5. UNDER PRESSURE (1982)

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Come descrivere questa "Under pressure" cantata con David Bowie?

Un brano che vive sul giro di basso di John Deacon come la sua "Another bites the dust" che, solo un paio d'anni prima, aveva conquistato la dance.

Un brano che vive su un coro persistente che fa da sfondo ai dialoghi musicali in falsetto di Freddie Mercury e la voce calda del Duca Bianco.

Quasi un musical in una canzone che cambia continuamente ritmo tenendoti incollato al suo dipanarsi.

Ho parlato male del disco "Hot space" (purtroppo e giustamente non sono stato il solo...) che ha però il grande merito di contenere questo pezzo scritto da tutti e quattro i Queen.

Il tema di questo ultimo capitolo è proprio la firma comune delle canzoni: prima occasionale e, verso la fine, concordata.

Una scelta, per chiudere in armonia il loro percorso comune di amicizia e d'arte dopo qualche dissapore passato.

Il 1985 fu l'anno cruciale per il gruppo. Mercury sembrava stesse addirittura lasciando il gruppo per dissidi insanabili con gli altri tre.

Il suo cassetto era pieno di nuovi pezzi che non vennero però inseriti nell'album "The works".

Poi gli stessi, invece, si ritroveranno nella track list del suo primo album pop da solista.

Sembrava dovesse spaccare il mercato discografico e, invece, vendette pochissimo (meritatamente

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Sembrava dovesse spaccare il mercato discografico e, invece, vendette pochissimo (meritatamente...) rispetto alle aspettative.

Quando lo comprai pensai subito che fosse troppo "leggerino" nei suoni, ma del resto era la sua fase dance e bisognava avere pazienza.

I brani buoni, però, c'erano eccome: "There Must Be More to Life than This" è affascinante e riacquisterà luce in una raccolta del 2014, in cui Freddie Mercury divide lo spartito della demo con Michael Jackson.

"Made in heaven" e "I Was Born to Love You", invece, riarrangiati dagli amici in lacrime riprenderanno vita nel loro ultimo lavoro, pubblicato dopo la sua morte.

Ma torniamo al crocevia dell'85

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Ma torniamo al crocevia dell'85.

Quello stesso anno in cui le loro strade sembrano separarsi, c'è il Live Aid: manifestazione mondiale con concerti contro la lotta alla fame, a cui parteciperanno il gotha della musica di tutto il pianeta.

In un Wembley impazzito i quattro fanno pace con gli strumenti in mano e spaccano gli amplificatori risultando la band migliore per quanto e come sapevano coinvolgere il pubblico presente.

Non perdetevi questa "Radio ga ga" scelta della loro suite proposta al Live Aid, in cui battiti dei cuori e delle mani del pubblico battevano all'unisono.

Torneranno così gasati più che mai in studio e nell'album successivo "A kind of magic" dell'86 decisero di firmare da adesso in poi tutti i brani insieme come Queen: quella carica elettrica la si vede chiaramente in "One vision".

Una firma cointestata che sembrerà urlare al mondo la voglia di non dividersi più, inconsapevoli che nuove e più definitive nubi nere stanno per addensarsi nel loro cielo appena ritinto d'azzurro.

Freddie morirà per AIDS.

Resteranno un paio di album in cinque anni, con l'ultimo "Innuendo" del 1991 in cui la caleidoscopica title track dimostrò ancora una volta, se c'era bisogno, cosa sapevano produrre quattro menti creative come le loro: un flamenco rock!

L'album postumo "Made in Heaven" del '95 fu, in realtà, realizzato in studio dai tre utilizzando tutto il possibile cantato di Freddie Mercury che se ne andò emettendo note quasi fino all'ultimo respiro possibile.

Con questo triste finale torna d'attualità, quindi, il testo di un'altra canzone tratta da "Innuendo" scritta a quattro mani: "The show must go on".

Il sipario di Freddie Mercury si è chiuso.

Il re spettacolo andrà avanti anche senza il suo istrione, ma "la Regina" non morirà mai.

Per noi, altro giro altra band...

(Rock Band) Degne di notaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora