Capitolo diciasette.

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Procedeva tutto a gonfie vele.
Le nostre vite stavano pian piano abituandosi alla routine che avevamo intrapreso.

Mi ero trasferita da lui perché oltre ad aver trovato lavoro all'interno di una azienda abbastanza nota che era più vicina da casa sua, i tramonti della vetrata in camera da letto mi avevano letteralmente rubato il cuore.

"Amore" inziava così la nota vocale di Nicolò "Ho due minuti prima di tornare in campo per l'allenamento, ti volevo dire che per stasera ti ho lasciato un posto in tribuna" continuava "E ricordati anche che abbiamo la cena con la squadra"

Sospiro mentre addento l'ultimo grissino della scatola durante la pausa pranzo.

L'ansia non me la metteva la partita perché ormai ero diventata anche io una "tifosa" ma la cena con tutti i ragazzi della squadra e le rispettive mogli/fidanzate.
Seppur avevo parlato con qualcuna e sembravano parecchio carine, non mi sentivo completamente integrata quanto loro.

E poi dovevo assolutamente comprare un vestito adeguato conoscendo il locale che praticamente era uno dei più lussuosi a Roma.
Solo una persona poteva aiutarmi.

Lavi📍

    "Ti ricordi che appena stacco devi venire con me in una sessione di shopping anti-ansia?"

"Amore ma neanche a ricordamelo, sono pronta dalle dieci di questa mattina"

                                        "Sei la mia certezza"

Lavinia era la mia certezza, sempre e comunque.

Mi mancavano precisamente due ore prima di uscire da lavoro per passarla a prendere alla ricerca del vestito perfetto che speravo con tutta me stessa fosse una cosa rapida e indolore.

Ore 16.00

"Stiamo girando da tremila ore e neanche mezzo vestito ti piace" dico a Lavinia esasperata.

"Ti devi rendere conto in che locale vai e con chi vai soprattutto" mi dice camminando spedita verso il prossimo negozio ma in realtà era la frase che mi stava ripetendo quasi a ogni vestito.

Mi trascina letteralmente dentro all'ennesimo negozio e comincia a farmi provare vestiti su vestiti dove la maggior parte viene bocciata.

Esco dal camerino mentre lei smanetta tra le stampelle alla ricerca del vestito perfetto.
Mi guardo un po' intorno e un vestito messo in un angolo, attira la mia attenzione.
Era un vestito longuette nero con la particolarità di avere uno spacco poco più giù del sedere e la schiena era a mo' di intreccio mentre davanti era completamente chiuso.

Decido di provarlo e mi dileguo verso il camerino.
Scendeva perfetto e risaltava le curve in modo impeccabile.
Sento parlare Lavinia che non trovandomi, comincia a girarsi tutti i camerini.

"Sono qui!" esclamo mentre continuo a guardarmi allo specchio.

Lavinia apre di colpo la tenda del camerino con in mano altri cinque o probabilmente sei vestiti e un paio di tacchi.

Non appena mi vede tutte le parole si azzerano, la sua espressione cambia e alterna da una fase di stupore misto ad ammirazione.

"Allora?" le chiedo un po' timidamente.

"Lui! LUI!" mi dice con enfasi poi mi porge le scarpe che erano delle decolté nere ma con la particolarità di avere il tacco e il plateau doppio.

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