21. Fatal Quïete

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Venti minuti dopo davanti al palazzo si trovava una squadra composta da trenta membri della polizia, l'agente Molinari e l'agente De Santis che si stava ancora riprendendo dallo spavento di mezz'ora prima. L'uomo era al telefono con noi e assicurava a L che ci avrebbe aggiornati sull'andamento delle indagini.

Era passata ormai un'ora e non riuscivo ancora a smettere di pensare all'uomo della discoteca ucciso, ormai era quasi un mese che lo seguivamo giorno e notte e ne studiavamo i movimenti. E ora lui non c'era più, non era più parte del mondo, il suo corpo giaceva freddo e senza vita probabilmente su un pavimento. Morto.
Magari non aveva mai voluto nemmeno prendere parte a quella storia,
magari lo faceva solo per guadagnare vivere, ora la sua famiglia non l'avrebbe più visto tornare a casa, magari all'inizio lo avrebbero aspettato pensando a qualche contrattempo e dopo qualche ora o un giorno avrebbero capito. Non sarebbe stato mai più in grado di dare amore alla moglie o al figlio.
L mi aveva detto che aveva un bambino piccolo, quel bambino sarebbe cresciuto da solo senza il padre, non volevo nemmeno immaginare la sua reazione quando gli sarebbe stato detto che il papà non c'era più e che non l'avrebbe mai più potuto vedere.
Avevo imparato che dietro ogni criminale si trovava sempre una tragedia e che nessuno, non importa quanto importante esso sia, ha il diritto di scegliere quando mettere termine ad una vita.

Le voci di L e degli agenti al quartier generale che discutevano sull'accaduto facevano da sottofondo a questi miei pensieri senza che sentissi davvero cosa stavano dicendo.
Tenevo lo sguardo fisso sulla telecamera che trasmetteva le immagini dell'entrata del palazzo, poliziotti entravano ed uscivano dandosi il cambio e scrivendo sui loro taccuini gli indizi trovati. Ogni tanto dovevo sbattere le palpebre per mandare via le lacrime che si accumulavano davanti alle pupille minacciando di voler uscire.

Ad un certo punto percepii una mano calda sul fianco, poi un braccio intorno alla mia vita, mi girai e vidi L sempre seduto accanto a me sul divanetto intorno al tavolino che mi stringeva a sè, sapeva quanto doloroso fosse per me ogni volta scoprire della morte di qualcuno, sentivo come se in qualche modo dipendesse anche da me quella morte, non eravamo stati abbastanza veloci con le indagini da scoprire i criminali prima che uccidessero la ragazza di ventidue anni e ora se l'uomo della discoteca non avesse visto l'agente che lo pedinava non sarebbe mai tornato indietro a chiedere aiuto e non sarebbe stato ucciso quindi in qualche modo mi sentivo responsabile delle loro morti, tutti noi del quartier generale lo eravamo. Sospirai, il ragazzo mi strinse più a sè sussurrandomi gentilmente all'orecchio di non torturarmi con i sensi di colpa, avevamo fatto il possibile e avremmo arrestato presto i colpevoli così non avrebbero più causato morti.
"Va tutto bene" mi sussurrò all'orecchio il ragazzo lasciandomi un bacio sulla tempia
No, non andava tutto bene.
Non riuscii più a trattenermi, sentii le lacrime salirmi improvvisamente e incapace di trattenerle ancora mi abbracciai le gambe al petto e mi lasciai andare in un pianto silenzioso senza nemmeno interessarmi del fatto che ci fossero gli agenti intorno a me, non mi importava più.
Piansi mentre il corvino mi abbracciava dolcemente senza dire una parola accarezzandomi il fianco.
Dopo un po' mi sentii leggermente più sollevata, con il fiato ancora spezzato da qualche singhiozzo alzai la testa dalle ginocchia senza tuttavia liberarmi dall'abbraccio del detective che mi dava consolazione e asciugandomi le guance con le maniche della felpa riniziai a guardare il monitor dove c'era la telecamera che trasmetteva ancora dall'ingresso del palazzo il via vai di poliziotti.

L'agente Molinari si stava avvicinando alla telecamera, una volta arrivato sufficientemente vicino la prese e chiamò il detective sul cellulare: "L, i poliziotti stanno raccogliendo ancora gli indizi nell'appartamento dove si trovavano gli uomini ma mi hanno dato il permesso di mostrarti l'interno, ti trasmetto tutto con la telecamera"
"Grazie mille signor Molinari" mormorò il detective con voce piatta.

La telecamera iniziò a muoversi filmando l'interno del palazzo, c'erano due rampe di scale di marmo e poi la porta sfondata dai poliziotti per entrare nella stanza dove si trovavano i criminali, che ora si trovava appoggiata sulla parete del pianerottolo. Appena dopo l'entrata giaceva il corpo dell'uomo della discoteca circondato da del nastro bianco e rosso perchè nessuno si avvicinasse. All'entrata, significava che probabilmente gli avevano dato solo il tempo di avvisare del pericolo imminente e per loro quello era stato sufficiente per reputarlo colpevole e ucciderlo.
Era perforato da due buchi nel petto: gli avevano sparato.
Avanzando verso il salotto si trovava un grosso tavolo ora pieno di buste appoggiate degli agenti contenenti indizi trovati nell'appartamento, si trovava anche una pistola un po' più lunga di una normale pistola "un silenziatore, è per questo che nessuno ha sentito gli spari quando hanno ucciso l'uomo" ragionò L ad alta voce.
Uno degli agenti dell'FBI seduto di fronte a me chiese all'agente Molinari, il quale era ancora in linea con noi, se non fossero state ritrovate impronte digitali degli uomini, "Gli agenti stanno cercando proprio quello ma almeno per ora non sembrano averne trovate nemmeno sulla pistola usata per uccidere il loro complice" rispose l'agente sul campo.
L quindi intervenì: "Non sono dilettanti, se avete notato quando sono usciti per fuggire indossavano dei guanti"
Io se c'era proprio qualcosa che non avevo notato nel momento in cui gli uomini erano fuggiti era il fatto che indosassero dei guanti ma fui leggermente sollevata quando guardando gli agenti dell'FBI seduti sulle poltrone intorno al tavolino vidi nei loro sguardi lo stesso mio stupore per l'attenzione ai dettagli del detective, attenzione che si dimostrò ancora di più impeccabile quando L chiese al detective se non fosse stato rinvenuto lo zaino dell'uomo morto.
L'agente Molinari parlottò con un poliziotto per poi risponderci: "Non c'è nessuno zaino, L"
"Immaginavo, lo zaino doveva essere pieno di sostanze stupefacenti se consideriamo che probabilmente si trovava lì per fare rifornimento, glielo devono avere sfilato dopo la morte perchè non lo trovassimo noi"




*Spazio autrice:*
Hey come state? Spero tutto bene e spero che vi stia piacendo la storia.
Io ci sono rimasta davvero male per la morte dell'uomo della discoteca perché in fondo gli volevo bene.
Sappiate che quando succede qualcosa in questa storia io rimango sconvolta quanto voi che leggete nonostante sia io a deciderlo e scriverlo, in realtà non volevo morisse l'uomo della discoteca, ci ero davvero affezionata e quando ho realizzato che sarebbe morto ci sono rimasta malissimo il che è strano perché nonostante sia io che scrivo la storia durante i colpi di scena rimango io stessa sconvolta, vi prego se qualcun altro scrive storie mi dica che non sono l'unica pazza 😂
-ReaL

Let's Value Our Lives || L x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora