Capitolo 21

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Una.

O due?

Quante persone vivevano in quella stretta e piccola testolina?

Dentro, però, un mondo eccezionale nascondeva ciliegi dai fiori rosa e una bambina vestita di bianco e giallo. Piccole scarpe bianche la separavano dall'erba bagnata.

Cosa voleva?

Se non un po' di vita.

Ovvero?

Beh sicuramente non si riferiva alle discoteche, o all'ubriacarsi fino a non ricordare più nulla.

Dovrebbero essere esperienze quelle?

Sono forse esperienze vuote, se non si può ricordarsene.

I ricordi.

Quelli sì che erano vita.

E chi, si sarebbe permesso di contrastarla?

È che si sceglie sempre l'opzione più semplice.

E l'uomo, lui mette mille scuse.

"La vita è breve."

"Sono tempi bui."

"Non ero in me."

Ma non è la verità che parla.

È la pigrizia.

Quella regina malefica regna sulla nostra mente più di quanto possiamo immaginare.

Il mondo è debole.

E l'uomo è l'unico che può davvero piegarlo ai propri interessi.

Voleva la vita.

E quale?

Sentirsi qualcuno?

Forse avrebbe preferito strapparsi i capelli uno a uno.

Le attenzioni di altri puntate tutte su di lei.

Quale suicidio più doloroso?

Perchè le faceva tanto paura?

Ecco forse questa sarebbe stata vita.

Scoprire la verità.

Ma per ottenere cosa?

Un sospiro divideva in due una nuvola di fumo scappata rapidamente dalle sue labbra.

Sinceramente, non si sarebbe mai rassegnata.

I brividi.

Quelli di quando un gesto d'amore inaspettato ti fa sorridere.

E poi sei felice.

Ma dimentichi il perché.

Non avrebbe saputo spiegarlo alla sua mente, perché non lo aveva mai provato. Però i film li guardava anche lei, si era stufata di provare ad immaginare come fosse essere amata da qualcuno.

Un leggero bruciore sulle dita la riportò alla realtà. Il grigio della cenere arrivato a destinazione aveva fretta di cadere sul prato bagnato.

Neanche i filtri volevano toccarla, e lei pretendeva lo facesse un uomo?

Le aspettative.

Il peggior nemico.

Emily lo sapeva.

E sapeva anche quando era tempo di fare un'esperienza sbagliata.

Entrò nel letto coprendo con il lenzuolo le magre gambe scoperte, e un bicchiere di vetro le si posò delicatamente sulla coscia, per venir subito riempito violentemente da qualcosa di trasparente.

Acqua?

L'espressione sul volto della riccia diceva tutt'altro.

Il povero bicchiere si svuotò per riempirsi altre 5 volte.

Un tremante dito barcollò prima di riuscire a premere "play" sul suo cellulare, e l'unica cosa che riuscì a fare fu chiudere gli occhi.

"Vieni, forza!"

Una strana voce le porgeva una mano per salire su quel gradino, che Emily non riusciva a vedere, ma, soprattutto, non riusciva a vedere niente.

"Vieni, forza!"

La voce le suonava in testa familiare.

Dopo poco riuscì finalmente a liberare la sua vista,

Una piccola manina si protendeva verso di lei, dolcemente.

Non era invadente, al contrario di qualsiasi altra persona al mondo.

Un giramento alla testa la immobilizzò temporaneamente.

Un flash accecante la rimproverò.

Sciocca.

Tutti sanno essere invadenti.

Tutti, tranne uno.

Con un fortissimo urlo Emily si svegliò.

"Hen" sussurrò disperata, aspettandosi una risposta.

Innocente.

Proprio come quella bambina.

I bianchi calzini le stringevano i piedi nelle ballerine, e il leggero pizzo bianco fuoriusciva dai cinturini sulle caviglie come un Pan di Spagna in una teglia troppo piccola.

Se respirassimo l'elio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora