20: El final

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Sei mesi dopo: 

Zulema spalancò gli occhi a notte fonda, terrorizzata dal proprio respiro affannato e con la fronte imperlata di sudore. Allungò una mano al suo fianco e rabbrividì nel realizzare che non c'era nessuno. Si mise a sedere, cercando di tornare il più lucida possibile. 

Fece un respiro profondo e cercò di concentrarsi sulla realtà. 

Maca non era nel letto accanto a lei, ma non poteva essere lontana.

Improvvisamente, sentì un debole lamento provenire dalla stanza a fianco  e si pietrificò.

Ma non appena vide spuntare Maca sulla soglia con la piccola Lana in braccio, si tranquillizzò immediatamente ed un sorriso si dipinse sulle sue labbra. 

- Guarda piccola, andiamo a salutare mamma Zulema! - sussurrò Maca a sua figlia, osservando la mora sul letto. Capì che c'era qualcosa che non andava, così andò a sedersi al suo fianco mentre scopriva un seno per permettere all'affamata Lana di poppare. 

- Ancora quel sogno? - le chiese. 

Zulema abbassò lo sguardo e non rispose, ma la bionda comprese che significava sì. 

- Zulema... Sono passati mesi. Penso che dovresti parlarne con qualcuno. Non dormi, non mangi e sono settimane che non ti vedo ridere. Sierra ti sta uccidendo, anche a distanza. -

Zulema sospirò. Era la verità. 

Dopo la violenza che aveva subito a Cruz del Norte, la notte dell'evasione, non si era più ripresa. E rifarsi una vita con Maca e la sua bambina, in Marocco, lontano da tutto e da tutti, vivendo finalmente come avevano sempre sognato, sembrava non servire a nulla. 

Erano anche settimane che non facevano l'amore. Un po' per via della gravidanza, ma entrambe erano consapevoli che per Zulema farsi toccare era diventata una cosa estremamente intollerabile.

Era sempre stata forte ed era sempre sopravvissuta alle violenze ed alle ingiustizie più profonde. Ma Sierra l'aveva marchiata per sempre. 

Rimasero in silenzio, osservando assorte la piccola Lana addormentarsi tra le braccia di sua madre, dopo essersi saziata a dovere.

Quando fu immersa in un sonno profondo, Macarena la riportò nella sua culla, per poi tornare a letto e sdraiarsi accanto a Zulema, che era rimasta seduta nella stessa posizione in cui l'aveva trovata. 

Si guardarono per qualche istante, chiedendosi come avrebbero fatto ad aggiustare le cose. 

Forse, ci sarebbe solamente voluto del tempo. Molto tempo. 

Macarena le fece cenno di sdraiarsi accanto a lei. Zulema lo fece, voltandole le spalle. 

Così, la bionda la abbracciò da dietro, stringendola forte. La sentì sussultare a quel contatto, così la strinse ancora più forte, cercando di trasmetterle sicurezza.

Quando la sentì smettere di tremare, si concesse di chiudere gli occhi. Erano stati mesi duri anche per lei. Il viaggio in Marocco, poi il parto. Zulema era stata così forte nel sostenerla in quei momenti difficili, che nelle ultime settimane, dopo la nascita di Lana, era crollata completamente. 

Le diede un delicato bacio sulla nuca, cercando di essere il più dolce possibile. Sentì la mano della mora stringersi alla sua, lei ricambiò la stretta. 

- Ti prometto che andrà tutto bene. Ci vorrà solo tempo. Tanto tempo. Abbiamo vinto tante guerre e vinceremo anche questa. Insieme. - le sussurrò. 

Non la vedeva in viso, ma riusciva ad immaginarla. 

Era sicuramente riuscita a strapparle un sorriso. 

No tengo miedo a llorar (sequel di -No me jodas-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora