Capitolo 12.

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Un'altra fitta insopportabile mi colpi' la pancia, buttai la testa all'indietro strofinandomi con la mano il ventre. La professoressa di scienze non smetteva di parlare, e gesticolare, riprendere chi non stava seguendo un bel niente, e fare i suoi discorsi da psicologa ai ragazzi troppo taciturni per i suoi gusti. Roteai gli occhi al cielo, quella donna era odiosa. Alzai la mano, e dopo un manciata di minuti si accorse di me. Sospirò guardandomi disgustata. 

''Cosa vuoi, Parker?'' disse poggiando entrambi  mani sui fianchi. Era di un'altezza media, portava sempre vestiti larghi e lunghi, sudava in continuazione e aveva un terribile neo poco sopra le labbra. Antipatica e facilmente irritabile. Era fissata con i gatti, tanto che una volta ci raccontò tutte le sue avventure con quelle povere bestie. 

''Ehm, prof. non mi sento molto bene.'' dissi io guardandola con la spreanza che mi facesse chiamare a casa. Mi era venuto il ciclo, ed ogni volta che mi veniva, ero scazzata più che mai. Guardavo la sua faccia disgustata squadrarmi e la pazienza mi stava abbandonando.

''Parker esci, vai a chiamare a casa, ma deve essere una cosa veloce, chiaro? Muoviti.'' disse lei, mentre io mi liberavo della sedia. Annuii ringraziandola, mentre aprivo la porta dell'aula e sentivo l'aria fresca che c'era in corridoio venire a me.

''Muoviti.'' squitti' quella donna. 

''Si ho capito.'' dissi chiudendo la porta bruscamente. Dio, che stress che trasmetteva. Mi sentii molto meglio mentre camminavo per il corridoio dirigendomi in segreteria. Bussai alla porta, già aperta, di quella stanza rivolgendo un sorriso timido a due donne, di una certa età sedute a prendere un caffè.

''Salve.'' mormorai.

''Ciao tesoro, entra, cos'è successo?'' disse una delle due, alzandosi. 

''Non mi sento molto bene, per questo volevo chiamare a casa.'' dissi entrando nella stanza e avvicinandomi alla cattedra. La donna mi porse il telefono per poi sorridermi affettuosamente, digitai il numero di Anne poi portai il telefono all'orecchio. Al terzo squillo rispose la dolce voce di quella donna. 

''Ciao Anne, sono Destiny, ti ho chiamato per chiederti se potevi venirmi a prendere, dato che ho un dolore fortissimo alla pancia.'' pregai mentalmente che lei non mi  chiedesse quale dolore, e che ci sarebbe arrivata lei sola e fu cosi'. Mi disse che mi sarebbe venuta a prendere subito e io ne fui grata, la ringraziai un paio di volte. Poi salutai quelle due donne e me ne ritornai in classe. Non appena entrai mi dovetti subire i commenti della prof. sul fatto che non ero stata abbastanza veloce. Dopo quindici minuti il bidello del nostro piano venne a bussare in classe nostra. ''Destiny Parker va via.'' urlò e vidi la prof. accigliarsi. Mi alzai prendendo il mio zaino e mi trascinai fino alla porta. 

''C'è bisogno di qualcuno che mi accompagni giù per il registro.'' dissi. E un minuto dopo Tom si alzò e venne verso di me con un sorriso stampato sul volto. Tom era un ragazzo pieno di qualità, alto, simpatico, inteliggente e dolce. Peccato che fosse pervaso da Acne, lui mi diceva sempre che era per quello che le ragazze non si interessavano a lui. Ma io pensavo che era perfetto cosi', perchè era davvero unico. Quando chiudemmo la porta, il suo braccio si posò sulla mia spalla e io lo strinsi a me, adoravo il nostro rapporto. Io volevo bene a lui e lui voleva bene a me. Diciamo, che quando morirono i miei genitori mi chiamò e stemmo ben tre ore al telefono mentre io mi sfogavo, piangendo e parlando con lui di tutto ciò che mi faceva stare male. Ci conoscevamo dall'asilo, da quando io ero quella bambina asociale e timida, lui fu il primo ad avvicinarsi a me. Scendemmo le scale per arrivare nell'atrio e quando alzai il viso, ad aspettarmi non era Anne, ma Harry. Era poggiato al muro con le braccia conserte al petto, portava una camicia a quadri blu e bianca a mezze maniche e un capello a contadino gli fasciva la testa, un paio di ricci gli uscivano da fuori, il che lo rendevano terribilmente bello. I suoi comuni jeans neri e i suoi soliti stiveletti non mancavano mai, il suo sguardo si spostò da me a Tom e lo vidi assottigliare gli occhi. 

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