XVI

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(Samael)

Cercai di ricordare tutte le volte che Joachlin fosse stato schivo o maleducato nei miei confronti, non trovando alcun ricordo. Era da sempre stato il mio esempio di soldato da seguire, imitare e ammirare, sapevo che gli sarei rimasta a fianco fino alla fine. Non avrei mai sospettato dei suoi piani, specie ricordando i suoi modi gentili. Jo non detestava i Demoni, li rispettava come tali, ma non avrebbe mai messo in pericolo la segretezza del Nido e la vita dei soldati che contavano su di lui, ne ero certa.

Mammon e Seth ci aspettavano accanto alla botola metallica. Legione uscì dal tunnel quasi strisciando e si allungò nella neve, troppo stanco. Tutta quella magia protettiva doveva averlo stordito.

«È andato tutto bene?» mi domandò Mammon, allarmato nel vedere il compagno in così cattivo stato.

Lizbett lo punzecchiò con il dito, senza risposta.

«C'è stato un problema. James ci ha scoperti» rivelai a disagio.

Seth corrugò la fronte. «James il traditore?»

«James il non-forse-traditore» lo corressi acida. «Mi ha detto che Joachlin gli avesse chiesto di cambiare posizione e copriva le sue uscite al padre. Temo che sia Jo a trattare con l'Umbrella.»

«Non era un tuo amico?» fece Mammon sbalordito.

«Il mio più caro amico» mormorai sconsolata e mi avvicinò a sé, scaldandomi. «Abbiamo scoperto il rifugio dell'Umbrella. Faremo meglio a tornare in fretta a Londra. Non so per quanto James sarà fuori gioco, lo abbiamo atterrato e Legione lo ha morso. Di sicuro chiamerà Jo per avvertirlo, appena si sveglierà.»

Seth afferrò Lizbett e se la caricò sulle spalle, spiegando le sue grosse ali nere. Mammon si tolse il cappotto e dispiegò le sue, disegnando una cupola sopra la mia testa. Mi prese tra le braccia e ci alzammo in volo, scomparendo oltre le basse nubi scure.

Azrael e Asmodeus ci aspettavano sul tetto del British Museum. Il tempo era peggiorato e, oltre alla neve che si appiccicava a terra e formava una patina scivolosa, aveva iniziato a piovere; tirava un vento così forte che gli occhi presero a bruciarmi per le raffiche gelide e il naso colarmi.

Mammon mi strinse a sé e Lizbett tentò di seguire il mio esempio, rifugiandosi tra le mie braccia. Mi sfilai la sciarpa bianca, incastrata nella zip della giacca, e cercai di coprirle le spalle nude.

«Scoperto qualcosa?» mi domandò Azrael.

«Credo che la fonte sia nel vicolo di Great Windmill St. James ci ha scoperto nei sotterranei, lo abbiamo steso, ma ci ha detto che il fratello andasse spesso in città per motivi sconosciuti. Ho fatto una ricerca nella memoria del computer centrale del Distretto, ho escluso tutti i luoghi di rifornimento, i punti di ritrovo o quelli comuni, e in base alla traccia c'è un impianto non ufficiale in quel vicolo» spiegai, rabbrividendo.

«E ci sono stati dei problemi in quella zona, un paio di giorni fa» aggiunse Lizbett, con le orecchie basse e i capelli tutti scombinati.

Azrael annuì. «Perfetto, direi di iniziare da lì. Hai trovato la Gemma?»

«No, hanno eliminato tutte le informazioni inerenti alla missione in tutti i file, è come se non fosse mai passata per le mani dei soldati. Una volta al Nido le Reliquie vengono messe al sicuro, ma nessuno le controlla più di tanto. L'hanno già portata via» rimarcai.

«Qualche problema qui?» si interessò Mammon, prima di dispiegare ancora le ali.

«Tutto tranquillo. Niente Demoni o Angeli. L'aria è pulita.»

Azrael non era tranquillo. Ero abituata a vederlo con un sorrisetto malizioso sul volto, sempre contornato da quelle fossette irresistibili, tuttavia i suoi occhi erano di un rosso più acceso del solito. Il fatto che non sdrammatizzasse mi fece pensare che ci fosse qualcosa che lo turbasse più di quanto volesse ammettere.

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