7. Segreti

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I tre giorni successivi passarono molto velocemente, non c'erano particolari avanzamenti con le indagini e purtroppo c'era stato un altro rapimento di un ragazzo fiorentino di 26 anni, L trovava particolare il fatto che le sparizioni non avvenissero in qualche zona ben precisa ma sparse in tutte le città più importanti d'Italia. Noi eravamo sempre più determinati a trovare il colpevole.
Intanto avevo avuto la possibilità di conoscere anche gli altri agenti che lavoravano al caso, erano 5 in tutto: i 2 uomini che avevo conosciuto davanti al mio appartamento un paio di settimane prima, un uomo sulla settantina di nome Watari che sembrava essere un collaboratore molto stretto di L e altri due detective che stavano seguendo i due principali indiziati e le rispettive famiglie, uno dei quali, chiamato De Santis, era quello che aveva mandato i file delle telecamere di sicurezza della discoteca.

Mano a mano che passavano i giorni mi stavo iniziando ad avvicinare al ragazzo. La sua voce era sempre soffice e calma ma non c'era più quella lieve nota di freddezza che avevo notato i primi giorni e ultimamente i nostri sguardi si incrociavano sempre più spesso, nonostante nessuno dei due riuscisse a mantenere il contatto visivo per più di un secondo e io sperassi sempre che non notasse il mio arrossire in questi casi.

I giorni lavorativi erano scanditi da ritmi abbastanza regolari dal lunedì al venerdì con una pausa nel weekend e una volta alla settimana avevo la possibilità di tornare a casa in modo da passare un pomeriggio e una sera con la mia famiglia.

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Mercoledì 31 ottobre
Era ormai poco più di due settimane che lavoravo con L al caso ma quel giorno il ragazzo era strano.
Fu silenzioso tutta la mattina, non toccò cibo come invece era solito fare durante le indagini (dicendo che lui non ingrassava perchè gli zuccheri che assumeva venivano tutti usati dal suo cervello, cosa che le mie competenze scientifiche rifiutavano di credere ma che effettivamente sembrava trovare conferma proprio nel fatto che il ragazzo era totalmente in forma).
Rimase tutta la mattina scuro in volto a guardare il computer, ero un po' preoccupata per il suo comportamento, durante il pranzo provai ad avvicinarmi a lui per chiedere se qualcosa non andasse ma fui liquidata da un gentile: "va tutto bene grazie" accompagnato da un lieve e veloce sorriso tutto tranne che convincente, decisi che gliene avrei parlato di nuovo la sera quando saremmo rimasti soli a costo di bloccare le indagini che spesso continuava anche dopo che gli agenti se ne erano andati.

Let's Value Our Lives || L x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora