2- La gazza ladra

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Credo che il caffè migliore lo facciano al "Varnish" sulla 118 Evenue, con parcheggio annesso, ma vista l'ora pomeridiana e la propensione nel servire con spettacolo dal vivo compreso e musica ad alto volume ho scartato l'idea, optando invece per una proficua conversazione nonostante la rossa, al mio fianco, non abbia osato farsi sfuggire nemmeno una parola nel corso della nostra tratta.

Quindi siamo venuti qui, all' "Urth Caffè" nella DownTown, dove non avrei mai pensato di tornare, unico centro cittadino di Los Angeles. Ci siamo accomodati all'esterno del bar, sedendoci alle sedie di un tavolino pericolante in alluminio, ed ora, di fronte a questa tazzina servitaci con gran puntualità dal cameriere, ci fissiamo negli occhi, decidendo a chi possa toccare di fare la prima mossa.

Credo di essermi sbilanciato fin troppo con l'ultimo discorso, e che ora il turno spetti tutto a lei, ma Katrina non si lascia mettere fretta. Recupera il cucchiaino dal piccolo e decorato piatto al fianco della tazza e gira lo scottante liquido nero, nonostante non ci abbia versato nemmeno una bustina di zucchero.

Dunque ci sono davvero donne che lo prendono amaro?

«Allora?» La sollecito, convinto che altrimenti potremmo restare tutto il giorno avvolti nel silenzio. Non che la cosa mi dispiacerebbe, percepisco un'insolita calma stando in sua presenza, ma sento come il bisogno di ascoltare nuovamente la sua voce, e che questa mi confermi ciò che ho già avuto modo di capire.

Per congratularmi con me stesso forse?
Forse.
Non sono un tipo modesto.
Mentre lei è una tipa stranamente riservata, se lo vuole.

«Allora?» Mi rimbecca.

«Non parli più? Non vuoi dirmi niente?»

«E tu, non vuoi chiedermi niente?»

Sorrido, pensando al fatto di aver sempre odiato chi risponde a una domanda con un'altra domanda, ma con lei lascio correre, liberando la mia curiosità.

Ci sono un sacco di cose che vorrei chiederle. Per prima da chi ha ereditato la bellezza, tanto provocante da appartenere a un diavolo, tanto pura da essere di un angelo. Donna, semplicemente donna, in ogni sua parte, nel profondo degli occhi, nelle curve dei fianchi, in quelle pericolose che detta il seno, tra le gambe.
L'ho fissata attentamente per più di una volta, e non posso negare di non sentirmi attratto da lei, ma cos'è che mi stuzzica di più, il suo corpo o la sua testa? Bel dilemma al quale vorrei dare pace, quindi forza, rossa, apriti con me, parlami così che insieme riusciamo a capire.

È più bella la tua bocca o il tuo cuore?

«Solo una cosa per il momento.»

È di vitale importanza che risponda. Ho bisogno di capire.

«Porgimi la tua domanda, allora.»

«Chi sei delle due, la bambina ... o la donna?» Ripeto.

Sei ingenua e sincera, pura, oppure distaccata e sensuale, distante?

«Preferiresti una delle due, in particolare?»

«Mi piacerebbe ritrovare la bambina che ho conosciuto in biblioteca. Con lei mi sono divertito molto» confesso, in attesa di una sua risposta, e passa un'interminabile istante.

Il cameriere di poco prima procede al nostro fianco, ma la donna francese sulla cinquantina, poco più indietro di noi, ha lasciato la borsa ad ostruire il passaggio e questi è destinato a perdere l'equilibrio, rimanendo fortunatamente in piedi e rovesciando, di nuovo baciati dalla fortuna, semplicemente i condimenti che aveva tolto dai tavoli sopra il nostro.

Velocemente sono riuscito ad afferrarlo al di sotto delle costole. Non che ce ne sia stato bisogno ma gli ho dato la giusta stabilità per rimettersi in piedi. Il suo volto comunque si è fatto pallido.

Esiliato dal tuo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora