8. Infanzia rubata

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Erano le 20.00 del 31 ottobre, gli agenti che lavoravano per L avevano finito l'orario di lavoro in anticipo e stavano tornando tutti a casa propria per festeggiare l'indomani con le proprie famiglie il giorno di "Tutti i Santi".

L stava lavorando ancora al computer, decisi che era arrivato il momento di parlargli. Mi avvicinai e mi sedetti sul divano accanto al ragazzo che mi ignorò, gli chiesi una seconda volta cosa c'era che non andasse e ricevetti la stessa risposta di qualche ora prima: "va tutto bene grazie" senza nemmeno staccare gli occhi dal computer sul quale stava conducendo le indagini. Decisi che non mi sarei fermata di nuovo a quella risposta, mi allungai in avanti e gli chiusi gentilmente il portatile che stava usando cosicché fu costretto a lasciarlo stare e guardarmi negli occhi
Ritentai, questa volta con più dolcezza:
"hey, è da stamattina che ti vedo così buio, cosa succede?"
L: "...niente non ti preoccupare sono solo un po' stanco..."
Appoggiai delicatamente la mia mano sulla sua per cercare di fargli sentire la mia vicinanza e dargli forza per parlare e buttare fuori quello che stava tenendo dentro sè da una giornata intera
"Dimmi la verità" lo incoraggiai nel modo più rassicurante che potessi guardandolo negli occhi.

Lui sospirò probabilmente pronto a parlare.
Fu la prima volta in cui mi accorsi che le barriere che aveva sempre tenuto davanti a sè erano totalmente cadute, questo era lui al 100% senza schermature, senza nascondere le sue debolezze.
"Una volta mi hai chiesto della mia famiglia, non ti ho mai risposto..."
Annuii per incoraggiando a proseguire
"Io in realtà non ho mai conosciuto la mia famiglia, sono stato abbandonato in un vicolo poche ore dopo la nascita, era esattamente il 31 ottobre di 24 anni fa. Non sono stato voluto dai miei genitori nè dalla mia famiglia"
Provai ad aprire la bocca per dire qualcosa ma la richiusi perché non trovavo le parole
"Sono stato accolto in un orfanotrofio dove non sono rimasto più di 2 anni, io non socializzavo con gli altri bambini, non giocavo, non piangevo, stavo spesso da solo in un angolo senza parlare. Pensavano fossi malato o pazzo e nessuno mi ha mai voluto adottare, sono stato mandato in un altro orfanotrofio e poi in un altro ancora e ancora. Nessuno che mi volesse tenere più di qualche mese... ero... sbagliato ripetevano e mi ricordo tutte le volte in cui coloro che erano venuti per adottare un bambino mi passavano oltre spesso senza neanche guardarmi"

L parlava con lo sguardo basso e fisso verso il tavolo, come se non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi per paura del mio giudizio, per paura di essere rifiutato un'altra volta da qualcun altro.
"Infine fui notato da un uomo,anche lui era padrone di un orfanotrofio, ma non uno qualsiasi, aveva un orfanotrofio dove venivano cresciuti bambini con capacità intellettive superiori alla media, orfani con talenti e intelligenza eccezionale, lui lo conosci è..."
"Watari" lo interruppi, non avevo intenzione di parlare, mi era uscito senza che lo volessi nel momento in cui avevo realizzato che la relazione tra i due era molto più profonda di quanto immaginassi e avevo collegato tutto.
"Esatto" si limitò a confermare L
"Da allora ho iniziato a risolvere crimini, dai più piccoli ai più importanti come faccio ora, è come un hobby per me, qualcosa che mi viene bene..." continuò lui "ma non posso fare a meno di pensare a tutti i rifiuti che ho avuto nella mia vita, tutti coloro che non mi hanno voluto, a partire dai miei stessi genitori, non posso fare a meno di pensare a tutte le volte che mi è stato detto che ero sbagliato, crescendo ho estremizzato questa parte di me assumendo spesso comportamenti freddi e anaffettivi verso chiunque"

Vidi che il ragazzo tremava leggermente come se stesse cercando di fare uscire cose che erano rimaste dentro di lui troppo a lungo "Il 31 ottobre è il mio compleanno, il compleanno è uno dei giorni più belli per le persone ed è uno dei più brutti per me".
A quel punto non resistetti, mi avvicinai ancora e lo abbracciai cercando di trasmettergli tutto il calore che potevo, tutto l'amore che provavo mentre una lacrima mi scendeva dal viso pensando a tutta la sofferenza che il ragazzo aveva dentro. Lui inizialmente si irrigidì al mio abbraccio, probabilmente non abituato a dimostrazioni di affetto ma lentamente si lasciò andare appoggiando anche lui dolcemente le mani sulla mia schiena e stringendomi delicatamente, appoggiò il mento sulla mia spalla chinandosi per via della differenza di altezza e lo sentii sospirare e poco dopo iniziare tremare, stava piangendo per forse una delle prime volte nella sua vita, un pianto silenzioso ma pieno di emozioni. Non mi mossi, lasciai il ragazzo dai capelli corvini fare quello che volesse accorgendomi di quanto il momento fosse importante per lui. Quando lo sentii tranquillizzarsi e il suo respiro tornò regolare lentamente, senza staccarmi dal suo abbraccio, allungai una mano e gliela appoggiai sui capelli accarezzandoglieli dolcemente, lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco come se fosse l'unica cosa che gli dava pace. Lentamente sciogliemmo l'abbraccio, gli asciugai una guancia dalle lacrime mentre lui mi guardava negli occhi come avrebbe fatto un cucciolo ferito che chiedeva aiuto.
"Non meriti tutto ciò che ti è accaduto, ma tu sei una persona buona e nulla di ciò che ti è successo potrà cambiarlo" gli sussurrai quasi come se non volessi spaventarlo.
Probabilmente era la prima volta che L se lo sentiva dire, mi rimase a fissare negli occhi per qualche secondo, per poi avvicinarsi lentamente a me finché non arrivò a pochi centimetri dal mio naso e infine azzerò anche quella minima distanza rimasta tra noi appoggiando le labbra sulle mie come se avesse aspettato quel momento da una vita.
Fu un bacio dolce, delicato e sentii come se finalmente L avesse trovato la pace dopo anni di inquietudine.

Let's Value Our Lives || L x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora