Capitolo diciassette

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17.


"Non possiamo crogiolarci!" esclamò irritata Ayame, staccandosi dalle zampe di Bepo e cercando di camminare per tornare indietro e salvare il suo Ace. Venne fermata dal tono di voce del suo capitano, fermo e più cupo del solito.
"Non permetterti di fare un passo" fece una pausa, respirando "se torni lì dentro, non so davvero come potrai uscirne. VUOI CAPIRLO O NO CHE SONO PIU' FORTI DI TE?!" gridò, incrociando il suo sguardo con quello della sua subordinata.
Law notò come entrambi i suoi compagni rimasero pietrificati di fronte a lui, incapaci di replicare a quella sua frase. Era vero, pensò Ayame, sicuramente non avrebbe potuto fare granché, ma non avrebbe mai lasciato Ace da solo lì fuori ad affrontare Mont d'Oir. Ne andava del suo legame che aveva con il corvino. L'uso di quel tono da parte del loro capitano, non era frequente poiché lo avevano sempre visto come una persona pacata nelle parole e aggressiva negli attacchi.
"Capitano... e se Ace si ferisse?"
"Bepo, sono un medico, lo curerò io. Ma dovete fidarvi di me, non possiamo tornare lì!"
"Ci sono Shachi, Ikkaku e Penguin da salvare..." sussurrò l'orso bianco, abbassando i suoi occhietti neri sulle sue zampine e non avendo il coraggio di guardare i due in viso a causa della sua frase buttata lì, senza un filo logico.
"COSA?" domandarono i due all'unisono, facendo sì che Trafalgar scattò in piedi, reggendosi dopo poco al suo amato visone a causa di un piccolo mancamento dovuto alle sue forze.
"Bepo, dovrai darmi una cazzo di spiegazione, sappilo! E tu-" guardò verso Ayame, facendo una piccola pausa delle sue per elaborare il tutto "devi venire con me"
"Scordatelo, non lascerò lì dentro Ace" continuò, alzandosi i capelli in una coda, "andrò con o senza il tuo aiuto, capitanuncolo dei miei stivali!"
Mentre la ragazza si appropinquò per dargli le spalle, Law non poté far a meno di serrare i pugni e avanzare di un passo verso di lei per seguirla e darle l'aiuto che le necessitava; non poteva lasciarla fare da sola, si sarebbe fatta uccidere.
D'altrocanto, però, pensò alla sua testardaggine e al fatto che in ballo c'erano anche le vite dei suoi compagni di ciurma. Non poteva lasciarli da soli per salvare una persona che neanche gli era simpatica.
Chiuse per un attimo gli occhi e la mandò mentalmente al diavolo, girandosi verso Bepo e piantando il suo sguardo glaciale in quello impaurito della dolce palla di pelo bianca: l'orso lo notò, osservò la sua ira, il suo fastidio nel dover lasciare da sola Ayame, nel dover accorrere per salvare i suoi subordinati che si erano messi in pericolo non seguendo alla lettera il piano da lui imposto. Si sentì maledettamente in colpa perché se solo non avesse acconsentito alla stupida idea di Shachi, non sarebbero stati lì in quella situazione. Forse, chissà, pensò Bepo, addirittura sarebbero già nel loro sottomarino.
"Sappi che questa volta ti lascerò morire, stupida!" disse infine, ricevendo da parte della sua subordinata un "ci sarà Ace e se non dovessi farcela, morirò. Addio"
Soffocò un grido e si avviò cauto con Bepo per raggiungere gli altri.








Quando Ace fu raggiunto da Ayame, il corvino ebbe in viso un'espressione stanca ma al tempo stesso infuriata per averla vista tornare lì.
Trasformatosi in un vortice di fuoco, spazzò via Mont d'Oir, prendendosi quel secondo per sgridare la bionda "cosa diavolo ci fai qui!?"
"Sono venuta ad aiutarti! Non ti lascio, Ace!"
Pugno di fuoco sapeva perfettamente che quelle parole erano state dette in merito alla situazione in cui si trovavano, ma non riuscì proprio a nascondere quel suo sorrisetto che fece capire alla sua amica quanto egli avesse apprezzato. Al tempo stesso, però, aveva un gran terrore e senso di colpa per averla trascinata, anche se si era promesso di difenderla in qualsiasi situazione e a qualsiasi costo.
Mont d'Oir sembrò non riuscire più ad alzarsi, tant'é che fu allora che Ayame si avvicinò a lui, per infliggergli l'ultimo colpo di grazia e andare ad aiutare gli altri. Seppur dietro le grida affaticate di Ace, Ayame - testarda come al suo solito - raggiunse il nemico, pronta per attaccarlo e finire lì quella storia. Peccato, però, che fu spazzata via non appena potette.
Mont d'Oir riuscì ad esprimere al meglio ciò che tutti pensavano di Ayame in quel momento, affermando tali parole con ironia e superiorità "che ragazzina ingenua... sei proprio una stupida novellina"
Fu in quel momento che Ayame ebbe il coraggio di alzarsi, nonostante i dolori inflitti e le ferite gravi su tutto il suo esile corpo, e scagliare contro di lui l'attacco più potente che potesse usare, gelando se stessa e colpendolo ripetutamente, senza dare il minimo cenno di cedimento.
Ace rimase a bocca spalancata, non riusciva a credere a ciò che stava osservando: quella era la sua Ayame, non quella ragazza sottovalutata da tutti coloro con cui era stato a contatto in questi ultimi giorni. Si diede forza e andò ad aiutarla, concludendo lì la lotta ed uscendo per sempre da quella sudicia stanza.
Mentre correvano verso i loro amici, Ace notò come la ragazza al suo fianco fosse affaticata a causa di quell'attacco mai lanciato prima. Doveva essere nuovo, soprattutto perché notò il momento esatto in cui le braccia della ragazza diventarono nero pece: doveva essere l'haki dell'armatura.
"Un ultimo sforzo, ci siamo quasi, Ayame!" esclamò, incitandola a continuare.
Purtroppo per lui, la ragazza svenne, complici le ferite gravi su tutto il corpo e quel suo nuovo attacco che l'aveva resa maledettamente debole. Si ripromise di documentarsi al meglio non appena tornati al sicuro. Si spaventò, chiamando diverse volte la sua amica ma non ricevendo nulla in risposta.
La prese tra le braccia e si guardò attorno, sentendo dei passi che a breve li avrebbero raggiunti: era chiaro che così non poteva combattere. Tentò di pensare il prima possibile ad un piano, ma niente risultò efficace tanto quanto darsela a gambe e lasciare Trafalgar Law e i suoi a sbrigarsela da soli.
Ma il solo pensiero di compiere un atto del genere, nonostante non provasse alcuna simpatia nei confronti del capitano, lo fece sentire sporco, soprattutto perché Ayame non glielo avrebbe mai permesso e soprattutto perdonato. Sospirò, cominciando a correre rapidamente per raggiungere la stanza del poignee griffe: l'istinto gli diceva che gli altri erano al suo interno.












