17.

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Non so perché ma mi sfasa tutto il testo mi spiace. Quindi ci saranno dei punti nel testo dove andrà a capo quando in realtà spezza a metà il contenuto, che urtoo

Eleanor uscì a prendere una boccata d’aria. Avrebbe voluto dire che gli ultimi avvenimenti non l’avessero scombussolata ma non era così. Cercare di salvare Bellamy l’aveva riportata indietro di circa 7 anni, quando aveva tentato di salvare suo padre dopo un infarto. Aveva dieci anni ed aveva tentato con tutte le sue forze di salvarlo senza alcun risultato. Si incolpava ancora per quell’avvenimento, se avesse capito che il padre stesse male, se avesse saputo fare un messaggio cardiaco, se fosse stata più veloce a chiamare i soccorsi forse ora sarebbe vivo. Invece no. Troppi se, troppi forse.
Vedere in quello stato Bellamy, doverlo salvare cercando di far battere nuovamente il suo cuore l’aveva fatta andare nel panico. Sembrava che il destino le avesse giocato un brutto scherzo: la scena era simile e la persona comunque importante, non allo stesso modo ma quasi. E doveva salvarlo.
Pensava di non potercela fare, di perdere di nuovo una persona cara nello stesso modo e tutto per colpa sua. Invece ci era riuscita, questa volta ci era riuscita.
Per quello la sua reazione era stata così forte. Aveva pianto istericamente come una bambina di 10 anni, lo aveva insultato, gli aveva urlato contro, tutto questo perché non avrebbe sopportato un'altra perdita, non la sua, non in quel modo.

Le gambe senza volerlo la condussero nella sua piccola radura dove si allenava, ci andava spesso, inoltre c’era anche una bella vista salendo sopra un masso. Poteva vedere la luna piena, le stelle ed uno scorcio dello spazio. Le mancava vedere il mondo da quella prospettiva, le cose erano diverse. Eppure amava anche il mondo quaggiù, era una lotta continua e finalmente sentiva di vivere per uno scopo. La vita nell’arca era solo un ricordo, quaggiù poteva ricominciare piano piano da capo, poteva fare di meglio.
I pensieri si fecero strada nella sua testa portandole bei ricordi, seppur dolorosi.
Il viso di suo padre si fece strada nella mente, lui le aveva sempre detto di seguire le sue convinzioni, di cogliere l’attimo, di non ascoltare gli altri. Avrebbe tanto voluto averlo di fianco in quel momento, per dirgli tutto ciò che provava. Ma non era possibile. Una lacrima solitaria le solcò la guancia. La prese con un dito e se la mise in bocca. Ovviamente era salata. Era un gesto che aveva fatto meccanicamente, lei ed Hazel, la sua migliore amica, facevano questo quando erano tristi. L’una si prendeva le lacrime dell’altra, come a condividere il dolore. Quanto le mancava Hazel. Erano praticamente sorelle, cresciute assieme, ne avevano passate tante e si capivano con un solo sguardo.

Lei sarebbe riuscita ad alleggerire la situazione sulla terra, in qualche modo l’avrebbe fatta ridere, sebbene di esilarante quaggiù ci fosse ben poco.
Due mani le coprirono gli occhi ed una voce discretamente camuffata all’orecchio la fece sorridere.

"Chi sono?"

"Bell non sai mascherare la voce" rispose sospirando Eleanor.
"Eddai che noia stavo cercando di copiare la voce di Octavia" disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo con un mezzo sorriso, per poi sedersi di fianco alla compagna.
"Quella era una simulazione della voce di tua sorella? Sembrava la voce di un orco con la dissenteria" rise di gusto Eleanor.
"

Ah si? Beh più o meno allora era la voce di mia sorella- ahi stavo scherzando" rispose anche lui ridendo dopo che si era beccato un pugno sulla spalla dalla ragazza che rideva con lui. Poi con sguardo serio rivolse gli occhi verso l’amica che di rimando lo guardò incuriosita.

"Stai bene?" chiese infine Bellamy

"Oh si è tutto ok tranquilo"

Spazio, Sangue nero ed i 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora