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Lo spazio, ecco cosa poteva vedere continuamente. Un infinita di stelle, galassie e pianeti, minuscoli e distanti ma allo stesso tempo parte di sé stessa. Lei ci era cresciuta con quell'immagine, è stata una delle prime cose che aveva visto da piccola, glielo continuava a dire suo papà. Appena era nata continuava a piangere, allora dopo qualche giorno, quando non era più sotto osservazione dai medici, papà le aveva fatto fare un giro nell'arca, lui guardava fuori dalla finestra, al che lei aveva seguito il suo sguardo e per la prima volta aveva visto quella massa indefinibile di nero e luce che si mescolano assieme. Appena aveva visto lo spazio si era zittita, aveva fatto un sorriso bellissimo, genuino, e aveva tentato di allungare una mano per toccare quella sensazione di ignoto. Suo papà l'aveva guardata, e da lì aveva capito subito che si sarebbe ambientata bene lassù, dove di stelle, pianeti e galassie ce n'erano in abbondanza.
Ora guardava ancora dalla finestrella quell'immensità, non si stufava mai.
Persa nei suoi pensieri non si rese conta che qualcuno si era avvicinato e le stava parlando:
"Eleanor ci sei? Heyyyy. Andata, è persa nei suoi pensieri, uffahhhh. Eleanooor dico davvero ascoltamiii"
La sua amica Hazel, con cui aveva passato gran parte dell'infanzia le stava sventolando una mano davanti agli occhi, così finalmente Eleanor si riscosse:
"Eh? Cosa? Ah...oh scusa...ciao! Stavi dicendo?"
"Ah finalmente! Ti stavo solo dicendo di quel ragazzo che ho visto settimana scorsa in corridoio. Ti giuro che è stupendo, e sono certa al 100% che mi abbia guardato e abbia sorriso. Beh non proprio sorriso, stava per sorridere quello sicuro. Sono certa di averlo conquistato!"
Hazel era sempre così, si prendeva una cotta facilmente per qualcuno, e poi iniziava a parlare e parlare e parlare di questa sua presunta nuova crush. Ogni volta dice che è diverso, che gli interessa davvero, ma sappiamo entrambe che non è così. Oggi però non sono tanto in vena di ascoltarla, lo ha capito anche lei, infatti si blocca e con gli occhi mi chiede come sto. Beh, lo sa come sto. Lei tenta di distrarmi ma il pensiero è sempre quello. Mio papà. Oggi sarebbe stato il suo compleanno. Avrebbe fatto 52 anni, invece l'ultima volta che abbiamo festeggiato il suo compleanno è stata circa 7 anni fa, a 45 anni. Aveva avuto la possibilità di stare con lui solo 10 anni. 10 miseri anni, che in qualche modo è dovuta farsi bastare, in confronto a tutti gli altri che avevano tanto tempo prima di dover salutare definitivamente i genitori. 10 anni. Da lì ovviamente non era stata più la stessa, si era resa conto di quanto la vita potesse essere stronza quando voleva. Se n'era andato così, d'un colpo. Durante una passeggiata nei corridoi si era sentito male. Aveva avuto un infarto, lei sapeva a malapena come fare un massaggio cardiaco, però ci ha provato, con tutte le sue forze, non riusciva a fermarsi, doveva salvare suo papà, non poteva vivere senza di lui. E poi tutto d'un tratto delle braccia l'avevano tirata via, lei aveva urlato, graffiato, scalciato, pregato che la riportassero da lui, che la aiutassero. Ma non c'era più niente da fare purtroppo. Lei era stata male per giorni, pensava fosse colpa sua, e lo pensava tutt'ora. Se solo avesse saputo come fare un massaggio cardiaco lo avrebbe salvato. Se solo fosse stata più attenta ora sarebbe li con lei. Se solo non lo avesse sforzato a camminare continuamente, non avrebbe avuto quell'attacco. Se solo...
Basta. Doveva smetterla, aveva già gli occhi lucidi. Hazel aveva capito tutto, e sapeva di doverla lasciare in pace on quei momenti no. Quindi la abbracciò, le sussurrò un "io per te ci sono, lo sai vero?" e poi era andata via, non senza controllare ancora una volta un minimo accenno di bisogno di aiuto. Ma non c'era nulla che potesse fare. Hazel chiuse la porta dietro di sé, la porta di una cella, una cella per detenuti minorenni che avevano commesso azioni imperdonabili. Eleanor era una detenuta, aveva ancora 16 anni, a breve 17. Quando sarebbe diventata maggiorenne l'avrebbero eiettata. Si, perché loro erano in un astronave, una grande stazione spaziale chiamata Arca, che conteneva migliaia di persone, uomini, donne e bambini, che si erano salvati per miracolo facendo in modo che la popolazione umana non si estinguesse. 97 anni prima la terra veniva radiata al suolo dalle bombe nucleari, mentre migliaia di navicelle spaziali si salvavano nell'unica via di scampo pissibile: lo spazio.

Spazio, Sangue nero ed i 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora