«Quello a cui avete assistito ne è una dimostrazione», confermò Pai Zhao. «Il pugnale ha protetto il suo possessore indifeso con la magia che noi abbiamo pensato di legargli.»
Guardai prima l'arma che reggevo in mano, con una gratitudine e un timore reverenziale, poi i miei genitori, sapendo che stavo per fare una domanda azzardata e sconveniente.
«Posso tenerlo?»
«Ma tesoro...» iniziò mia madre, venendo interrotta da mio padre, che sollevando le dita verso di lei fece capire di aver qualcosa da dire in proposito.
«Dicevi che la magia può essere una benedizione o una maledizione a seconda di come la si usa, e che dovevamo tenere lontane le nostre figlie da essa. Avevi assolutamente ragione.»
«Fabrizio», sussurrò lei, in un lamento, intuendo tra le righe cosa volesse dirle.
«Ma qualcosa di mostruoso ha ormai iniziato ad aggirarsi per le vie della città, e ora come ora, non me la sento di privare mia figlia dell'unica arma che può difenderla.»
«Oh, va bene, d'accordo», rinunciò mia madre, poco dopo, sforzando un sorriso. «Se nessuno dei presenti è contrario, quel pugnale magico apparterrà a Sofia, d'ora in avanti.»
«Avrai un po' del mio potere sempre con te», giunse la voce di una donna dai corti capelli castani che si era avvicinata a noi.
Doveva essere di mezza età, la sua pelle non era più liscia, ma i suoi occhi scuri mi stavano scrutando in modo curioso e gioviale.
«Mi auguro ti porti fortuna», continuò, porgendomi il rispettivo fodero.
«Me lo auguro anche io», convenni, rinfoderando la lama di acciaio e mettendo con cautela il pugnale dentro la borsa.
«Sei una ragazza giudiziosa, per cui mi aspetto che tu lo usi solo in caso di stretto bisogno», si fece sentire di nuovo Alba.
«Puoi stare tranquilla, mamma, non è mia intenzione liberare meduse o altre magie acquatiche mentre mi trovo a lezione di matematica generale con altri cento studenti.»
«Ah, mi piace, è diventata sarcastica come me, la nostra seconda figlia», sogghignò mio padre, compiaciuto.
«Lo credo bene», commentò lei.
«Anche tu ne hai già uno per te, pa?»
«No, ma io ho tua madre vicino venti ore su ventiquattro», rispose, stemperando l'atmosfera. «Basta e avanza.»
«Veramente un bel pugnale», disse Tommaso alla donna che lo aveva lavorato con la sua magia. «Quanto ci ha messo per farlo diventare così?»
«Mestiere di squadra, questo», rispose lei, con umiltà. «Un quarto d'ora, o venti minuti, direi.»
«Potrebbe mostrarmi come fa esattamente?» proseguì lui, volenteroso. «Ero incerto se prestare il mio fuoco magico ai Ranier per gli Zhao, ma ora mi sono deciso per il sì.»
«Sicuro, vieni con me», lo esortò, cordiale, facendogli cenno di seguirla. «Le prime volte può essere fiaccante, poi ci si abitua.»
Si allontanarono, e quando furono abbastanza distanti, mi tornò alla mente il raccapricciante scheletro dagli occhi gialli che aveva attaccato Tommaso in quello studio, il suo Dysdaimon, e mi chiesi che tipo di paure lo avessero originato.
Tommaso era un ragazzo che aveva sofferto per il suo potere, ma che si era adattato ed era andato avanti, e che ora si stava apprestando ad usarlo di sua iniziativa per aiutare gli altri. Era ammirevole, e il pensiero che là fuori ci fosse ancora quel mostro pronto a tendergli una imboscata, mi dispiaceva.
«Andrà bene d'ora in poi, per lui?» chiesi alla Signora Zhao, che li stava osservando soddisfatta.
«E' un Figlio del Fuoco, sa il fatto suo», rispose soltanto.
Tommaso mi sorrise da lontano, e io ricambiai, facendogli un cenno con la mano. Speravo che Pai avesse ragione.
Poco più tardi, feci presente che volevo tornare a casa, e i miei genitori mi lasciarono uscire dall'azienda da sola, senza fare storie.
Sapere che ora avevo un pugnale magico dentro la borsa li tranquillizzava. E, a dirla tutta, faceva sentire meglio anche me. Almeno in parte.
Cercavo di essere positiva, mi dicevo che ogni problema si sarebbe risolto in tempo, e io non avrei mai incontrato il mio Dysdaimon, ma era difficile crederci sul serio.
Aprii il portone d'ingresso come se stessi tagliando un traguardo importante: ancora un altro passo e mi sarei salvata. Dentro le mura di casa, niente avrebbe potuto mettermi in pericolo. Mi piaceva pensarla così, anche se poteva non essere più vero.
Nonostante fosse solo tardo pomeriggio, mi cambiai gli abiti e mi stesi sul letto, sprofondando la testa nel cuscino. Era stata una giornata intensa ed ero emotivamente distrutta.
Dietro le palpebre serrate, nel buio della mia mente, brillarono un paio di occhi verdi e, insieme a essi, un viso che sottrasse ogni mio respiro, e sembrò rubare, a uno a uno, i battiti del mio cuore, portandoli via con sé.
La pelle sotto le ciglia iniziò a pizzicare, e anche senza tastarmi, seppi che mi erano scese lacrime, incontrollate e inaspettate.
C'erano tante ragioni per le quali avrei dovuto essere triste, alcune ben più gravi di uno Spirito Guida che andava a fare il suo lavoro in un Piano lontano, eppure...
La dichiarata assenza di Rydios mi faceva sentire male dappertutto, mi rendeva debole e malinconica.
Mi tirai su e scorsi la rubrica del cellulare fino a trovare il numero di mia sorella. Avevo bisogno di scriverle, perciò aprii un nuovo messaggio e digitai le parole che volevo dirle.
"Sono successe molte cose in questi giorni, Giuli. Non puoi neanche immaginare quante. Non vedo l'ora di vederti. Un abbraccio."
Sofia guadagna un suo pugnale, e Tommaso si decide ad aiutarla nella causa dei suoi genitori, dopo essere sfuggito a un attacco del suo mostro. Bastera' per proteggersi? Cosa accadra' d'ora in poi? Per ora, vi anticipo che stiamo per rivivere un po' di romance❤ a domani!
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Astral - Il nostro piano
Fantasy🏆 WATTYS 2021 WINNER 🏆 Sofia abita a Milano, ha due amiche con cui segue le lezioni in università, Nadia e Fabiana, e un ragazzo che le piace da sempre, Mirko, ma la sua vita viene improvvisamente sconvolta quando si rende conto di essere in grado...