13.

320 9 0
                                    


Continuava a persistere il silenzio, nessuno osava parlare, avevano tutti paura.
"Vabeh, proviamoli tutti finché non vediamo che uno faccia effetto" provò a dire Miller
"Non potevi dire cosa più stupida di questa: è un rischio, sicuramente questi sono anche veleni quindi peggiorerebbero solo la situazione." Esclamò la mora.
Bellamy prese le boccette e le mise di fronte al terrestre.
"Quali sono?" Ovviamente l'uomo non rispose, allora Bellamy iniziò a picchiarlo. Dopo aver finito lo richiese, ancora l'uomo non rispondeva.
"Ti prego diccelo il nostro amico sta morendo" urlò Clarke nel panico. Il terrestre continuava a non rispondere. Tutta l'attenzione era concentrata sul prigioniero così che Octavia poteva passare inosservata. La ragazza prese il pugnale che aveva nel petto Finn fino a poco fa, e se lo puntò verso l'avambraccio.
"Lui non vuole che io muoia, quindi" disse facendosi un taglio abbastanza profondo nel braccio, "ora dicci qual è l'antidoto. Questo?" E iniziò ad indicare alcune boccette. Tutte le persone nella stanza iniziarono ad andare nel panico, secondo loro anche Octavia sarebbe morta. Eppure contro ogni aspettativa finalmente si trovò l'antidoto. Octavia lo diede a Clarke di modo che potesse prima curare Finn. Bellamy era furibondo, non credeva possibile che sua sorella avesse fatto questo. Rischiare la vita in questo modo era da incoscienti vero, però aveva avuto l'effetto desiderato.
"Bellamy, al posto di stare qui a sgridare tua sorella come se fosse una bambina di tre anni, ringraziala per quello che ha fatto, ci vuole fegato, inoltre ha avuto ragione fin dall'inizio ma tu non le credevi. Al terrestre importa davvero di lei, non si sa per quale motivo ma è cosi, non vuole che le capiti nulla di male. Ci si poteva risparmiare tutto questo se le avesse parlato fin da subito Octavia, ma tu come sempre vuoi fare di testa tua." disse Eleanor con sguardo duro. Finito di parlare si congedò uscendo dalla botola.

Anche la tempesta era finita, perciò aprì il portellone principale. Dato che la navicella era larga e bene o male spaziosa non aveva avuto problemi di claustrofobia, anche perché aveva avuto altro a cui pensare, ad esempio quanto non sopportasse Bellamy...
Finalmente tutti i ragazzi uscirono per guardare i danni causati dalla tempesta e dato che nessuno le prestava attenzione Eleanor sgattaiolò nella piccola radura dove si allenava di solito. Con una smorfia si ricordò anche di aver sfidato lì Bellamy, e poi di aver vinto, cosa che le fece stampare un sorrisetto compiaciuto in faccia ricordandosi di quel momento.
Si avvicinò ad un masso e dopo aver tastato il punto giusto scoprì una piccola cavità dove aveva nascosto l'arco e le frecce ed alcuni materiali che le sarebbero stati utili per fabbricare altre armi. Si sedette sopra il masso a pensare a tutti gli avvenimenti capitati nei pochi giorni precedenti.
La morte di Charlotte l'aveva scossa molto e si incolpava ancora di tutto. Però la cosa che l'aveva ferita di più era quando Bellamy aveva chiuso quel maledetto sportello diverse ore prima. E le faceva ancora male pensarci. Non capiva perché avesse così tanta importanza quel gesto, era solo un conoscente, stava iniziando a fidarsi e aveva tradito la sua fiducia miseramente. Ma diverse persone lo avevano fatto con lei, allora perché quando lo aveva fatto lui si sentiva lacerata e uno schifo? "Beh è ovvio, mi ha ferito usando il mio punto debole, questo ha fatto male, mica perché era lui...giusto?" Pensò.
Scosse la testa, non ci voleva pensare, aveva fatto una cosa sbagliata, tremendamente sbagliata, ma se voleva ritornare la ragazza stronza e menefreghista di prima ci doveva passare sopra. Doveva ritornare un ghiacciolo, starsene zitta e per i fatti suoi. Solo questo l'avrebbe fatta stare meglio.
D'un tratto i suoi pensieri vennero interrotti da alcuni scricchiolii e rumori di passi. "Oh ma che palle sembra di essere sull'isola dei famosi, mai da soli si può stare" pensò Eleanor sbuffando, però poi si rese conto che gli sconosciuti non si erano resi conto di lei, per un attimo pensò si trattassero di terrestri ma vedendo una chioma bionda spuntare dai cespugli si rilassò. Era Clarke, accompagnata da...Bellamy?!
Che ci facevano quei due da soli? Dove andavano? Non poteva nascondere che provava una punta di fastidio, anche se non capiva per cosa. Sentendo alcune parole capì che stavano andando verso un bunker per trovare delle armi. Non l'avevano notata ma per scrupolo si nascose dietro ad un albero.
"Mannaggia oh si dovevano fermare proprio qua a parlottare?" Pensò Eleanor non volendo sentire i discorsi dei due per non fare la ficcanaso. Stava quasi per farsi vedere per ritornarsene poi al campo quando sentì il suo nome. Non l'avevano scoperta, manco guardavano nella sua direzione, ma stavano parlando di lei.
"...era tutta incazzata con te. Sì certo, era contro a quello che stavi facendo al terrestre ma c'era dell'altro sembrava aveste un conto in sospeso" diceva Clarke
"Si, beh è colpa mia" spiegava intanto Bellamy "cosa cosa? Bellamy che ammetteva le sue colpe? Ma stava bene?" Riflettè incredula Eleanor per poi ascoltare il resto del discorso:
"Ho fatto una cosa da vero stronzo. E ora mi odia. Ha ragione ad odiarmi, però mi sento una testa di cazzo. L'ho persa per modo di dire, è simpatica, intelligente e sa farsi valere, doti che servono in una squadra. Ora non ci sarà più alcuna "squadra". Ma non importa, parlarne non serve, muoviamoci dobbiamo andare a prendere le armi" concluse il moro che prese a camminare con lo sguardo fisso davanti a sé. Clarke lo raggiunse ed iniziarono a parlare di altro. Eleanor era incredula, pensava di aver capito male. Si sentiva in colpa? Lei era simpatica ed intelligente? Ma soprattutto: L'AVEVA PERSA? Cioè gli importava davvero tanto di lei da dire che l'avesse persa? Beh mica male. Almeno si sentiva in colpa. Già qualcosa, anche se non bastava a far sì che lei lo perdonasse. Nuovamente i suoi pensieri vennero interrotti da altri passi, non erano Clarke e Bellamy ma era un tizio della navicella di cui non ricordava il nome...proprio non gli veniva in mente. Camminava in modo furtivo ma faceva comunque un sacco di rumore e stava seguendo le tracce degli altri due ragazzi. Che cosa voleva fare precisamente? Eleanor iniziò a seguirlo rimanendo molto distante e arrivando alla prossimità del bunker aumentò la distanza dato che non c'erano abbastanza alberi per nascondersi. Ad una certa non lo vedeva più e stava già sclerando tra sé e sé perché si era lasciata fregare ma subito dopo vide Bellamy e questo ragazzo discutere, mentre di Clarke non c'era l'ombra. Il ragazzo sembrava violento perciò decise di avvicinarsi per calmare le acque ma arrivò troppo tardi: il ragazzo era già a terra e Bellamy era disteso su un tronco ansimante.
"Cosa è successo?" Chiese mentre tastava il polso del tizio. Era morto. Bellamy intanto la guardava in modo strano e lei si avvicinò.
"Bellamy stai bene? Hey, cosa è successo?"
"L'ho ucciso. L'ho ucciso io. Non sono meglio di quelli sull'arca, dico tanto di voler fare del bene ma faccio solo del male. Distruggo tutto ciò che ho tra le mani. Sono un mostro" iniziò lui singhiozzando. In un attimo Eleanor si inginocchiò davanti a lui fissandolo bene negli occhi ed iniziò a parlare.
"Bell ascoltami, ho visto da lontano la scena ma è stato lui ad iniziare, non so cosa sia successo né perché ce l'avesse con te, ma non è colpa tua, era legittima difesa, lui se l'è andata a cercare. Non distruggi tutto ciò che hai tra le mani, tu fai anche del bene, guarda quelli al campo, come sei riuscito a far capire molte cose a degli adolescenti con gli ormoni a balla e perlopiù criminali. Non sei un mostro." Disse la mora, sorprendendo pure sé stessa con le sue parole. Bellamy alzò lo sguardo incredulo.
"Come puoi dire tu questo, tu che fra tutti ho trattato più male. Come puoi dirmi che sono una brava persona se ti ho ridotta in uno stato pietoso per colpa mia? Tu mi odi, non parlare come se non fosse così"
"Hai ragione, sei stato un perfetto stronzo, mi hai trattato di merda, hai usato i miei punti deboli contro di me, ma non ti odio. Già, strano a dirsi mi sorprendo pure io. Ma non ti odio Bellamy, anche se volessi non ci riuscirei. Non hai fatto solo del male, mi hai anche fatto del bene, al laghetto per esempio. Ora non dico che tutto ritornerà come prima perché non è così, però piano piano potrò perdonarti. Ora non ci riesco, ma lo farò in futuro. Ma non sei un mostro va bene? Capita a tutti di sbagliare, basta che non si ripeta. Errare humanum est, perseverare diabolicum." Disse Eleanor con voce calma. Non ce l'aveva più con lui, aveva fatto lo stronzo ma si sentiva in colpa, non poteva odiarlo.
"Ragazzi cosa è successo? Bellamy stai bene?" Arrivò Clarke tutta trafelata. In poco tempo Bellamy spiegò tutto alla bionda mentre Eleanor si mise un po' in disparte a guardare il tizio che era morto. Chissà se aveva una famiglia...
"Ricapitolando: l'uomo con cui hai avuto un accordo per uccidere il cancelliere ha mandato qualcuno ad ucciderti così che potessi stare zitto?" Cercava di capire Clarke
"Esatto."
"Ecco perché hai preso più provviste del dovuto, vuoi andartene, vuoi lasciare tutto e scappare. Vuoi abbandonare tua sorella e tutti noi perché pensi che il cancelliere ti voglia morto." Continuava Clarke iniziando a capire.
"Si, è così. Ma Eleanor mi ha fatto cambiare idea, ho diritto ad una seconda possibilità giusto? Errare è umano, perseverare è diabolico" disse Bellamy guardando intensamente Eleanor mentre pronunciava l'ultima frase.
Dopo aver preso più armi possibili tornarono al campo e nel tragitto nessuno aveva voglia di parlare, perciò stettero tutti zitti.
Arrivati nella conosciuta radura sentirono rumori e discussioni e varcato il passaggio si ritrovarono in una massa di ragazzi spaventati e schiamazzanti che giravano intorno senza meta. Da quel che si poteva capire il terrestre era scappato perciò presto sarebbe ritornato con i rinforzi.
"Che vengano. Ora abbiamo le armi, possiamo difenderci e sarà uno scontro alla pari. Non so voi ma io non me ne voglio andare. Noi siamo terrestri! NOI SIAMO TERRESTRI!" Urlò Bellamy riuscendo a convincere tutti. Iniziò a spiegare alcune cose sul fatto che non c'erano molti proiettili e subito si iniziarono a creare palizzate e turni di guardia.
Adesso sì che si ragionava.

Spazio, Sangue nero ed i 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora