Capitolo ventuno

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21.


"No, io non vado da nessuna parte, devi spiegarmi cosa volevi dire con quella frase prima"
"No"
"E invece ora si fa a modo mio, sono stufa di dirti sempre sì"
"Cosa vuoi che ti dica, che sono stufo di vederti sempre appiccicata ad Ace?!" quell'ira che tanto reprimeva in se stesso Law, era uscita allo scoperto, facendo sì che Ayame spalancasse gli occhi sorpresa.
"Ah sì, e come mai?"
Lo stava provocando e questo il chirurgo lo sapeva, lo infastidiva. Erano gli stessi giochetti che usava lui con lei ed ora, questa assurda tensione sessuale che c'era tra di loro, stava di nuovo per esplodere, portandoli l'uno dentro il corpo dell'altro. Era inevitabile, si capiva perfettamente quanto fosse forte la loro connessione solo osservandoli da lontano o vedendo i loro sguardi complici. Riuscivano a capirsi anche senza parlare, legati come da un filo invisibile che per quanto fosse lungo era anche immensamente stretto proprio per non rompersi mai.
"Io detesto che qualcun altro ti sfiori" sussurrò sempre più vicino a lei, giusto per riprendere in mano il controllo della situazione "...o che ti tocchi, ti baci..." sussurrò ancora, vicino il suo lobo d'orecchio, in modo così dannatamente sensuale tanto che ad Ayame fece accapponare la pelle. Law prese ad accarezzarle la schiena, scendendo verso il basso fino al suo sedere, palpandolo con il suo grosso palmo della mano. Gli scappò un piccolo gemito non appena ci affondò le sue dita. Era così tanto preso da quella ragazza che le sue pupille si erano dilatate a dismisura, segno che gli piaceva ciò che aveva dinanzi a lui. Ayame, d'altro canto, portò le sue mani dietro il collo del corvino, sorridendogli e lasciandogli un lento bacio, fin quando non si scostò rapidamente all'apertura delle labbra del ragazzo.
"E no... devo ancora capire il motivo di quella frase..." sussurrò ancora divertita.
Law era palesemente rimasto intrappolato tra le iridi di Ayame, la quale avendo compreso perfettamente, se ne stava prendendo gioco. E a lei piaceva, da morire anche. Adorava guardare un Law totalmente diverso, quasi con la corazza schiusa completamente. Voleva davvero continuare a scoprire quel ragazzo che pian piano, stava entrando nel suo cuore. Che si stesse prendendo una forte cotta? Ayame non lo sapeva, o meglio, anch'essa non voleva riconoscerlo a se stessa forse proprio per l'identica paura del chirurgo: rimanere delusi.
"Sei proprio una novellina in qualsiasi cosa..." ridacchiò di lei, passando la mano sul suo viso e accarezzandolo, per poi baciarla prima sulla fronte, scendendo poi sul naso e infine con un casto bacio che di lì a poco avrebbe preso sicuramente un'altra piega. Ma Trafalgar, però, non era d'accordo a lasciarle la strada spianata, doveva capire che lui non era tipo da trattare come un giocattolo. L'immagine di lei ed Ace ricomparve in mente, costringendolo a tornare inacidito.
"Ti piace pugno di fuoco, mh?"
"E anche se fosse?" continuò a provocarlo, senza capire che se avesse continuato così ancora per un po', sarebbe finita per scottarsi fortemente.
Law si passò la lingua fra le labbra e le prese saldamente il fianco, mordendole e succhiandole la pelle del collo, non volendosi più staccare. Non appena fu costretto a farlo, a causa dei gemiti di dolore da parte della bionda, osservò il suo capolavoro: un perfetto succhiotto che avrebbe fatto capire a tutti la proprietà esclusiva.
"Sei proprio un cretino, Trafalgar Law" e lo baciò, fissandolo per un momento compiaciuta e gettandolo sul letto per poi mettersi a cavalcioni su di lui. L'eccitazione dei due cresceva secondo dopo secondo e, nonostante non fosse la prima volta che si trovassero in quella situazione, i loro battiti cardiaci erano sempre forti.
Law la buttò dall'altro capo del letto, ritornando alla domanda di prima e tentando di avere una risposta in modo serio "non sto scherzando, in quanto tuo capitano ho il diritto di saperlo"
"Ah davvero? Ora ti preoccupi di conoscere la vita sentimentale anche della tua ciurma?" fece una pausa notando come la sua espressione in viso fosse tramutata velocemente "e dimmi, Shachi ha una fidanzata? Oh e... Ikkaku, invece? Ho visto come ti guarda"
Il capitano girò subito lo sguardo, sbuffando "non vorrai fare la stupida ragazzina gelosa"
"Non sono gelosa, cretino!"
"Sappi che da parte mia, questa nostra... cosa finisce qui finché non mi darai una risposta alla domanda"
Ayame gonfiò le guance arrabbiata, alzandosi di scatto dal letto e innervosendosi "questa nostra cosa, cosa? Che ogni tanto andiamo a letto? E dovrebbe finire perché io preferisco tenere privata la mia vita?"
"Cosa c'è di strano? VOGLIO saperlo! Io devo essere al corrente di tutto, sono il tuo capitano!"
Ayame schiuse le labbra, pronta per dargli la risposta che tanto si meritava: era stufa di dover fare sempre nel modo in cui voleva Law, certo era pur vero che fosse il loro capitano, ma questo non implicava il dover parlare della sua vita privata, di dover screditare Ace alle sue spalle, quelle erano cose che includevano solo loro due e non Trafalgar, non era mica un triangolo.
"Sono cose mie" poi continuò più decisa che mai "e a me non importa se tu vuoi troncare... questa... cosa. Sarai tu a tornare da me perché non saprai neanche resistere nel non portarmi a letto!" esclamò adirata, aprendo la porta e chiudendola alle sue spalle.









"Ma tu guarda se devo farmi trattare così da questo!" esclamò, parlando con una persona totalmente immaginaria o addirittura con se stessa. In quel momento decise di andare da Bepo per domandargli aiuto nelle tecniche e con i suoi poteri, siccome era l'unico che poteva darle una mano realmente. Il suo piano di crescere in merito alla forza non era svanito, anzi, diventava via via più grande: desiderava con tutta se stessa dimostrare a chiunque quanto fosse diventata forte e impenetrabile.
"Bepo!" esclamò vedendolo al timone del sottomarino "ti ho trovato, ho bisogno di te, devi aiutarmi a migliorare i miei poteri... ne ho davvero bisogno"
L'orso bianco prima di tutto volle così tanto domandarle come fosse andato con il suo capitano, anche se desiderava non impicciarsi troppo per non mettere nessuno dei due a disagio.
"Com'è andata con il capitano?"
Oh rabbia, pensò subito Bepo, arrabbiato con se stesso. Come poteva essere stato ancora una volta così stupido? Era chiaro che ora avrebbero discusso.
"In che senso, cosa sai tu che io non so?"
"O-oh n-niente! Giuro!" ed era la verità, fondamentalmente e teoricamente lui era all'oscuro di qualsiasi cosa che li riguardasse. Tutto ciò che sapeva, poteva solo immaginarlo conoscendo, ormai, il suo capitano.
"Mm... nulla, voleva che gli traducessi i poigne griffe, ma per quanto mi riguarda può vedersela anche da solo, non ho voglia di fargli favori"
"Giusto, ma... mi sembra di capire che anche il tuo obiettivo è quello di arrivare a Laugh tale prima di qualsiasi altro pirata o... sbaglio?"
"Non sbagli. Saprò per certo quando ricominciare, perché è chiaro che pretendo di essere la seconda piratessa a sbarcare su quell'isola, però prima di tutto ho bisogno di riuscire a sfruttare al meglio i miei poteri con il mio relativo haki"
"In questo caso... ti servirà molto allenamento e un bel po' di spiegazioni, il capitano non ti ha detto cos'ha scoperto?"
"Beh, mi ha rubato il cuore, materialmente parlando, mi ha detto poco e niente su ciò che Ikkaku ha trovato sui miei poteri... se sei a conoscenza di altro mi piacerebbe saperlo"
"Ci sono tre haki diversi in totale, quello del re è quello più particolare e ovviamente più raro... è difficile arrivarvici. Il tuo, da quello che ho potuto notare è quello basico, dell'armatura. Riuscirai a padroneggiarlo con il mio aiuto, non preoccuparti. Sei in gamba, Ayame" disse, sorridendole teneramente.









Trafalgar rimase con gli occhi puntati sulla scrittura della ragazza, passando su ogni parola il suo dito, come se volesse fare una fotografia con la sua mente al modo di scrivere di Ayame.
"Mi sento... un idiota" pronunciò, facendo aleggiare in aria quella frase. Era cosciente del fatto che nessuno potesse sentirlo però a lui andava bene così, voleva stare solo e gli piaceva la solitudine, soprattutto perché così poteva scoprire ancora di più se stesso, rimanere in pace e studiare per essere sempre al di sopra di tutti. Lui era fatto così, pensava che la cultura potesse, in qualche modo, renderti capace di svolgere determinate situazioni che senza non avresti potuto risolvere. Gli piaceva studiare e fare suo tutto ciò che leggeva, specie in ambito medico.
Aveva preso tutto dal padre, il quale morì insieme alla mamma per un brutto incidente, coinvolgendo anche la piccola Lala, sua sorella. Furono proprio tutti questi orridi avvenimenti che fecero diventare Law così duro e chiuso in se stesso, erano cose che non avrebbe mai augurato a nessuno, aveva perso la sua famiglia e dopo di ché anche il suo secondo familiare, anche se non di sangue. Chissà cosa avesse detto Corazòn se fosse stato lì, pensò Law.
Chiuse il libro dove erano scritte le frasi della ragazza bionda e si alzò in piedi, lasciando la sua stanza e giungendo proprio avanti a Bepo, Ace ed Ayame.
"Questo è tuo, esigo di avere la fine della traduzione di questo poigne griffe per domani sulla mia scrivania o sei fuori dalla mia ciurma. A te la scelta"
Ace scattò dritto, aprendo la mano e facendo fuoriuscire dal suo palmo una palla di fuoco, fermato subito però dal chirurgo che lo ricattò dicendogli che lo avrebbe buttato personalmente in mare se non avesse smesso di mettersi in mezzo.
Pugno di fuoco immediatamente si zittì, sbuffando e andando via.

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