43- Una perfetta giornata in famiglia

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P.O.V.
Michael

Il sangue pulsa nelle vene provocando un fischio assordante nelle orecchie che stempera, ed annulla, l'assenza di suono presente in questo archivio.

Passo una mano sul viso, poi l'arresto alle tempie, tentando di far passare quel dolore che mi porta a stringere gli occhi per poterlo sentire arginarsi. La verità è che la non visione dell'intorno centuplica il nero vuoto che mi offrono le palpebre serrate dal dolore, e non mi spinge ad altro che a sentir enfatizzato quello che provo e che mi toglie il fiato, quasi privandomene.

Dovrei uscire fuori, prendere una boccata di aria fresca.

Il telefono nella mia tasca vibra, e quasi inconsciamente lo porto all'orecchio, con gli occhi ancora chiusi e la fronte appoggiata alle cartelle che ho dinanzi.

«Pronto?»

«Michael?»

Occorrono dei lunghi minuti, trascorsi in attesa, prima che la mente ricolleghi questa voce femminile che sento nelle orecchie alla reale proprietaria, lasciandomi stupito di fronte all'imprevedibile.

«Stephany.»

«È da un po' che non ci sentiamo. Sì, insomma, da quando c'è stato il battesimo della piccola, credo.»

«A cosa devo questa telefonata, Steph?»

«Stavamo mettendo apposto casa, io e la piccola. Ormai ha quattro anni ed è la copia di suo padre» una leggera risata in sottofondo tenta di smorzare la tensione di questa strana situazione. Quando viene ripristinata, pochi istanti dopo, la serietà, il disagio nella voce della mia vecchia amica è palese. «Ecco, abbiamo ritrovato un reperto storico, una foto. Il nostro primo concerto, te lo ricordi?» Taccio, lasciandole modo di spiegarsi, così che mi possa venire fornita la vera sequenza degli eventi. «Ritrae me, te, Logan e Jeremy, di fronte alla fotocamera. Oltre a questo, ho portato a galla molti vecchi ricordi, di quando lavoravi da Isaac e venivamo a trovarti a cena, di quando eri a teatro...»

Dunque si tratta di nostalgia. Ecco che cosa l'ha spinta a chiamarmi. Il battesimo della piccola ci aveva costretto a riavvicinarci ma mai avrei pensato che i nostri rapporti sarebbero riusciti a sopravvivere al seguito della nostra partenza da Los Angeles, e ormai sono passati tre anni. Tre lunghi anni senza una chiamata o un solo accenno dalla vita che ci siamo messi alle spalle.

Riaverla addosso è un pesante fardello e una piacevole sorpresa, allo stesso tempo.

«Hai dovuto togliere un bel po' di polvere, allora» tento di farmi ironico, in modo da arginare il suo imbarazzo, e fortunatamente riesco nel mio intento. Stephany ride leggermente, di nuovo, stavolta però con sincerità, nell'istante stesso in cui Felip passa ad osservare il lavoro che al momento non svolgo.

«Sì, ma è stato piacevole, e in qualche modo mi è mancato.»

«Stefo, sono contento di sentirti, ma...»

«Mi farebbe piacere passare a trovarti, anche solo per un giorno» mi informa, spingendomi verso una sequenza di pensieri fastidiosi. Il fischio nella testa ritorna, come quello di una locomotiva a vapore.

«Che cosa ne pensa Logan?»

«Ne abbiamo già parlato insieme, ieri sera a cena. Siete i tutori legali di mia figlia, una specie di coppia di zii per la mia piccola, ed i nostri rapporti si sono chiusi in maniera troppo drastica. So che è stata solo la tua gentilezza a farti accettare di fare da padrino al battesimo, tu non dici mai di no, specie a vecchi amici, però allo stesso tempo sento come se la questione tra noi non si fosse ancora chiusa, nonostante gli anni. Quella vecchia discussione, al locale di Montegabbione, con Logan, ancora rovina i vostri rapporti. Mio marito non dice niente nei tuoi riguardi ma vorrei che anche per lui il passato rimanesse tale.»

Esiliato dal tuo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora