16: Jugar con el fuego

40 5 4
                                    

Domenica pomeriggio: il giorno del colpo. 

Avevano pianificato tutto minuziosamente. Ogni eventualità, ogni conseguenza. 

Ora, che era giunto il giorno X, non restava che mettere in atto il piano. 

Zulema passò davanti alla cella di Julia, assicurandosi di essere notata, per poi iniziare a tenere un comportamento sospetto, guardandosi intorno per poi imboscarsi nei bagni. Quando si fu assicurata di essere stata seguita, si chiuse in un bagno e simulò una telefonata con Raquél. 

Non ci volle molto perché la porta del bagno venisse spalancata e lei afferrata per i capelli e scaraventata al suolo, con Sierra in prima linea pronta a romperle qualche osso. 

Per prima cosa, però, ruppe il telefono, per assicurarsi che chi fosse all'altro lato della cornetta non sospettasse di niente. Anche se non poteva sapere che, in realtà, dall'altro lato della cornetta non c'era proprio nessuno. 

- Lo sapevo che prima o poi ti avrei beccata con le mani in pasta, Zulema. In fondo, non sei perfetta nemmeno tu, non potevi nasconderti per sempre. - le disse Alicia, inginocchiandosi di fronte a lei e sollevandole il mento con due dita, mentre Julia la teneva schiacciata al suolo prona, premendo con un piede tra le sue scapole. 

Zulema le sputò, ma Alicia non si scompose. Continuò a fissarla mentre si asciugava la guancia con il dorso della mano, rialzandosi e facendo segno alle sue tirapiedi di immobilizzarla contro le grate della doccia. Le legarono le mani dietro la schiena ed attraverso la rete metallica, in modo che non potesse muoversi, per poi sedersi ad osservarla aspettando chissà cosa. 

Poi, dopo minuti incerti ed interminabili, Zulema udì la porta aprirsi alle sue spalle, ma non riuscì a vedere chi stesse entrando perché le coprirono gli occhi. Riusciva a sentire dei passi e dei lamenti. Capì che era Maca, anche se non poteva vederla. Del resto, Sierra era spietata, ma per certi versi anche prevedibile e non si era circondata di persone particolarmente intelligenti. 

- Zulema, tu sai cosa voglio sapere. - le sussurrò all'orecchio, facendole correre un brivido lungo la schiena. Zulema non rispose ed Alicia continuò: - e io so che non me lo dirai. Quindi, oggi staremo qui finché una delle due non cederà. - fece una pausa, poi aggiunse: - o delle tre. - guardando il pancione di Maca, che nel frattempo stava ricevendo lo stesso trattamento di Zulema. 

Nonostante quella situazione fosse stata pianificata, Zulema non poté fare a meno di avere paura. Erano già state tra le sue grinfie e sapeva di cosa era capace. Ora era diverso, perché avrebbero fatto finta di cedere per poi darle informazioni false, avrebbero mantenuto il controllo della situazione senza lasciarsi distruggere, ma, nello stesso tempo, se non fosse stato tutto abbastanza realistico, difficilmente lei se la sarebbe bevuta. 

Sarebbe stato come giocare con il fuoco, cosparsi di benzina in una giornata ventosa.

Ci furono altri secondi di silenzio, che non lasciavano presagire nulla di buono, finché, all'improvviso, l'acqua della doccia sotto la quale era stata legata Zulema si aprì. 

Inizialmente era fredda, gelida, ma poi iniziò a scaldarsi, sempre di più, ma senza diventare bollente. 

- Zulema, possiamo rendere tutto più facile e tornarcene in cella felici e contenti. Se mi dici dove sono nascosti quei due stronzi e cosa state architettando, posso cercare di farti ottenere una riduzione della pena, non ti pare un accordo equo? - le disse Alicia, palesemente sarcastica. Non credeva ad una parola che usciva dalla sua bocca nemmeno lei. 

Zulema non rispose, mentre Macarena iniziava a dimenarsi, esclamando: 

- Sierra, che cazzo significa tutto questo? Cosa vuoi da noi? Non sappiamo niente! - 

No tengo miedo a llorar (sequel di -No me jodas-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora