10: No tengo miedo a llorar

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Zulema entrò in cella claudicante, cercando con lo sguardo Macarena. La trovò, sdraiata sul letto, intenta ad accarezzarsi la pancia fissando il soffitto. 

- Come la chiamerai? - le chiese, facendola sussultare.

- Come stai? - le chiese di rimando la bionda, mettendosi a sedere a gambe incrociate e facendole segno di salire sul letto insieme a lei. 

- Viva, ma non hai risposto alla mia domanda. - disse Zulema, arrampicandosi a fatica sulla scaletta. 

- Tu come vorresti che si chiamasse? - 

- Io?! - esclamò Zulema incredula. 

- Sì, tu. - replicò seria la bionda. 

Zulema scoppiò a ridere, ma vedendo Macarena rimanere così seria capì che non stava affatto scherzando. Si zittì, riflettendo, per poi dirle: 

- Sai, io sono una madre di merda. - 

- Infatti, non sei tu la madre. - le rispose Maca, con fermezza ed una serietà disarmante. 

Zulema rimase interdetta da quell'affermazione che cozzava incredibilmente con la domanda che le era stata posta solo qualche secondo prima. 

- Però, se vuoi, puoi fare il padre. Non so come funziona in questi casi, ma dato che fare la madre ti esce una merda, puoi stare tranquilla. - 

Scoppiarono a ridere entrambe, per poi ancorarsi l'una negli occhi dell'altra e sospirare all'unisono. Avevano passato dei giorni infernali ultimamente e quella conversazione così normale faceva sembrare tutto un po' meno drammatico. 

- Hai preso il pugnale? - 

- Sì, tranquilla. Anche se penso che Sierra non si farà vedere per un po'. Le hai fatto un gran bel buco, le hai lesionato il trapezio e l'hanno portata in ospedale d'urgenza, non potevano operarla qui a Cruz del Norte. - le disse la bionda, ridendo. 

- Quindi torni a dormire nel tuo letto? - replicò Zulema, approfittandone subito per provocarla. 

- Mmmm... Dipende. - 

- Da cosa? - 

- Se mi piace il nome che vorresti dare alla piccola qui presente. - le disse Maca, accarezzandosi la pancia. 

- Non proporrò nessun nome per nessuno, bionda. Su questo... - 

- Lana. - la interruppe Maca. 

Zulema si zittì, gelandosi sul posto. Involontariamente si portò una mano al tatuaggio sullo zigomo, ricordando i duri momenti passati nelle settimane successive alla morte di Fatima. 

Che, in realtà, avrebbe dovuto portare il nome Lana. 

Poche persone conoscevano quella storia ed una di loro era Macarena. Ed il fatto che avesse proposto proprio quel nome per sua figlia non poteva essere affatto una coincidenza. 

Si sforzò di trattenere l'inondante tristezza che sentiva salire dentro come uno tsunami, ma era troppo forte. Una lacrima sgorgò in concomitanza del tatuaggio, ma fu subito raccolta da Macarena, che la stava osservando attentamente. Lasciò che la piccola gocciolina si poggiasse sul suo polpastrello, per poi guardarla per qualche secondo. 

- Sai, ho aspettato tanto questo momento. - 

- Che cazzo dici?! - le rispose Zulema stizzita, guardando verso l'alto per ricacciare indietro tutte le lacrime che imploravano di scendere lungo le sue guance. 

- Il momento in cui avresti lascito il dolore uscire. Perché per quanto tu possa essere forte, ci sono ferite che nemmeno tu puoi ignorare. Non mi sono mai permessa di dirtelo, ma credo che ora sia giunto il momento. - 

No tengo miedo a llorar (sequel di -No me jodas-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora