Capitolo 18.

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Sentii' le goccioline dell'acqua gocciolare dal rubinetto, la luce fioca dell'alba mi permise di aprire gli occhi sbattendo le palpebre più volte. Mi alzai e con passo malfermo, arrivai nel bagno. Tenevo ancora gli occhi risposatamente chiusi, andando verso il marmo dove si trovava il rubinetto fin quando la mia guancia non tocco una pelle morbida e calda, un ghigno gli usci' dalla bocca. Apri' di scatto gli occhi, e il sorriso di Harry già mi conduceva ad una buona giornata. Ritrassi le mie mani posate sgarbatamente sul suo petto, per mantenermi in equilibrio. Stropicciai i miei occhi e un minuto più tardi sussurravo parole incompresibili coprendomi il viso con le mani. La mattina ero un disastro, quella mattina lo ero anche eccessivamente. I capelli scombinati senza un verso, e credetemi quando vi dico che nonostante erano mossi, i capelli scombinati non mi stavano bene quanto stavano ad Harry, gli occhi assonnati e priva di trucco, con il segno del cuscino stampato sulla mia guacia destra. Harry rise, e si avvicinò a me, odore di bagnusciuma mi creò brividi per tutta la schiena infreddolita, per la mancanza di calore. 

''Buongiorno, Destiny.'' esclamò Harry, togliendomi le mani dal viso. La voce calda e impastata di Harry mi fece sorridere, mi chiesi com'era possibile che a quell'ora mattutina riuscisse a reggersi in piedi. 

''Buongiorno Harry.'' cercai di arrivare al rubinetto, per poi chiudermi nella doccia e non farmi vedere da lui a prima mattina. Per quanto potessi truccarmi poco, a prima mattina non ero un bello spettacolo ugualmente. Per soprassarlo frettolosamente, inciampai nei miei stessi piedi, come al mio solito, finendo contro il mobile accanto al rubinetto. Prima che potessi realizzare, gli aghi che usava Anne per cucire mi finirano addosso, pungendomi la pelle. Portai la mano alla bocca, soffocando il desiderio di urlare. Harry si accovacciò a me, nessun sorriso lasciava il suo viso, che invece sembrava preoccupato. ''Oh accidenti, Destiny, sei una cretina.'' la mia vocina interiore si fece sentire già a quell'ora.

''Destiny, ma che diamine, perchè ti comporti cosi'?'' la voce di Harry risuonò nelle mie orecchie attraversandomi tutto il corpo. Mi tolse un ago dalla pelle, e quasi mi veniva da piangere per il dolore.

''Porca troia, che dolore, sono un'idiota. Harry, brucia.'' imprecai urlando. Lui mi prese gli avambracci, tirandomi in piedi senza alcuno sforzo, finii' di togliermi gli aghi mentre io mi divincolavo per l'eccissivo bruciore. 

''E' ovvio che ti brucia, e comunque si sei un'idiota. Perchè fai cosi'?'' mormorò con voce bassa, lo guardai il viso che un minuto dopo si alzò per guardare me. 

''Non posso farmi vedere da te a prima mattina, insomma guardami..'' guardai in basso, verso le mie gambe, non ero sicura che anche lui le stesse guardando. ''Non posso, e pensare che ora mi stai guardando.'' feci una smorfia di disgusto, scuotendo la testa. Un ghigno divertito gli si formò sul volto assonnato, poi scosse anche lui la testa. ''Sei come sempre, solo più stanca e assonnata.'' mi regalò un sorriso, gli sorrisi a mia volta mentre sentivo ancora i punti in cui gli aghi mi avevano toccato, bruciare. Lui guardò le ferite preoccupato.

''Andiamo giù, che ti disinfetto.'' lo guardai sorpassarmi e avviarsi verso la porta, io lo seguii con lo sguardo. Voleva curarmi, io ero cosi' maldestra e lui invece di ridere come un coglione, voleva curarmi le ferite. Un sorriso da ebete mi si contronò il volto, dovevo smetterla. Scrollai le spalle per poi raggiungerlo in cucina. Sbadigliando, mi sedetti con un salto sul banco della cucina, lanciando un gemito avvertendo il bruciore provenire dai piccoli tagli sulle gambe. ''Stupidi aghi.'' bofonchiai a bassa voce, sin da piccola avevo sempre avuto la pelle molto delicata, mi bastava un taglio e sentivo un dolore infinito. Lasciai le gambe dondolare lentamente fuori dal bancone, mentre aspettavo Harry prendere le medicazioni. Mi accorsi che il silenzio intorno, quella mattina aveva un piacevole effetto rilassante su di me. Condiderato il frastuono in cui si svolgeva di solito la mia vita, e al pensiero che le mie giornate fossero concetrate sulla scuola e non sul divertimento scossi la testa con un sorriso triste. A bloccare i miei pensieri fu Harry che entrando dalla cucina si capultò su di me, incominciando a scrutare le ferite. Aveva indossato la maglietta, grazie al cielo.

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