Ci pensate mai a come sarebbe il mondo se i palloncini ad elio anziché volare più in alto affondassero?
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Era una corta giornata di inverno.
Il vento frusciava delicato sui vetri delle finestre, unendosi al rossore delle 5 del pomeriggio in un tramonto troppo romantico per la musica che usciva forte dalle sue cuffiette.
La voce di Gemitaiz urlava piano tutto ciò che Emily sentiva dentro, e sapeva che non poteva fare a meno di piangere davanti quelle foto strappate, mentre i mozziconi si facevano sempre più corti, come i raggi di sole dietro i pini, e iniziavano i botti, a illuminare il cielo ora stellato.
Si meravigliò, di quanto sarebbe stato emozionante poter volare come un corvo su tutto il mondo, ma poi si domandava se anche il cielo sarebbe stato troppo piccolo, una volta diventato non più così irraggiungibile.
Le celle delle prigioni non sono poi tanto più anguste di un paio di braccia nemiche, più strette delle mura di una camera quando il respiro si fa pesante.
Due cuffiette la liberavano dall'inconsapevolezza di star soffocando.
Spesso senza accorgersene si chiudeva a chiave nella cella che la teneva in gabbia.
A Emily mancava tutto, ma non lo sapeva.
Si sentiva bene, nei raggi di sole vedeva la libertà, e si illudeva di possederla, ma non sapeva spiegarsi perché allora non potesse volare.
Non capiva di doverselo chiedere, a volte una mancanza sembrava la mancanza di vita.
A volte la sua vita apparteneva a qualcun altro.
A volte la sua vita non era sua.
A volte, si muore dentro da soli.
Si pensa di fare il bene per se stessi e ci si uccide.
Emily, voleva solo volare.
Come un corvo, nel suo stretto cielo azzurro.
È facile sentirsi schiacciati quando non si sa cosa si vuole.
Emily non provava né dolore né mancanza.
Sapeva di vivere in un sogno, sapeva che prima o poi si sarebbe svegliata, nel punto più stretto della sua storia.
Sapeva che sarebbe riuscita di nuovo a piangere.
La giovane voce di Mad la tirava su, le spiegava che non era sola, e lei lo sapeva.
C'era lei, la musica.
Immaginò di dover farne a meno, e fu come non respirare.
Chiudeva gli occhi e li riapriva bagnati, lacrime dolci scendevano veloci come macchine sul ghiaccio, che, provando a frenare, slittano sempre più forti.
Non sapeva perché, ma i brividi le ricoprivano il corpo.
Dimenticava che giorno era, che cosa stesse facendo, il cuore si fermava e poi ripartiva, ma era come non ripartisse più.
Aveva dimenticato cosa volesse dire sorridere senza pensare di doverlo fare.
Non faceva più caso a niente, almeno era quello che si ripeteva.
Un palloncino che affonda in una piscina enorme.
Un mare di emozioni nasconde più meraviglie che relitti, ma l'uomo ha paura.
Si ha paura di ciò che non si conosce.
Emily aveva paura della libertà.
Sentì un nodo in gola, provò a stendersi ma il respiro era affannato.
La spaventava il solo pensiero.
Un palloncino legato al fondo della piscina, dalla stessa catena che lega una cornacchia alle nuvole, quella che aveva rubato la sua libertà e la aveva annodata alla luna.
Per questo nelle notti buie si sentiva più sola.
Non lo sapeva, ma lei era lì, che la osservava.
Non si guardava allo specchio, sarebbe stato come guardare una casa dopo un trasloco.
Quattro pareti vuote, tutti i mobili e i quadri di cui ormai è rimasto solo un buco nel muro. Un pavimento bianco lucido, che riflette tutto ciò che lo guarda. "Con te ho fatto centro" urlava Coez senza preoccuparsene. La emozionava la voce di Gem, ma non lo sapeva spiegare. Da otto anni ormai non aveva passato un giorno senza di lui. Non era amore, forse dipendenza. Avrebbe smesso di fumare, ma non di ascoltare le sue parole. Sarebbe stato come smettere di respirare e, tra i due, avrebbe preferito il secondo. Spesso si racchiudeva a pensare, ma mai una frase completa poteva spiegare ciò che aveva dentro. Si dice che non hai capito veramente un argomento fin quando non sei in grado di spiegarlo a qualcun altro, e lei non sapeva spiegarlo nemmeno a se stessa. Le piacevano le lettere, i fiori e l'amore, tutte cose che appartenevano solo ai libri e ai film vecchi. Personaggi immaginari, storie irrealizzabili, amori felici. Aveva paura, si chiedeva se avrebbe riiniziato a guardarsi allo specchio. Teneva alle cuffiette più che al suo cuscino, in una scala di importanza un palloncino sarebbe sempre stato sovrastato da un corvo, ma non da una rondine. La primavera non le piaceva, era l'annuncio dell'arrivo dell'estate, e le notti in estate erano fin troppo brevi per il suo respiro. La luce entrava dalla finestra e non lasciava più spazio all'ossigeno. Apriva gli occhi, ma era buio. Decise di dormire. Mentre i primi raggi di sole salivano da dietro la casa, i pensieri di Emily volavano sulle nuvole, trovavano la corda, quella legata alla luna, e, insieme a qualche cornacchia, si addormentavano, con le zampette strette in bilico sui tralicci, e il cappio stretto stretto alla gola.
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Se respirassimo l'elio
General FictionNon sempre una giornata solare e un dolce abbraccio significano felicità. Siamo abituati a riconoscere negli stereotipi il nostro più grande desiderio; ma se un giorno, per caso, vi dicessi che ho paura di essere libera? Magari non è sempre tutto co...