26. Quaranta

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Erano le 20.00 e gli agenti stavano uscendo per spedire le buste con gli indizi al laboratorio chimico, dopodiché sarebbero tornati nelle proprie case o nelle stanze che avevano affittato.
Io e L avevamo deciso che quella sera avremmo mangiato una pizza e mi aveva promesso che mi avrebbe raccontato del caso più strano a cui aveva indagato che coinvolgeva il rapimento dei primogeniti di un paesino della California. Ero coricata con la testa appoggiata sulle sue gambe, era davvero meraviglioso sentirlo raccontare delle sue indagini passate perché si emozionava come un bambino che raccontava dei regali ricevuti per Natale e i suoi occhi si illuminavano coinvolgendoti ancora di più nel racconto.
Mi venne da ridere quando realizzai un dettaglio del comportamento del ragazzo: stava gesticolando, non in modo troppo evidente ma comunque abbastanza da essere notato, a quanto pareva dopo due mesi in Italia e dopo più di un mese che era circondato da me e quattro altri agenti dell'FBI italiani qualcosa del nostro comportamento era rimasto in lui oppure il suo quarto di origini italiane stava emergendo.

Finita la storia era quasi mezzanotte e entrambi eravamo distrutti, era raro vedere L stanco ma effettivamente aveva lavorato così tanto l'ultima settimana che capivo la sua stanchezza. Mi rizzai a sedermi sul divano stirandomi e avvolsi le braccia intorno alle spalle del ragazzo appoggiandogli un bacio sul collo che vibrò assecondando la sua risata bassa e soffice: "Andiamo a letto?" Annuii mentre cercavo di reprimere uno sbadiglio.

Indossammo il pigiama e andammo in camera mia. La pioggia batteva forte sul tetto dell'hotel, avevo sempre amato il suo rumore così tranquillizzante, ero sdraiata sul mio letto con il ragazzo coricato tra le mie gambe con il viso appoggiato al mio petto, aveva gli occhi chiusi, io gli stavo accarezzando i capelli soffici e scuri mentre lui si rilassava sotto il mio tocco, si meritava una pausa. Ad un certo punto il detective alzò leggermente la testa puntellandosi sui gomiti. Lo guardai un momento, le occhiaie erano molto più evidenti del solito, aveva forse lavorato ancora più di quanto non mi fossi accorta?
Rimase a guardarmi negli occhi per qualche secondo
"(y/n)?" Mormorò dandomi un bacio veloce sulle labbra
"Mh?" Gli sorrisi
"C'è qualcosa che mi turba da un paio di giorni"
Corrugai improvvisamente la fronte a quelle parole e smisi di accarezzarlo "cosa succede?"
"Come faremo quando avremo chiuso questo caso? Quando dovrò condurre le prossime indagini in un altro paese e mi dovrò trasferire lì...io non mi sono mai posto la domanda perchè non mi sono mai legato davvero a nessuno, ma ora è diverso"
A quelle parole sorrisi riprendendo a far scorrere le mani attraverso ai suoi capelli soffici
"Ci penseremo meglio quando avremo chiuso questo caso, ma io voglio venire con te" Gli sussurrai
Il ragazzo sembrò sorpreso a quell'affermazione: "Davvero? Ne sei sicura?"
Annuii, mi sarebbe mancata la mia città e la mia famiglia ma sarei potuta tornare in Italia ogni qualche mese a trovarli, di sicuro non avrei potuto accettare di stare lontano da lui quando lavorava.
L sorrise appoggiandosi nuovamente al mio petto chiudendo gli occhi tranquillazzato
In poco tempo si addormentò e un paio di minuti dopo feci lo stesso.

-

Fui svegliata nel pieno della notte da un mugolio, mi sedetti sul letto ancora mezza addormentata e accesi la luce per capire cosa stesse succedendo. Vidi il ragazzo coricato accanto a me con gli occhi chiusi che tremava e emetteva dei piccoli lamenti. Gli appoggiai una mano sul fianco per svegliarlo e lo scossi appena ma non sembrò funzionare, lo scossi più forte e il detective smise di mugolare, lo vidi girarsi verso di me e aprire gli occhi non ancora completamente sveglio e continuando a tremare, provai a parlargli con voce calma sperando che così facendo si sarebbe svegliato: "Hey cosa succede? Un brutto sogno?" Il ragazzo mi guardò in viso per qualche secondo con uno sguardo perso senza proferire parola, gli accarezzai il viso per tranquillizzarlo ma allontanai subito la mano, il suo viso bruciava.

Aggrottai leggermente le sopracciglia appoggiando il dorso della mano sulla sua fronte, aveva la febbre molto alta. Intanto il ragazzo sembrava essersi svegliato completamente e non riusciva a smettere di tremare, andai a prendere la coperta che usavamo quando dormivamo sul divano per aggiungerla alle altre due del letto sperando si scaldasse almeno un po' e smettesse di tremare, effettivamente almeno in parte sembrò funzionare perchè il corpo del ragazzo, che prima tremava come una foglia, rallentò almeno un pochino.
Andai in salotto una seconda volta per prendere la borsa con tutti i farmaci che mi ero portata in valigia quando avevo deciso che sarei rimasta qualche settimana nella suite.
"Come ti senti?" Provai a chiedere al ragazzo preoccupata passandogli il termometro
"Forse la neve di un paio di giorni fa non mi ha fatto benissimo" rispose il ragazzo sorridendo appena con gli occhi stanchi, le occhiaie sempre presenti sul suo viso erano molto più accentuate del solito dalla febbre. Realizzai in un secondo che la stanchezza della sera prima che mi era sembrava strana non era dovuta al lavoro intenso dei giorni precedenti ma dalla febbre che stava per manifestarsi.
Dopo 5 minuti il ragazzo guardò il risultato del termometro "mhh...quaranta"
"Quaranta di febbre?" Esclamai
Il ragazzo annuì debolmente
Cercai freneticamente nella borsa dei farmaci e gli portai una Tachipirina e dell'acqua per buttarla giù, una volta presa la pastiglia il ragazzo si adagiò di nuovo sul letto con il fiato leggermente corto per lo sforzo.

Rimasi a guardarlo qualche secondo pensando a cosa avrei potuto fare per farlo stare meglio, poi mi coricai affianco a lui appoggiandogli un panno umido sulla fronte e accarezzandogli i capelli per farlo rilassare, mi avvicinai lasciandogli un leggero bacio sulla guancia e gli sussurrai all'orecchio: "Vedrai che starai meglio", un leggero tremolio percorreva ancora il corpo del ragazzo ma sembrava effettivamente starsi tranquillizzando un po', mi soffermai a guardarlo in viso, era ancora più pallido del solito, aveva le labbra leggermente dischiuse, doveva essersi già riaddormentato a causa della stanchezza data dalla febbre alta.
Mi girai a controllare l'orario, erano le 5 di notte, dopo circa un'ora passata sveglia a controllare il ragazzo febbricitante che intanto era ricaduto in un sonno profondo mi riaddormentai anche io accanto a lui.

Let's Value Our Lives || L x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora