Capitolo 3.1

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                                                  L'incontro con Rydios

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                                                  L'incontro con Rydios

Mi ritrovai di nuovo sotto la pioggia, diventata battente. Ero scioccata e tremavo un pochino. Non mi capacitavo di quello che era successo. Non solo Mirko era riuscito a percepire la mia presenza (per fortuna non a sapere chi fossi), ma gli avevo pure sentito dire che vedeva gli spiriti.

Mirko vedeva i morti. Non sapevo quando succedesse o come funzionasse, ma era una desolante certezza con cui dovevo fare i conti.

L'espressione con cui il ragazzo aveva parlato verso il vuoto della stanza era così afflitta, ma allo stesso tempo così irremovibile. E quell'intruglio di erbe di origine sconosciuta che aveva bevuto e mi aveva letteralmente sbattuto fuori dalla sua casa... c'erano troppi misteri intorno a lui e a suo padre.

Avevo capito che Mirko non era il tipo di ragazzo che avrebbe portato normalità nella mia vita. Io uscivo dal mio corpo e vedevo gli spiriti, lui faceva anche prima, stava nel suo corpo e li vedeva lo stesso!

Mi allontanai velocemente dal suo palazzo, mi sentivo in colpa per esservi entrata senza che me lo avesse chiesto, e per aver visto qualcosa di suo e intimo che non avrei dovuto vedere.

Mi spostai tra le fitte gocce che cadevano dal cielo, seguendo la corda d'argento nel suo percorso a ritroso fino al mio corpo.

Le persone eteree in giro erano meno rispetto a prima, ma in compenso, in aria apparivano e scomparivano con più frequenza quelle masse irregolari simili a bollicine che avevo già notato.

Erano dappertutto, ma la maggior parte di esse si formava e si distruggeva in un tempo così rapido che non riuscivo a seguirne l'evoluzione. In esse, di tanto in tanto, mi capitava di scorgere immagini.

Ero a pochi minuti da casa, vedevo già l'arrivo, quando all'improvviso una massa lungo il mio tragitto crebbe velocemente di dimensioni. Luci scure saettavano al di fuori di essa e una polvere grumosa si sparse tutt'intorno.

«Stai attenta! E' pericoloso», strillò una voce maschile.

Il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi mi ricomparve davanti, come una celestiale visione, interponendosi tra la massa in fermento e me.

«Che cosa sta succedendo?» squittii. Non sapevo se essere più sconvolta per il suo inaspettato ritorno o per l'anomala situazione.

«E' un ectoplasma aggressore, una forma- pensiero negativa molto forte. Stai dietro di me, non fare nulla fino a quando non te lo dico!»

La massa implose e si modellò fino a trasformarsi in una figura nitida. Aveva gli occhi rossi e la pelle completamente nera, come se fosse appena sopravvissuta a un incendio, le sue fattezze ricordavano qualcosa di umano, ma allo stesso tempo lo negavano.

Mosse le labbra scure e ne uscì un lamento che mi fece crollare su me stessa, le mani sulle orecchie a cercare di non sentire. Quel terribile suono mi paralizzò in una posizione supina ai suoi piedi, impedendomi qualsiasi movimento.

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