Capitolo 32. Disagio

138 8 9
                                    

Poi arrivò il pranzo, gustoso, e Pablo si addormentò, così noi uscimmo:

'Abbiamo molto di cui discutere' dissi quando eravamo in corridoio 

'Lo so, da cosa partiamo?' 

'Dal fatto che in casa non ci stiamo più, mandare via Pedro è fuori discussione' 

'Perché staremo stretti?' 

'Dove mettiamo il letto di Pablo?' 

'Perché pensi che dormirà da solo? Dopo ieri notte dubito' Ridemmo 

'Ci serve una casa più grande' 

'Lo so Pedro mi ha detto che ne ha individuata una, oggi va a vederla' 

'Lui sa...' 

'No, gli faremo una sorpresa domani' 

'Bene; poi il lavoro, pensavo di prendermi un mese o due, sono ferie arretrate degli ultimi due anni per stare con lui 24 ore su 24' 

'Sei sicura?' 

'Sì assolutamente' 

'Va bene allora' Sorridemmo prima di tornare dentro e aspettare che si svegliasse. 

Il pomeriggio fu veloce ma la notte un po' meno. Alle 10 Pablo volle che mi mettessi a dormire con lui come la notte precedente, ma qualcosa cambiò e mi spaventò. Diventare madre adottiva significa crescere un bimbo che non è tuo, che non è nato da te, che a volte non ti riconosce come mamma; è dura stringere un rapporto con lui, qualcosa di così naturale per i figli biologici. Il giorno precedente ho continuato a chiedermi se stessi facendo bene, se avessi sbagliato una parola o un gesto ma mai e dico mai mi sarei aspettata ciò che successe quella notte. Alvaro, devastato dal turno di notte del giorno prima, crollò sulla poltrona mentre io leggevo. Pablo poi volle abbracciarmi per dormire ma al posto di posizionarsi come la notte prima, mise la bocca davanti al mio seno e poi una mano su di esso. All'inizio mi sentivo molto a disagio, ero rossa, ma quando l'ho stretto tutto, mi sono detta: 'è tuo figlio, non è quello che hai sempre voluto?' 'Certo per la miseria' mi sono risposta, appuntandomi però di chiedere un consiglio ad Ana il giorno successivo. La mattina mi svegliai presto e con successo riuscì a sgattaiolare fuori dal letto senza svegliare Pablo, aprì la porta piano e vidi un'infermiera che si stava vestendo:

'Scusami, sai dirmi dov'è Ana?' 

'Al centralino' 

'Grazie' Arrivai e lei 

'Stai smontando dal turno?' le chiesi 

'Sì, c'è qualcosa che ti serve?' 

'Hai 2 minuti per parlare, posso accompagnarti alla macchina' 

'Perfetto - ci spostammo - quindi dimmi, riguarda Alvaro?' 

'No è per Pablo' 

'Non volete più prenderlo con voi?' 

'Nono, non siamo mai stati più sicuri..' 

'Solo che?' 

'è molto intimo' 

'Dimmi tutto' 

'Vorrei che Alvaro non lo sapesse, per ora' 

'Sono una tomba'

'Bene, da quanto ho visto Pablo è molto affettuoso, cioè quando si affeziona è molto appiccicoso - annui - non mi dà fastidio ma questa notte è successa una cosa che mi ha messo a disagio' 

Rinascita || AU ALVITZ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora