Giaceva sorridente, amava la brezza del mattino sulla pelle bagnata, colorata da migliaia di puntini temporanei.
Se lo chiedeva, a volte, se sarebbe stato per sempre così.
Ci sperava, che un giorno tutto cambiasse, e forse era proprio quello il problema.
Aveva sempre vissuto in un sogno, in un romanzo rosa su due principi che con due rose rosse amavano baciare il ricordo dell'arancione, come due terranova neri immersi in un metro di soffice neve.
Sognava, qualcosa che durasse per sempre.
Una borsa a tracolla indossata da una donna su un abito elegante.
Una cravatta verde al collo di una bambina in una classe di quarta elementare.
Il sorriso ingenuo di un pettirosso che trova per la sua prima volta da solo un vermiciattolo nella terra, dopo una pioggia leggera ma salata.
Come un piccione che spicca il volo.
Emily voleva essere un'upupa.
Aprire la corona e nascondervici le lacrime.
Amava le canzoni d'amore, quelle rap, le sacher, le fiorentine, alte, al sangue e con il filetto vicino.
Amava le vecchie abitudini, come il tè delle 5 pm con le fette biscottate, come il nonno che le sbucciava l'uva e toglieva i semini.
Come correre nel prato felice morendo di risate, andare a dormire con il sorriso, pensando a quante cose belle avrebbe fatto il giorno dopo.
Voleva solo essere felice, proprio come riesce ad esserlo un bambino.
Spensieratamente.
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Se respirassimo l'elio
General FictionNon sempre una giornata solare e un dolce abbraccio significano felicità. Siamo abituati a riconoscere negli stereotipi il nostro più grande desiderio; ma se un giorno, per caso, vi dicessi che ho paura di essere libera? Magari non è sempre tutto co...