XIII

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Eravamo stesi a terra, coricati sul tappeto, davanti al caminetto acceso. Non ero quel genere di ragazza che amasse sentimentalismi eccessivi o cose simili, eppure ero accoccolata su di lui con gli occhi socchiusi a dormicchiare, beata. L'atmosfera era così serena, pura, che non volli rovinare niente di quel momento; Mammon aveva una mano sotto il capo e con l'altra mi avvolgeva la spalla e il fianco.

Eravamo entrambi sudati, i corpi caldi e nudi.

«Mi sento come un tacchino» mormorai con gli occhi chiusi.

Il petto dell'uomo si sollevò in delle risate. «Smangiucchiata?»

«Riempita. Riempita come un dannato tacchino del ringraziamento» esclamai e inclinò la testa, ridendo ancora di più. «Il miglior sesso della mia vita. Cento su cento.»

Sbadigliai assonnata e lui mi accarezzò la nuca con il naso. Sentii il suo dito che mi percorreva la colonna vertebrale, verso il basso, facendomi rabbrividire.

«Ti senti bene?» mi domandò all'orecchio.

Avevo le gambe ancora formicolanti per tutta la foga e mi bruciava il morso sul collo, si stava già cicatrizzando grazie alla sua saliva, ma annuii. «Sto bene, non preoccuparti. È la prima volta che lo fai con un'umana?»

«No, ma le umane non sopravvivono di solito. I Demoni non sono compatibili con la vita normale, noi traiamo nutrimento da ogni essere vivente. Siamo come dei parassiti che rubano, anche se non vogliamo. Il Patto ti ha mantenuto in vita, ma finché non berrai il mio sangue e non mi accetterai nella tua mente, forse soffrirai. Febbre, vertigini, cose leggere.»

La sua voce era preoccupata. Non mi piacque vederlo in quel modo.

«Io sto bene» sottolineai ancora. «Guardami, sono viva e sono molto felice. Be', lo ero fino a cinque secondi fa, prima che cominciassi a preoccuparti inutilmente. È stato incredibile, Mammon» feci.

«È piaciuto anche a me. È così che ci accoppiamo tra Demoni.»

«Dici che tra un po' vorrò morderti anche io?»

«Sei comunque un'umana, il mio sangue non ti darà il nutrimento che avrai dal cibo vero, ma ti darà le energie per farti possedere tutte le notti...» Si interruppe e mi tirò con forza contro il suo petto, stringendomi possessivo. «E stare bene. Ti piacerà, questo sì. Quando due Demoni stringono il Patto del crepuscolo non si nutrono più da altri, solo dal compagno. Il tuo sangue per me è irresistibile.»

«E tu sai di frutti di bosco» borbottai e poi affondai il viso tra le spalle, piena di vergogna. «Dio, non abbiamo usato nessuna protezione!» esclamai, gelando.

Mi fissò, cercando di leggermi la mente. «I Demoni non hanno malattie sessuali, scemotta.» Gli morsi il polso, non forte, ma non mi staccai fino a quando non smise di prendermi in giro. «Non esistono cuccioli di Demone, non temere. Non c'è rischio che tu possa rimanere incinta. Servirebbe un miracolo divino.»

In effetti i Demoni erano in sé sterili, le umane non sopravvivevano durante gli accoppiamenti, ergo i feti morivano con loro e le donne di quella razza avevano gli organi atrofizzati. Io ero sopravvissuta grazie a quella magia antica e non volevo scoprire se quella teoria fosse vera o no.

«Questo mi tranquillizza. Mi hai lasciato il segno sul collo?» domandai, posando il mento sul suo petto.

«Hai il collo coperto di succhiotti.»

«Dio...»

«E voglio lasciarteli. Tutti devono sapere che sei mia. E tra un paio d'ore li farai vedere al Consiglio» mi prese in giro e io emisi un lungo lamento strozzato.

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