9. Es una niña

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Zulema si svegliò in infermeria, cullata dal fastidioso suono intermittente del macchinario che controllava che fosse ancora in vita. Aveva un polso ammanettato al letto ed era girata sul fianco destro.

Strizzó gli occhi, cercando di abituarsi alla luce del giorno, mentre una voce maschile alle sue spalle iniziò a parlare.

- Zahir, finalmente ti sei svegliata! -

Il nuovo medico, sulla trentina, non aveva assolutamente nulla di attraente. Altezza nella media, castano, neanche troppo magro. Decisamente meglio di Sandoval, comunque, almeno non aveva le occhiaie.

Zulema sbuffò quando si rese conto di quanto era stretta la manetta intorno al suo polso, non riusciva nemmeno a mettersi a sedere.

- È inutile che ci provi, è meglio che rimani sdraiata ancora per qualche ora. I punti devono seccarsi ancora un pochino prima di essere sicuri che reggano i movimenti quotidiani. -

Zulema roteò gli occhi, mentre il dottore continuò a parlarle.

- Era una ferita bella profonda, sai? Qualche millimetro più all'interno ed avrebbe trapassato la vena cava. Non ti troveresti qui, in quel caso. - le sorrise, ma Zulema non ricambiò. - Comunque, dovresti ringraziarmi, Zulema. Se non fosse stato per la mia insistenza nel sostenere il bisogno di cure, a quest'ora saresti in isolamento. Hai fatto proprio una cazzata questa volta, aggredire Alicia di notte, mentre era indifesa... - 

Zulema sgranò gli occhi. Era questa la versione che Sierra aveva fornito? Strinse le labbra e si sforzò di trattenere un'imprecazione. Non se la sarebbe cavata così facilmente. Ancora le sfuggiva il motivo che l'aveva spinta ad aggredirla di notte; sicuramente, il suo malsano sadismo occupava una grande fetta di movente, ma c'era anche dell'altro. Forse, l'aveva fatto proprio con l'intento di incolparla, per darle un motivo di essere protetta e creduta agli occhi delle autorità. 

La solita fottutissima stronza e manipolatrice. 

Ma Zulema non era da meno, glielo avrebbe dimostrato a tempo debito. 

Il dottore girò i tacchi nel vedere che non avrebbe ottenuto risposta, aprendo la porta ad una detenuta che stava attendendo fuori per essere visitata. Zulema vide con la coda dell'occhio una chioma bionda precipitarsi al suo capezzale. 

- Ah cazzo, sei sveglia. Era ora! - era Maca. 

- Fanculo bionda. Meno male che ho un sesto senso, non pensi? Potresti anche ringraziarmi per essermi presa una pugnalata al posto tuo. - 

Macarena alzò un sopracciglio con un ghigno divertito dipinto in volto, come a dire "ne riparliamo dopo" e Zulema non ebbe niente da replicare. 

- Forza, sdraiati qui e scopriti la pancia. - ordinò il dottore, indicando il letto a fianco a quello di Zulema. 

- Cazzo bionda, sono già passati 4 mesi? - le disse la mora, mentre guardava il dottore prendere l'attrezzatura necessaria per effettuare un'ecografia. 

- Sì, - rispose il dottore, precedendo Macarena, sogghignando all'idea che le due donne con le quali stava intrattenendo una conversazione condividessero lo stesso letto. - Se tutto va come previsto, oggi riusciremo a capire il sesso del bambino. - 

Zulema sgranò gli occhi nell'udire quell'affermazione, cercando inutilmente di nascondere e reprimere la forte emozione che aveva iniziato a pervaderla. Rabbrividì all'idea che tra 5 mesi Macarena avrebbe sfornato un neonato e lei non aveva ancora la più pallida idea di come uscire da quel carcere. 

Rimase in silenzio mentre il dottore eseguiva l'ecografia, guardando il piccolo monitor che lui aveva gentilmente posizionato in modo tale che entrambe potessero vedere le immagini. 

No tengo miedo a llorar (sequel di -No me jodas-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora