69- Essere complici è tornare bambini

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P.O.V.
Caitlin

Lascio cadere la testa all'indietro, contro lo schienale di questo divano, presa dalla noia di convivere con quattro sole pareti.

Non c'è molto da fare all'interno di questa mia nuova casa ed i pensieri iniziano a farsi assordanti. Se solo mi fermo ad osservare, i miei occhi ricadono costantemente sull'anello e su tutti i pensieri ad esso correlati.

Mi sollevo di scatto, e inizio a camminare per la stanza. Questa bellissima prigione da arresti domiciliari ricca di fiori. Sfioro una pianta, così come il contenitore che la protegge. Un tempo mi piaceva lavorare l'argilla. Creare dei vasi o dei soprammobili con cui decorare casa, ma la pittura aveva preso il sopravvento su tutto. Come una madre, che ti protegge.

Poso le dita sulla mia pancia, riflettendo su quello che ho fatto e sui risultati che ancora non sono arrivati. I passi mi conducono fino al bagno, e quando mi siedo sulla toletta del wc, sfilando lenta gli slip, rimango in silenzio. Questo è il mio secondo giorno di ritardo.

Sollevo nuovamente le mutandine e mi alzo in piedi, presa dall'angoscia, arrestandomi con una mano posata sulla bocca solo una volta trovatami nei pressi della finestra. Vedere il celeste chiaro del cielo mi dona la giusta serenità, e per alcuni secondi mi permette di dimenticare i problemi.

Che cosa dovrei fare, se avessi la conferma di aspettare un figlio da Michael proprio ora, durante la causa del nostro divorzio? Riuscirei, ancora una volta, a togliere la vita a una figura tanto innocente?

Temo la risposta che so già di possedere, motivo per il quale ancora non ho comprato un test di gravidanza. Non voglio credere che sia reale, non voglio pensare alle percentuali di efficacia che ho letto, perché, molto probabilmente, mi priverebbe del tutto della forza della quale mi sono fatta carico.

Calcolo le settantadue ore di efficacia della pillola, ricollegando il momento di tale uso nella confusione mentale dei miei ricordi. Tramortita dagli eventi, nemmeno ricordo con precisione quando è stato. Indosso avevo il vestito leggero a fiori, con cui sono rimasta le prime notti nell'albergo ad ore essendo scappata di casa, e ricordo le lacrime, l'angoscia di quel momento disperso del tempo.

Espiro con forza e arrivo alla conclusione di dover solo aspettare, e sperare.

Il cielo, adesso, assume un connotato specifico e capisco il motivo per il quale mi dona la giusta tranquillità. Lexie mi ha costretta a non sentirlo ma la mia amica è fuori, per un intero giorno assieme a Reiener, a causa del lavoro.

Non so cosa fare. Restare da sola mi sta distruggendo e non ho le forze per affrontare un altro allenamento di nuoto. L'ultima volta mi sono accorta di quanto il fiato mi fosse venuto a mancare. Il fisico non sta reggendo. È vero, sono dimagrita, ma essendo già stata nel peso forma questa soglia di rimozione sta arrivando a farmi contare le ossa.

Non dovrebbe andare così. La prima lezione che mi insegna l'hiv è di tenere al mio corpo e di custodirlo come un tempio sacro. È il luogo che mi ospita, per quanto malandato, ed io non sto avendo clemenza di lui.
Non ho modo di averne quando la testa è rivolta altrove, e poi nemmeno me ne interessa. Il cibo ha un sapore amaro ma il poter discorrere, senza vincoli, con una persona... è una boccata di ossigeno che al momento mi manca.

Prendo il telefono, ma rimango immobile, senza sapere come iniziare. Il nome di Ethan è riportato in alto, sulla barra della chat. Non ci siamo più sentiti dalla cena in compagnia dei nostri amici e non so come esordire.
Nemmeno vorrei risultare ridicola. Sappiamo entrambi quanto bisogno io abbia di aiuto ma non voglio che provi pena.

La vera domanda è... sono la sola, di entrambi, ad averne?

«Ciao» digito contro la tastiera, e prima di ripensarci premo invio per poi rimanere in attesa. I minuti scorrono, li vedo passare dall'orologio sullo schermo.
Probabilmente ha da fare, anche se Reiner ha dato a tutti la giornata libera come premio della conclusioni dei lavori, due giorni precedente l'inaugurazione della mostra. Forse, proprio a causa di questa libertà ha da fare. È il suo giorno libero ed io l'ho disturbato.

Esiliato dal tuo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora