"La dichiaro Dottoressa in mediazione linguistica e interculturale"
A quelle parole scandite al microfono dalla presidente della commissione, la mia bocca si incurva lasciandosi andare ad un sorriso a trentadue denti: ce l'avevo fatta.
Passo a dare la mano ad ogni professore presente nella commissione per poi avviarmi verso l'uscita dove mi stavano aspettando tutti gli altri che erano venuti alla proclamazione."Sono Dottoressa!" urlo alzando in alto la tesi.
Mia madre si avvicina per mettermi la corona d'alloro sulla testa mentre parte un giro di applausi.
Lavinia è la prima che mi abbraccia con le lacrime agli occhi, seguita poi dagli altri facendo in modo che venissi inghiottita da tutti quei corpi.
Nonostante tutto quell'affetto che stavo ricevendo e di cui ne ero immensamente grata, dovevo ammettere che la mia mente vola verso Nicolò.
La sua mancanza era forte facendo il paragone a quando è venuto dopo che avevo finito l'ultimo esame.
Ci eravamo lasciati male e ormai ne eravamo abituati ma lo avrei voluto qui, a festeggiare con me come l'ultima volta.
Avrei voluto perdermi tra le sue braccia lasciandomi guidare dal suo profumo, vedendo il suo sorriso sporgere dalle labbra carnose.
Sospiro leggermente, lasciando andare il pensiero e saluto uno per uno tutte le persone che erano riuscite a trovare del tempo per essere qui."Grazie davvero" dico guardando i miei genitori, amici e Manuel.
"Amore, non fare la santarellina che Sabato bisogna sfondarci" dice Lavinia smontando il tutto.
Ci lasciamo coinvolgere da una risata generale, sabato avevo scelto di festeggiare la festa di laurea quindi dovevo aspettare ancora qualche giorno ma ero già in trepidazione perché festeggiare equivaleva proprio ad una soddisfazione personale che mi volevo togliere.
Nel frattempo che ci avviamo verso il parcheggio della mia università, dopo aver spizzicato degli stuzzichini e bevuto del prosecco, mi avvicino a Lavinia rimanendo qualche metro dietro per parlare."Tu pensi che se invitassi Nicolò sabato, verrebbe?" le chiedo, lei si ferma e si volta immediatamente piuttosto scioccata considerando il nostro rapporto.
"Vuoi invitare Nicolò alla tua festa di laurea?" mi chiede, come a ripetersi ancora una volta la domanda.
"Non dovrei?" le rispondo titubante.
"Sì certo ma sabato giocano la finale della Conference League all'Olimpico" mi risponde rammaricata.
Sospiro amaramente perché sembrava che il destino ci odiasse a questo punto.
Raggiungo Manuel senza dire nient'altro, mi prende la mano e accenno un sorriso mentre si abbassa per stamparmi un bacio sulla nuca, poi saliamo in macchina."La mia dottoressa" sussurra e ci ritroviamo a guardarci ad un semaforo rosso.
Lo guardavo in ogni suo dettaglio mentre la luce del sole lo accarezzava.
"Che hai?" mi chiede, accarezzandomi una guancia.
Mi appoggio leggermente al suo palmo lasciandomi cullare da quelle carezze.
"Non ti merito" rispondo senza peli sulla lingua.
"Smettila" dice ironico, poi si porta una sigaretta alla bocca e l'accende mentre riparte.
Avevo un nodo alla gola.
Ero cattiva e non capivo perché non riuscivo a dirglielo che oltre al grande bene per lui non provavo più niente.Arriviamo a casa con quel peso sullo stomaco che mi ha accompagnata per tutto il viaggio, lascio cadere le chiavi sul tavolo e mi levo i tacchi per avviarmi verso la camera da letto così da potermi spogliare.
Improvvisamente le mani di Manuel mi cingono i fianchi, tiro un sussulto perché mi aveva colta di sorpresa.

STAI LEGGENDO
Siccome sei
RomansaGinevra, una ragazza tutta d'un pezzo senza paura di dire ciò che pensa o di nascondere ciò che prova nel bene e nel male. Nicolò, la stella promettente del mondo calcistico, pieno di sé e ambizioso ma con un lato ben nascosto. Si troveranno in un p...