziosamente e nonostante tutto.

"Scappo a lavoro, non aspettarmi sveglia che stiamo lavorando a quel grande progetto di cui ti stavo parlando quindi farò tardi" dice mentre finisce di allacciarsi la cravatta.

Aveva trovato lavoro nel suo ambito ovvero il giornalismo e ne era molto dedito.
Si era laureato da qualche mese e appena poteva aiutava anche me nella stesura della tesi.
Avevamo deciso di andare a vivere insieme o meglio, lui si era spostato da me subito dopo aver trovato questa occupazione.
Lo sento spruzzarsi profumo nel bagno per poi uscire, si avvicina verso di me e mi stampa un bacio sulla nuca.

"Buon lavoro" gli dico con gli occhi fissi sulla schermata del pc.

Ero sola ma comunque occupata dato che dovevo scrivere la tesi, ero così concentrata perché fremevo dalla voglia di arrivare al mio obiettivo.
Il tempo passava senza che me ne accorgersi ed improvvisamente il telefono mi fa sussultare.

"Dio mio" sussurro portandomi una mano sul cuore per poi afferrare il cellulare leggendo sulla schermata "Lavi".
"Picci mia, disturbo?" mi chiede in modo molto pimpante.
"Sono sotto scrittura di tesi" le rispondo continuando a leggere ciò che avevo scritto.
"Conoscendoti saranno ore che sei piantata lì davanti" mi risponde sbuffando.
"Per l'esattezza sono quattro ore con tre caffè sullo stomaco" le dico precisando.
"Manuel starà al lavoro come al solito" mi dice con un filo di rassegnazione.

Ultimamente era molto critica con lui e non riuscivo a spiegarmi il motivo.

"Esatto, sta lavorando ad un progetto molto importante tant'è che mi ha detto di non aspettarlo sveglio" le dico aggiungendole questo particolare.
"Strano!" dice ironica perché effettivamente questo mese faceva molto tardi a lavoro.
"Lavi, ti prego" sussurro come a farle capire che non volevo sentire un'altra polemica.
"Va bene, va bene mi arrendo" dice poi prontamente aggiunge "Questa sera con Ale usciamo e raggiungiamo gli altri in un locale vicino Ponte Milvio, ti va di passare la serata con noi?"
"Per altri.." cerco di dire ma Lavinia mi interrompe sul nascere.
"No, Nicolò non c'è" mi risponde avendo capito tutto "Si è fida.." dice ma poi a metà frase si blocca.

Deglutisco avendo già capito cosa mi stava per dire: si era fidanzato e la cosa non mi sorprendeva dato che non era in grado di rimanere solo.

"Va bene" dico spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato.
"Ti passiamo a prendere per le 22?" chiede deviando il discorso.
"Mi farò trovare pronta" le rispondo e ci salutiamo per poi riagganciare.

Cerco di non pensare troppo alla novità di Nicolò e vado avanti a scrivere la tesi che almeno mi impegnava la mente.
Lui non lo avevo ne più visto ne più sentito da quando, come un'idiota, ebbi l'intelligente idea di presentarmi sotto casa sua per aprire il mio cuore e confessargli i miei sentimenti per poi prenderci un palo grosso quanto una casa.

"La cicatrice passa, devi solo imparare a conviverci"

Ore 21.30

Stavo finendo di sistemarmi, avevo deciso di indossare un coordinato gonna e camicia per poi sopra mettere un blazer nero che si abbinava bene, un trucco molto leggero contornato da del rossetto rosso sulle labbra per poi legare i capelli in uno chignon basso.
Ai piedi indossavo le mie amate Dr. Martens dato che con i tacchi non andavo molto d'accordo come sapevano oramai tutti.
Avevo avvisato Manuel con un messaggio che sarei uscita ma ancora non avevo ricevuto risposta, probabilmente stava lavorando duramente.
Suonano al citofono, mi guardo per l'ultima volta allo specchio spruzzandomi un po' di profumo e poi esco da casa prendendo la borsetta.

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