Capitolo 3.

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La luce che attraversava le persiane  andò sulle mie palpebre rilassate facendomi svegliare, mi stiracchiai girandomi dall'altra parte del letto, aprii lentamente gli occhi guardandomi intorno. Gemma non c'era e il letto non era sfatto, ma esattamente come lo avevo lasciato prima di addormentarmi, guardai l'orario ed erano le 9.00 del mattino mugolai qualcosa di incomprensibile per poi farmi forza ad alzarmi, mi avvicinai alla finestra aprendola leggermente, giusto per respirare l'aria fresca di quel mattino di pieno inverno. Mi sedetti nuovamente sul letto incominciando a fissare una parte imprecisa della stanza, questa mattina ci sarebbero stati i funerali ma avevo pregato ad Anne di non portarmi, non potevo sopportare tutto questo, non ci riuscivo. Le immagini di quella notte erano ancora frasche nella mia mente e tutto quello che volevo fare era andare avanti, nonostante tutto. Volevo per una volta sapere cosa si provava a sentirsi forti, sentirsi capaci di affrontare tutto. Raccolsi in una coda alta i miei lunghi capelli castani prima di andare in bagno, feci scorrere l'acqua su tutto il mio corpo che allo scendere di quelle goccioline fredde si rilassava, dopo una ventina di minuti ero pronta, indossai un jeans e una maglietta, lasciai i capelli sciolti e indossai le mie amate converse. Scesi giù senza far rumore, arrivai in cucina e incominciai a cercare qualcosa da mangiare, non conoscevo ancora bene le posizioni, dove stavano le singole cose ma cercai di arrangiarmi. Presi una bottiglia di succo e mentre lo versavo nel bicchiere sentii dei passi arrivare in cucina, mi girai per capire chi fosse quando vidi arrivare Harry. Le parole che il giorno prima disse mi ritornarono in mente e prima che potessi scappare nella mia tana, lui era ormai vicino. Fischiettava spensieratamente ma quando entrò in cucina si fermò, guardandomi in modo freddo. Deglutii rumorosamente portandomi il bicchiere di succo alla bocca, mentre notavo ancora i suoi occhi fissi su di me, ri-appoggiai il bicchiere sul freddo marmo della cucina. 

''Ciao.'' sussurrai per poi sorridergli debolmente ma nessuna risposta arrivò, mi passò semplicemente accanto, senza ricambiare il mio saluto. La sua mascella era tesa mentre lo guardavo preparare il caffè. Aveva un sguardo imbronciato, quasi come se si stesse concentrando. Mi soffermai a guardarlo in ogni suo piccolo dettaglio, notai le sue braccia muscolose ricoperte di tatuaggi, scesi' con lo sguardo lungo il profilo del suo corpo fino a soffermarmi sui suoi capelli ricci tirati indietro, i suoi pochi baffetti al di sopra delle labbra rosee a forma di cuore, strinse tra i denti il labbro inferiore mentre faceva scorrere il caffè nel bicchierino quando poi andò a sedersi. Giocavo con le dita delle mani con lo sguardo ancora fisso su di lui, mi chiedevo che cosa gli avessi fatto per essere trattata con indifferenza e fastidio. 

''C'è qualcosa che non va?'' la sua voce rimbombò nell'aria tanto da farmi sussultare, guardai il suo viso privo di espressione, nel suo tono di voce non ci  fu nè affetto nè gentilezza. 

''C-come? I-io?'' dissi battendo un paio di volte le ciglia. ''Si tu, ed è inutile che fai finta di niente.'' disse bevendo un sorso del caffè. Continuavo a non capire, ero pronta per andarmene di sopra e farmi scivolare la cosa di dosso, ma mi fermai. Pensai che forse dovevo giocare al suo stesso gioco, che dovevo comportarmi nello stesso modo in cui lui si comportava con me. ''Sei rimasta costantemente con lo sguardo fisso su di me, che cosa vuoi?'' disse lui irritato. 

''Non voglio niente da te, Harry.'' questa volta il mio tono era diverso, più deciso, più forte. Si girò a guardarmi, potevo riconoscere lontano un miglio che si stava innervosendo. Si alzò mentre con passo sicuro si avvicinava a me, non esitai a muovermi, non volevo. ''Non chiamarmi Harry'' ora il suo viso era fisso su di me, riusci a notare i suoi occhi che prendevano diverse sfumature di verde, due grandi e bellissimi occhi verdi che cosi' tanta rabbia non avevano, quando si accorse che i miei occhi color nocciola cercavano di scavare nei suoi abbassò lo sguardo andandosene. Quando lo vidi sparire attraverso la soglia della porta sbuffai ''E comunque si saluta.'' urlai infastidita. 

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