Capitolo sei.

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"Io non ce la faccio più a vederti così" afferma Lavinia, portandosi le mani tra i capelli esasperata.

Era stata la prima a sapere della situazione con Nicolò ed erano giorni che veniva a trovarmi per non lasciarmi sola.
La botta l'avevo accusata tutta.
Non facevo altro che stare nel letto a deprimermi perché mi ripetevo di essere stata una stupida per aver represso quello che realmente provavo.

"Non ce la faccio Lavi" sussurro affondando poi il viso nel cuscino.
"Abbiamo affrontato cose peggiori e lo sai" mi dice sedendosi affianco a me, sento la sua mano accarezzarmi la schiena "Non sarà un Nicolò Zaniolo a spegnere la luce che hai"

Alzo il viso per guardarla e mi accoglie con uno dei sorrisi più dolci che mi abbia mai fatto.
Istintivamente le butto le braccia al collo per abbracciarla, ero così felice di averla con me perché da sola non volevo neanche immaginare che fine avrei fatto.
Mi stringe forte a lei come a darmi una risposta al pensiero che avevo appena fatto, ci sarebbe stata fino alla fine come ci eravamo promesse.

"Ti voglio bene" le dico guardandola.
"Tanto" mi risponde, asciugandomi una lacrima.

Mi aveva convinta ad uscire, a riprendere la vita di tutti i giorni.
Aveva ragione, avevo superato di peggio e non dovevo permettere a nessuno di spegnermi perché nessuno valeva più di me.
Mi guardo allo specchio, Lavinia mi aveva truccata, sistemato i capelli e aveva scelto anche l'outfit.

"Sei bellissima" mi dice e gli sorrido perché effettivamente aveva fatto un bel lavoro.
Mi sentivo bella.
"Merito tuo" le dico e lei sorride scuotendo la testa.
"Parto da una buona base" risponde pronta per poi prendere le chiavi della macchina trascinandomi fuori.

Non sapevo dove stavamo andando, sapevo solo che ne avevo bisogno.
Guardavo fuori dal finestrino, era una splendida giornata di sole e le persone popolavano i bar, i parchi, le piazze.

"Siamo arrivate!" esclama gioiosa mentre tira il freno a mano.
"Ma dove siamo esattamente?" le chiedo mentre scendo dalla macchina e poi mi guardo intorno "Non ci credo" aggiungo scioccata.

Mi aveva portato nel nostro bar preferito di quando andavamo alle superiori.
Ci passavamo le giornate e molte volte ci trovavamo, in uno di quei tavoli, a finire i compiti per poi entrare in seconda ora.
Ne aveva viste veramente tante quel bar.
Lavinia mi prende per mano e mi porta dentro con un sorriso a trentadue denti.

"Giovanni!" esclama davanti alla cassa.
"Lavinia?!" risponde lui, uscendo dal bancone per andare ad abbracciarla.
Giovanni era il proprietario del bar, un signore sulla sessantina che praticamente ci aveva visto crescere "Non ci credo" aggiunge poi quando mi vede.
"Quanto sono felice di vederti" dico abbracciandolo subito dopo.
"Siete diventate bellissime" dice quasi emozionato.
"Come stai?" chiede Lavinia, accarezzandogli una spalla.
"Alle solite, c'è sempre molta gente fortunatamente" risponde portandosi le mani sui fianchi.
"Ci credo, il tuo cappuccino è imbattibile" dico provocando una sua risata.
"Allora ve ne porto subito due" dice per poi rimettersi in postazione.

Ci sediamo nel primo tavolo disponibile e cominciamo a parlare ricordando le superiori, era stato il periodo più folle di tutta la nostra vita.
I primi amori, il panico delle prime volte, le amicizie che scoppiano e quelle che si solidificano.
Praticamente un periodo di terremoto ventiquattro ore su ventiquattro nella vita di ogni adolescente.

"Perché quella sera al Piper con Giulia?" mi chiede alludendo alla serata più traumatica di sempre mentre sorseggia un po' del suo cappuccino.
"Santo Dio!" esclamo portandomi le mani sul viso.
"Ecco, appunto" dice poi il suo telefono vibra, abbassa gli occhi per leggere il messaggio e la sua espressione cambia.
"Tutto bene?" le chiedo mentre alzo la tazza per  bere.
"Sì certo" risponde ma accenna un sorriso strano.
"Lavi ti conosco troppo bene, che hai?" le chiedo alzando un sopracciglio.
"Non voglio rovinare la giornata" mi dice e capisco che era qualcosa riferito a Nicolò.
"Spara"
"Mi ha scritto Alessio dicendomi che Nicolò ha avuto un'altra litigata con Fonseca, lo sta andando a prendere a Trigoria perché lo hanno cacciato" dice "Ultimamente è scontroso, anche con Chiara è molto freddo" aggiunge con tono dispiaciuto. Mi alzo e lascio i soldi sul tavolo, Lavinia mi guarda confusa "Che stai facendo?"
"Andiamo da lui" le dico, lei mi ferma da un braccio "Già mi sento una stupida per averlo respinto, non posso permettere che si giochi la carriera perché è nervoso con me, non me lo perdonerei"

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