Rumori. Allarmi. Passi. Caos. Sentiva tante voci fuori dalla cella, delle guardie. Ma cosa stava succedendo? Tutto d'un tratto spalancarono anche la sua di porta e due guardie entrarono.
"Fuori! Devi venire con noi." Disse una delle due guardie.
"Io non vado da nessuna parte. Sebbene io non veda l'ora di venire eiettata non è ancora il mio momento. Vorrei innanzitutto sapere cosa diavolo volete da me. Lasciatemi stare non toccatemi!"
Da quando aveva perso suo papà era cambiata, sebbene prima avesse un bel carattere, dolce e gentile, empatico e tranquillo, senza di lui era diventata più violenta quando occorreva, più ribelle, era stanca di tutte le bugie, di tutti i tranelli in generale della vita. Quindi era cambiata. Aveva plasmato il suo essere in modo da essere più fredda, distaccata, scorbutica, razionale, non si faceva distrarre dai sentimenti. Le poche persone che sapevano come fosse, e che lei permetteva di far vedere la se dolce e gentile erano Hazel e sua madre. Tutti gli altri li aveva allontanati con il tempo. Per questo quando le misero le mani addosso per trascinarla fuori si ribellò e con pochi gesti veloci ed efficaci era riuscita a mettere a k.o. la prima guardia e anche la seconda, solo che non aveva calcolato una cosa: che di guardie ce n'erano altre lì fuori, dove poteva andare? Eppure iniziò a correre, seminando le due guardie rimaste nella sua cella e schivando tutte le persone nel corridoio. Ma che ci facevano tutte li? Forse era solo una specie di assemblea generale per i detenuti...
No
C'era qualcosa di più. Avevano tutti dei bracciali e aveva pure visto una ragazza bionda, una delle privilegiate se non ricordava male, che era stata trasportata su una barella, probabilmente le avevano dato un sonnifero. Sfrecciando per i corridoi ad un tratto due guardie la scorsero e videro che non aveva né bracciale, né alcuna guardia appresso, perciò riuscirono a fermarla in qualche modo. La presero e la portarono nella stessa direzione dove tutti andavano, nel frattempo le misero anche a lei quel bracciale. Entrarono in una stanza, diversi ragazzi della sua età erano lì come lei, seduti su delle poltrone. Ma Eleanor non era stupida, aveva capito gran parte del piano dei "grandi capi" dell'arca. Erano dentro una navicella, che stava per partire, e probabilmente lo facevano per il semplice motivo che volevano sbarazzarsi di loro. Ma non capiva dove volessero mandarli. Si sedette su una poltrona. Si guardò in giro. Molti erano spaventati, altri erano più tranquilli, diversi avevano un sorriso di scherno e di sufficienza sul volto.
"Quanto vorrei prenderli a schiaffi. Cosa credono, che abbiano solo intenzione di parlarci? Idioti se pensano che questa sia una semplice stanza" pensò.
Ad un tratto le porte si chiusero e una ragazza si sedette vicino a lei. Aveva gli occhi verdi, a tratti azzurri, un naso piccolino e capelli lunghi e neri. Era una bella ragazza certo, ma era molto a disagio, sembrava non essere abituata a stare con tante persone e continuava a guardarsi intorno. Allora Eleanor pensò di metterla a suo agio, non sembrava antipatica né altezzosa. Stranamente quindi ruppe il ghiaccio:
"Hey, io sono Eleanor. E tu?" Chiese lasciando trapelare vero e proprio interesse.
"Mi chiamo Octavia. Per caso sai perché siamo dentro ad una navicella?" Disse la ragazza
"Oddio allora non sono l'unica ad averlo capito! Pensavo fossero tutti degli idioti, si vede che qualcuno con un cervello c'è! Guardali, stanno tutti aspettando un'assemblea ma non è così difficile notare che siamo dentro ad una capsula spaziale." Rispose sconsolata Eleanor scuotendo un po' la testa con fare drammatico. Poi vedendo il sorriso di Octavia capì di essere riuscita nel suo intento, cioè farla rilassare un po'. Alla fin fine Eleanor non era sempre stronza, la maggior parte del tempo si, faceva fatica a fidarsi, ma quella ragazza le ispirava simpatia e fiducia.
"Strano," pensò "di solito sto sul cazzo a tutti."
"Comunque no, non so come mai, probabilmente vogliono sbarazzarsi di noi non avendo le palle di dircelo" disse Eleanor rispondendo alla domanda che le aveva fatto prima Octavia.
Cosi le due ragazze iniziarono a parlare del più e del meno come se fossero vecchie amiche. Ma dopo poco, a sorpresa di tutti gli altri, la navicella finalmente partì. Su uno schermo apparve la faccia del cancelliere Jaha, che lei guardò schifata, che si mise a parlare di una missione per salvare le famiglie sull'arca e bla bla bla usando parole inutili alle orecchie di tutti. Ma una sola cosa interessò a Eleanor: la voce del cancelliere aveva detto chiaramente che stavano andando sulla terra, per vedere se fosse abitabile.
"La terra...papà vado sulla terra."
N.d.A (nota d'autrice):Eccomi qua con un nuovo capitolo. Spero vi piacca in sé il personaggio e mi scuso se per caso ci dovessero essere errori. Il prossimo capitolo tenterò di pubblicarlo presto, teoricamente l'ho già scritto e devo solo revisionarlo, spero di non dimenticarmi :))
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Spazio, Sangue nero ed i 100
Science FictionEleanor è una ragazza complicata ma allo stesso tempo semplice. Tralasciando il fatto che vive nello spazio dato che la terra 97 anni fa è stata praticamente fritta dalle radiazioni, lei conta solo su se stessa, ha perso la fiducia nel genere umano...