Getaway.

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Ero stesa sul divano di casa mia, mentre guardavo il soffitto assorta nei miei pensieri, mi alzai di poco per  prendere il bicchiere d'acqua appoggiato sul tavolino accanto a me, bevvi un sorso per poi ritornare nella posizione precedente. Raccolsi i capelli in una coda alta e chiusi saldamente gli occhi, nel disperato tentativo di addormentarmi. Erano notti, che non riuscivo a chiudere occhio e non capivo il perchè. La voce di mia mamma rimbombò nell'aria circostante, facendomi distrarre dal mio obiettivo. ''Destiny.'' alzai di poco la testa per guardarla mentre si infilava il cappotto, dopo poco fu raggiunta da mio padre. '' Io e tuo padre, andiamo a cena fuori''  le sorrisi debolmente per poi annuire, mentre la guardavo avvicinarsi a me. Mi prese il viso tra le mani stampandomi un bacio sulla fronte, poi la vidi allontanarsi. 

''Mi raccomando, Destiny. Quando io e tuo padre rientreremo non vogliamo trovare le tue cose per  casa, e vogliamo vederti a letto.'' disse lei aggiustandosi i capelli allo specchio. 

Mi alzai sbuffando e gli faci un cenno di si con la testa, mi avvicinai a mio padre per stampargli un bacio sulla guancia, dopo feci lo stesso con mia madre per poi spingerli entrambi fuori casa. 

''Spero vi divertiate'' dissi sorridendo. ''Ora andate, ci vediamo più tardi'' mia madre mi fulminò con lo sguardo prima che io potessi chiudere la porta. In un certo senso, ero felice che i miei genitori si dedicassero del tempo, per ricostruire il loro rapporto, per rinforzarsi. Avevo visto cosi' tante volte le lacrime sul viso di mia madre e mio padre andarsene via da lei. Troppe volte li ho visti urlarsi contro, farsi le cose peggiori e troppe volte mi sono sentita inutile, quando vedevo mia madre disperata e tutto quello che riuscivo a fare era abbracciarla. Adesso sembrava che la situazione fosse migliorata, o almeno era quello che loro mi facevano credere. Aprii la finestra della mia camera, sentendo il vento tirare e andarmi sul viso, a quella sensazione chiusi gli occhi. Incominciai a vagare per  casa alla ricerca di qualcosa da fare, scendendo su e giù per le scale, accendendo la tv sperando di trovare qualcosa di interessante, andando in cucina ad aprire il frigorifero ogni due secondi per trovare qualcosa da mangiare, ma alla fine mi rassegnai buttandomi a peso morto sul letto, poi  guardai l'orario erano le 11.00 di sera. Mi sfilai il jeans e la maglietta buttando quest'ultima in un angolo della stanza, indossai il pigiama poi tirai le coperte e mi ci buttai dentro. Mi stiracchiai poco, sbadigliando e stupendomi dal sonno che si faceva sentire. Accarezzai con la guancia il cuscino per poi chiudere, finalmente, gli occhi. 

                                                         *************

Il telefono squillò rumorosamente nel mio orecchio destro facendomi sobbalzare, aprii di poco gli occhi tenendo ancora la testa sul cuscino, cercai con la mano il telefono ma senza successo. Cosi' fui costretta ad alzarmi sulle ginocchia e quando lo trovai, risposi. 

''Pronto'' fui abbastanza scontrosa, non sopportavo quando la gente mi svegliava. Dall'altra parte del telefono a parlarmi fu una voce maschile, che non conoscevo. 

''Ehm, signorina Parker?'' lo disse quasi con voce flebile, quasi impaurito. 

''S-si, sono io, perchè?'' lo sentii sospirare. ''Signorina, i suoi genitori hanno avuto un incidente.'' spalancai gli occhi, mentre incominciavo a scendere dal letto. ''Che cosa è successo? Come stanno?'' incominciai ad agitarmi, si creò una voragine nel petto che  mi impediva di respirare regolarmente. ''Signorina, non sappiamo se ce la faranno'' sentii la braccia cadermi, mentre cercavo un po' d'aria.

''Deve venire immediatamente, nel High street, palazzo n. 21.'' disse allarmato. 

''Vengo subito'' dissi, prima di attaccare. Corsi a prendere i vesiti, li indossai velocemente mentre sentivo il cuore che minacciava di uscire dal petto, allacciai le mie convers  velocemente poi presi il cellulare, scesi le scale e quando passai per la cucina diedi un occhiata rapida all'orologio, erano le 3.00 del mattino, poi usci' di casa. Correvo, mentre cercavo costantemente di buttare le lacrime indietro, mi fermai all'incorocio di due strade, guardandomi intorno per cercare qualche informazione, poi vidi scritto in grande 'High Street' e senza pensarci due volte presi quella strada. Le strade di Londra a quell'ora erano isolate, e ancora buie. Sentivo un freddo gelido, ma non riuscivo a fermarmi, non trovavo nessuno, non vedevo nessuno e per un istante pensai che probabilmente avevo sbagliato strada. Ero decisa a ritornare indietro, cercando qualcuno che mi aiutasse quando vidi in lontananza un gruppo di persone vicine tra loro. Corsi da loro e quando fui vicina, i miei dubbi scomparsero, erano li. Senza che io potessi fermarle, la lacrime presero il sopravvento su di me, spostai i miei lunghi capelli castani su una spalla mentre mi facevo spazio tra la gente, un uomo si avvicinò a me, pensai che era lo stesso che mi aveva parlato al telefono una mezz'ora fa. Quando fu vicino a me, scosse la testa e io capii immeditamente. Portai le mani al viso, incominciando a piangere rumorosamente, senza sosta. Mi circondò con un braccio la spalla, incominciando a camminare, dopo poco mi tolse la mani dal viso e quando alzai quest'ultimo ritorvai le due barelle, con sopra entrambi i miei genitori. Mi capultai su mia madre, appoggiandomi sul suo petto e piangendo ancora più forte, bisbigliavo parole al suo orecchio, cercando la speranza che tutto questo era solo un brutto sogno, ma non fu cosi'. Alzai di poco il viso per guardare attorno a me, mentre le lacrime scendevano ancora più velocemente, vidi i volti della gente dispiaciuti, mentre io non trovavo pace. Presi la mano di mia madre e la strinsi quando poi, vidi una donna avvicinarsi alla barella di mio padre. Mi fermai a guardarla, era una bella donna, morbidi capelli biondi si fermavano sulle spalle e due occhi azzurri  erano annebbiati dalle lacrime, currugai la fronte quando la donna stampò un bacio sulle labbra di mio padre, un minuto più tardi capii. Era l'amante di mio padre, lui tradiva mia madre. Guardai il viso di mia madre, ormai pallido, scossi la testa dalla rabbia. Lei non se lo meritava, non si meritava tutto quel dolore, lei non doveva finire cosi', lei non poteva andarsene via. Mi misi le mani nei capelli, piangendo mentre il dolore saliva sempre di più. Guardai la barella di mio padre, e mi avvicinai a lui. Lo guardai attentamente, quando poi spostai uno sguardo freddo alla donna accanto. 

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