Capitolo 34. Libro

140 8 4
                                    

ITZIAR'S POV:

Passammo alcuni minuti in quel bacio 'Quindi come si usa?' mi chiese spostandosi sulla tavola, gli feci vedere, lui sembrava molto attento e seguiva tutti i passaggi: 

(A)'Per quanto lo devi tenere?' 

'Un'oretta e mezza' 

'Parliamo?' 

'Sono curiosa della casa'

'è bellissima; è divisa perfettamente a metà, una sarebbe nostra e una di Pedro. Entrando dalla porta si trova subito il soggiorno con un grande divano, poi se si prosegue diritto c'è la cucina e le scale, se si scende si arriva alla taverna che vorremmo tenere insieme così che sia molto grande. Su invece ci sono un bagno, esattamente sopra quello del piano terra, la camera padronale con guardaroba per te e Naj, poi due camerette e il sottotetto, che può diventare la sala giochi per Pablo, almeno questa è l'idea di Pedro'

'Wow ti vedo molto convinto'

'Lo sono, ma possiamo parlare di un futuro più prossimo? Pablo viene a casa tra poche settimane...' 

'Il letto pensavo di prenderne uno con le sponde alte' 

'C'è un motivo particolare?' 

'Ho visto online che esistono lettini così, che sono aperti a lato così che il piccolo si trovi il letto matrimoniale e si senta vicino a noi senza pericolo di soffocamento' 

'Mi sembra perfetto visto che non abbiamo un'altra camera' 

'Bene poi ci sono da comprare i paraspigoli' 

'Ok li avevo già segnati'

'Non mi sembra manchi nulla' 

'E il seggiolino, dovrebbe essere uno di quelli abbastanza leggeri che guardano verso di noi' 

'Ok giusto, ottimo' Passammo un'ora a chiacchierare di queste cose e quando passò misi via il kit, proprio mentre lo facevo Pablo si svegliò 'Ciao campione' disse Alvaro distraendolo da me 'Papà!!' disse sorridendo 'Questo pomeriggio c'è la chemio' Ci ricordò e per fortuna perché in me mi ero dimenticata. Infatti poco dopo l'infermiera arrivò per sistemarlo, prepararlo per il tutto e poi portarlo via. Lo seguimmo ma quando entrò nella stanza ci bloccarono:

'Voi chi sareste?' 

'I genitori' 

'Ok, solo uno di voi può entrare' 

'Vai tu amore' mi disse Alvaro 

'No io ho già passato molto tempo con lui, è il tuo turno, sarà felicissimo' 

Pareva convinto così entrò mentre io ritornai in camera a leggere. Dopo un paio d'ore ritornarono insieme mano nella mano:

'Ehi, com'è andato?' 

'Bene mamma, papà è stato fantastico' 

'Lo è sempre' Commentai io facendo sorridere Alvaro. 

Dopo cena giocammo un po' e alle 9 andammo a dormire. Questa volta al posto di restare sdraiati Pablo volle sedersi sulle mie ginocchia per ciucciare. Era felice come il giorno prima mentre ci guardavamo; a un certo punto alzai gli occhi e vidi Alvaro fissarci, sì mi ero completamente dimenticata di lui 'Amore - dissi a mio figlio - se facessimo un po' di posto anche a papà? Muore dalla voglia di stringerci' Annui, così lui piano si avvicinò al letto, tirò giù la sponda e si sedette. Tese il braccio dietro la mia spalla tirandomi a sè, baciandomi la fronte, il tutto sotto lo sguardo attento di nostro figlio, che seguiva ogni nostra mossa. Ci furono tanti sorrisi quella notte, e la ricordo come una delle più belle della mia vita.

ALVARO'S POV:

Dopo essermi assicurato che le due persone più importanti si fossero addormentate mi alzaì e andai alla finestra ad osservare il cielo stellato. Pensai agli ultimi mesi, a quanto Pablo ci avesse stravolto la vita, a quanto amassi Itzi. Mentre lo facevo mi chiedevo 'Come ringraziarli?' Ci pensai su qualche minuto e poi mi venne in mente un'idea: scrivere un libro 'Ma sei pazzo?' direte: No assolutamente, sono solo innamorato della vita e voglio scrivere così da ricordarmi ogni attimo. Fiero del mio pensiero andai a sedermi sulla sedia e mi addormentai. La mattina dopo ci svegliammo tardi tutti insieme, andammo a fare una passeggiata in cortile per prendere un po' d'aria. Quando il piccolo stancò, mangiammo in stanza e lui crollò esausto. Pensai che fosse il momento perfetto per annunciare la mia idea 

'Itzi ho pensato a una cosa' 

'Cioè?' Chiese lei mentre sistemava il kit d'allattamento 

'E se scrivessi un libro su noi tre?' 

'Ma per puoi pubblicarlo?' era dubbiosa 

'Non lo so ancora in realtà, voglio ricordare questi momenti per sempre' 

'Va bene' 

'Posso iniziare ora ti dà fastidio?' 

'No assolutamente, vai' 

E così buttai giù la prima parte:

<< "La vita non smette mai di stupirti, può farti male oppure regalarti il miglior dono di tutti" 

Non mi sono mai ritrovato così d'accordo con questa frase. Arrivati ai 40 si pensa che ormai quello che si sa è quello che si avrà per sempre, ormai nulla può cambiare, soprattutto sul piano amoroso, che ormai è tardi per l'anima gemella, sempre che ci crediate ancora ovviamente. Ah ma che sbadato non mi sono presentato: in arte Alvaro Morte, sono un medico, primario di medicina generale a Madrid. No tranquilli, non avete sbagliato a leggere e nemmeno la copertina è sbagliata, già perché prima di tutto sono un papà, o almeno così mi chiama il bambino che ora sta dormendo accanto a me e alla mia compagna con una flebo attaccata. Pablo, così si chiama, è malato, ha una forma di leucemia acuta da quasi 2 anni. Molte persone quando ci vedono in giro ci chiedono come possiamo sopportare tutto questo: l'ospedale, il ricovero, vedere tuo figlio vomitare in chemio, gli esami, i fallimenti... La risposta è semplice: lo amiamo alla follia, lui ci fa stare bene, ci rende una famiglia e per chi non può avere figli naturali questo è magico. 'Aspettate, l'avete adottato?' Sì, questa è la frase che ci viene detta, seguita da: 'Ma chi ve l'ha fatto fare? è malato' La malattia è quello che vedono tutti ma i genitori come noi sanno cosa c'è dietro. Ci sono bambini felici, che ridono, che scherzano, che vogliono imparare cose nuove, che vogliono viaggiare. Questi sono loro: bambini normali con sogni normali. In questo libro, che non so se pubblicherò, racconterò la storia della mia famiglia: le difficoltà, lo sgomento, i momenti di gioia e di dolore. Tutto per mamma e papà come noi o semplicemente per persone curiose. Iniziò tutto il 19 marzo...>> 

'Papà che fai?' chiese Pablo facendomi uscire dalla trance 

'Ehi amore, stavo scrivendo' 

'Cosa?' 

'Quando ti amo' Venne verso di me correndo con le braccia aperte. Lo presi in braccio per farlo volare, per un paio di volte: lui rideva ed io anche.

Rinascita || AU ALVITZ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora