Capitolo 3. Anche tu?

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ITZIAR'S POV:

'Scappare dalla fidanzata ovvio' Sussurrai a me stessa prima di prendere due birre e passare a pagare. Tornai a casa, mi sdraiai sul divano e un senso di stretta al cuore mi colse improvviso, mi mancava Alvaro, immensamente. Non lo conoscevo neppure eppure sentivo il bisogno di averlo accanto. 'Itzi è fidanzato' mi ripetevo, e mentre lo facevano arrivò Najwa: 

'Chi è fidanzato?' 

'Alvaro' 

'Oddio ancora lui? non puoi parlarci?' 

'L'ho fatto, l'ho incontrato al market stamattina' 

'Cosa vi siete detti?' 

'Come stessimo e poi lui ha detto che doveva andare, ovviamente dalla sua fidanzata' 

'Ascolta Itzi, guardami: sei una donna bellissima, con degli occhi stupendi, un bel culo e una terza. La donna che tutti vorrebbero. Alvaro probabilmente è timido o si sente strano proprio come te, devi dargli tempo, gli uomini sono lenti' 

'Ho paura' 

'Di cosa?'

'Di amare' 

'Ascolta: la vita va avanti, tu devi andare avanti, io sarò qui chiaro?' Chiese e io annui 

'Domani vai all'ospedale?' richiese dopo un minuto di silenzio 

'Si tutta la mattinata, porterò dei disegni da colorare non potendo fare teatro o cose del genere'

 'Se ti serve qualcosa chiama' 

'Certo' 

E così arrivò la sera e con essa i sogni con lui. La mattina dopo mi svegliai presto, mi feci una doccia e mi preparai: scelsi una camicetta leggera azzurra e dei jeans. Presi la macchina e arrivai all'ospedale, qui mi misi la targhetta obbligatoria con i miei dati sopra e appena varcai la porta i bimbi mi corsero incontro felicissimi. Li salutai uno a uno, l'ultimo fu Pablo, un bambino di 3 anni, malato di leucemia, chiese: 

'Perché hai la mano bianca?' 

'Perché mi sono fatta male, succede' 

'Ma ora stai bene?' 

'Certo, andiamo al tavolino a giocare, vi va?' 

'Si' urlarono tutti in coro. 

Dopo una decina di minuti vidi un bambino distrarsi e guardare la porta: c'era un medico, non uno qualsiasi ma Alvaro. I miei occhi brillarono mentre prendeva in braccio i bambini che erano andati correndo da lui per giocare. Mi guardò sorridendo, così andai verso di lui, i bambini scesero dalle sue possenti braccia rimanendo a guardarci:

'Non pensavo di vederti qui' 

'Nemmeno io' arrossì e io con lui 

'Cosa avevi intenzione di far fare oggi a questi mostriciattoli?' chiesi mentre mi chinavo per fare il solletico ai piccoli 

'Un po' di teatro io, io pensavo questo' 

'Ottimo. Io purtroppo per la mano ha portato dei disegni da colorare' 

'Va bene, ci dividiamo bimbi?' chiese 

E subito i nani, come amavo chiamarli, si divisero esattamente a metà. Quindi presi i miei e ci risedemmo sul tavolino, e scritti i loro nomi sui disegni e iniziarono a colorarli. Qualche volta guardavo verso Alvaro per vedere il suo lavoro e sì, ci sapeva proprio fare coi bambini. Anche lui mi guardò qualche volta sorridendo, era così bello. La mattinata passò scandita dalle infermiere che chiamavano i piccoli per fare la chemioterapia. Alla fine presi tutti i disegnini e li appesi alla parete. In quel momento Alvaro comparve dietro di me:

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