Capitolo dodici.

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Eravamo davanti casa di Nicolò, avevamo scelto di andare solo con una macchina per mia decisione, per evitare proprio di rimanere sola tra Nicolò e Manuel.
Quest'ultimo, dopo quel pomeriggio insieme, sembrava essere più rilassato come se gli avessi dato quella sicurezza che tanto richiedeva.
Io, invece, sembravo ancora più interdetta e confusa di prima ma nonostante ciò decisi di rendermi il più presentabile possibile.
Indossavo uno di quei vestiti che si mettevano nelle occasioni speciali e che luccicava talmente tanto che ero visibile fin su Marte.
Ai piedi dei tacchi ma contro mia ogni volontà,  era Lavinia che aveva insistito dicendomi che sotto quella tipologia di vestiti solo dei bei tacchi avrebbero risaltato la figura.
Infine, a incorniciare il tutto, avevo legato i capelli in una lunga coda tirata e avevo marcato gli occhi con del mascara finendo sulle labbra con del semplice lucida labbra per non appesantire troppo.
Suono il campanello un po' intimorita mentre mia madre si guardava intorno parlando con mio padre di quanto fosse bello quel villino indipendente proprio vicino alla zona dell'eur.
Non sapevo cosa aspettarmi da questa cena.

"Benvenuti!" ci accoglie Francesca la mamma di Nicolò con un sorriso caldo, di benvenuto.
"Francesca, che bello rivederti" le dico sorridendo per poi abbracciarla, lei mi stringe forte.
"Congratulazioni" mi sussurra per poi sciogliere l'abbraccio passando alla conoscenza della mia famiglia e di Manuel.

Ci fa accomodare in casa e ci accolgono anche Benedetta che era una ragazza veramente dolcissima e Igor che praticamente sembrava, per la fisionomia, Nicolò con qualche anno in più.
A proposito di Nicolò, di lui non c'era nemmeno l'ombra e la cosa mi sembrava strana ma cercavo di non far notare troppo la mia preoccupazione.

"Ho girato tutta Roma per trovare i girasoli"

La porta di casa si apre all'unisono con quella frase, ci giriamo tutti ritrovandoci davanti Nicolò vestito con dei jeans neri e un maglione, a collo alto, bianco e tra le mani un mazzo di girasoli che era più grande di lui.
Non appena si accorge che eravamo presenti, squadrò prima Manuel rifilandogli un sorriso aspro e poi il suo sguardo si posa su di me, sciogliendosi decisamente in un sorriso molto più sincero.

"Ginevra" dice con voce flebile.
"Nicolò" rispondo nascondendo un sorriso che gli avrebbe urlato che non vedevo l'ora di vederlo.
"Questi sono per te" mi dice e mi consegna il mazzo di girasoli.
Erano il mio fiore preferito, lo sapeva dato che me lo aveva visto tatuato dietro l'orecchio.
"Grazie" gli dico mordendomi il labbro.

Si era creata una situazione particolare, i miei erano fermi ad osservare la scena come i genitori di Nicolò e Manuel, affianco a me, tira su con il naso nervosamente.
Il gesto di Nicolò non lo aveva digerito anzi, se poteva glieli avrebbe tirati dietro i fiori.

"Mangiamo?!"

Sbuca Benedetta dalla cucina salvando la situazione di tensione e d'imbarazzo che si era creata.
Tutti noi annuiamo, io prima fra tutti.
Ci sediamo nella grande tavola apparecchiata perfettamente e vicino a me si mette Manuel con la mia famiglia a seguire e di fronte avevo Nicolò con la sua.
Si parlava del più e del meno durante le portate, scambiando anche qualche battuta per mantenere l'aria più leggera anche se lo sguardo di Nicolò su di me bruciava e per quanto cercavo di evitarlo, di sorvolare era inutile.

"Vado un secondo in bagno" dico con un sorriso timido per poi alzarmi dalla sedia e dirigermi verso esso.

Avevo necessità di rinfrescarmi i polsi, di riprendermi dalla situazione per tornare in me.
Mi guardo poi allo specchio e non mi riconosco minimamente.
Non ero mai stata così o meglio, nessun altro uomo era mai riuscito a farmi sentire così. Ogni suo sguardo, sorriso, gesto era amplificato dentro di me, mi travolgevano e quando decidevo di voler mettere un punto, non riuscivo mai a metterlo davvero.
Questa era la cosa che più mi infastidiva perché ero solita abbracciare la razionalità e quando chiudevo non c'era niente e nessuno che potesse farmi cambiare idea ma con lui..
Con lui proprio non ci riuscivo.
Non ero la Ginevra orgogliosa, testarda assolutamente no, mi trasformavo in una Ginevra dolce, comprensiva, innamorata.. Follemente innamorata.
Sussulto mentre la porta dietro di me si apre, facendomi allontanare da tutti i pensieri ed entra Nicolò con fare indisturbato e senza troppo rumore.

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