Non appena Bepo e Law ebbero la visione della stanza, si trovarono dinanzi a loro Katakuri, con le braccia conserte e un ghigno che, seppur con il viso nascosto da una sciarpa bianco latte, lasciava trasparire il suo sentirsi soddisfatto.
"Pensavi davvero che avessi creduto a quella scenetta?" domandò, non aspettando neanche risposte "non sono un idiota, so chi sono i miei sottoposti. E sapevo chi fossi tu, mio caro visone, navigatore della ciurma dei Pirati Heart. Ciao," si rivolse al chirurgo "mio caro Trafalgar D. Law"
Il capitano si irrigidì, guardando subito in alto e vedendo i suoi compagni star bene, seppur intrappolati con il mochi del nemico.
"So bene cosa volete e sappiate che non uscirete vivi di qui, anche perché io sono famoso per non aver mai lasciato vivo nessuno che oltrepassasse il mio palazzo" concluse, disponendosi per attaccare, ma inevitabilmente fermato dall'ingresso di Ace con Ayame tra le braccia.
Appena Law vide ciò che ebbe alle sue spalle, si rigirò verso Katakuri, ordinando a Bepo un veloce "portala fuori di qui!" per poi difendere con tutte le sue forze se stesso dall'imminente attacco del figlio di Big Mom.
"Prendeteli, non lasciateli fuggire!!" esclamò, cercando di tenere tutto sotto controllo e di rimanere concentrato sullo scontro che di lì a poco avrebbe incluso anche il famoso Ace Pugno di fuoco.
"MAMMA MAMMA" si udì da lontano, segno che - come era stato predetto dal chirurgo - il peggio stava proprio per arrivare. La voce di Big Mom tuonò in tutte le mura del palazzo, segno che a breve sarebbe giunta nella stanza del combattimento.
Bepo riuscì a prendere Ayame per scappare via ma, non appena Katakuri riuscì ad accorgersene, gli sbarrò la strada con del mochi fresco.
Law ed Ace agirono combinati, usando i loro poteri all'unisono per tentare di far sparire Bepo. In merito a ciò, Trafalgar pronunciò uno "shambles" così da far scambiare i due compagni con un sottoposto di Big Mom che era al di là del muro di mochi.
"MALEDETTO!!!!" tuonò Katakuri, irruento e preparandosi al suo attacco migliore.



Bepo corse con tutta la sua forza per cercare di uscire da quel palazzo e quindi far si che quell'incubo finisse almeno per lui e la sua amica. Non poté far a meno di pensare a quanto si sentisse in colpa per tutto quel casino a cui aveva dato vita. Si meritava una punizione esemplare, se non proprio l'esclusione dalla ciurma del chirurgo. Appena imboccò un corridoio che avrebbe portato alla porta di ingresso, notò una imponente figura che vi si era posta proprio davanti: era Big Mom.
"C-cavolo... e-e ora...?" domandò a se stesso, tremando e cercando di farsi forza per portare al compimento quest'ultimo ordine. Non poteva deluderlo ancora, soprattutto perché c'era in ballo la vita di un'altra persona. Bepo lanciò un rapido sguardo ad Ayame, rabbrividendo alla sola vista: le ferite si erano aperte ancora di più mentre il sangue aveva finito per imbrattare totalmente i suoi abiti. Aveva chiazze olivastre lungo il corpo sporcate con del liquido rossastro diventato quasi bordeaux a causa della sua asciugatura. 
"Perdonami" disse, cominciando a correre verso la direzione dell'imperatrice.
Bepo riuscì, con tanta fortuna, a passare tra le grosse gambe di Big Mom per poi ritrovarsi praticamente fuori al palazzo, circondato ovviamente da parecchie guardie. Si guardò indietro ed osservò come, la donna anziana, non si fosse accorta di nulla a causa della sua condizione confusa. Continuava a ripetere parole come "voglio la mia croquembouche... datemi la croquembouche..." o ancora "ucciderò per una croquembouche!". Cominciò, addirittura, a battere forte i piedi sul pavimento per poi lanciare un pugno verso un muro del palazzo Whole Cake.
Bepo pensò a come fosse stato possibile rendere docile l'imperatrice, facendo passare in secondo piano l'arrivo di una ciurma di pirati che avrebbero voluto rubarle solo il poignee griffe.
"Che sia stato il capitano?" si domandò ancora a se stesso, non facendo minimamente caso alle guardie che erano dinanzi a loro.
Bepo prese coraggio e poggiò delicatamente al suolo Ayame, per poi far fuori uscire delle scariche dal suo corpo.
"Levatevi di torno" disse, prima di far fuori tutti i piratuncoli che non avevano proprio nulla a che fare con quelli affrontati precedentemente.

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