Georgia, USA.
11 settembre 1994Si dice spesso che la famiglia sia fondamentale per un bambino.
Un nido.
Crescere educato, amato, viziato... con genitori amorevoli.
Alla tua prima parola, i primi passi...
Che ti modella e ti incoraggia a diventare una buona persona.
Ad amare il prossimo e ad essere gentili seppur con qualche eccezione.
Con genitori che appena avevi un incubo, erano pronti a consolarti.Al primo graffio...
Al tuo primo errore.
Un brutto voto.
La prima lite e scazzottata.
Il primo amore...Tutte cose a me sconosciute o meglio, alcune di esse. Ero cresciuta fra una famiglia affidataria e l'altra. Spostata come un pacco da recapitare continuamente poiché senza destinatario. Nessuno mi voleva. Nessuno mi aveva amata come figlia. Neppure la mia famiglia biologica che si era liberata di me non appena nata.
Non sapevo chi ero, il mio cognome né che vita avrei potuto avere.Mi ero cacciata nei guai così spesso che uscirne era diventato un'impresa.
Ero dotata di un potere che a male e pena riuscivo a gestire.
Avevo iniziato a mettere da parte la mia coscienza per sopravvivere, a sfruttare tali doti.
Poi venni acciuffata.
Ero una ragazzina spaesata e facilmente manipolabile. Incapace di ribellarsi poiché sprovvista di carattere. Sotto padrone, di un uomo a cui la mia persona era nulla. Non importava se venivo ferita, gli bastava che il lavoro venisse portato a termine.
Ero un esca o un soldato senza grado. Sfruttato a piacimento per un fine per nulla positivo e discutibile.Ma era la persona più vicina alla figura paterna ma distorta che avessi mai avuto.
In certi momenti, quando tutto filala per il verso giusto, mi prestava attenzioni. Era gentile, affettuoso e non lasciava che nessun uomo si avvicinasse a me salvo per addestrarmi.
In quei momenti mi amava.
Forse ero stupida. Forse fraintendevo quei momenti con l'amore perché non l'avevo mai provato prima.
E l'addestramento era raccapricciante...
Ero una delle più forti e quando fallivo, quelle rare volte, mi voltava le spalle. Mi faceva male... tutto diventava più complicato, difficile. Non mi permetteva di uscire, di essere libera finché non avessi rimediato.Le altre ragazze, le mie coetanee per così dire, se deboli venivano terminate.
Letteralmente.
Ma l'altro tipo di amore? L'avevo conosciuto anche se brevemente poiché non c'era futuro.
Mi ero adeguata.
Per restare in vita, questo ed altro.Non ero una brava ragazza.
Uccidere era diventato facile ad un certo punto, non c'era altro modo.Il più delle volte assassini e simili ma capitavano anche gli innocenti. Brave persone ma che per svariati motivi, erano finite nella sua rete. Era fissato con la sperimentazione e dannazione, sapevo bene quanto facesse male. Non era indolore, non ti sedava. Restavi vigile e cosciente per quasi tutto il tempo... alla fine svenivi.
Fortunatamente, erano anni che non finivo su quel maledetto tavolo di metallo.
Vivi o muori.
Non m'importava più di tanto.
Né di questo stronzo che continuava a non parlare.Dio.
-Allora?-, lo paralizzai contro la rete metallica con il mio potere.
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Faith
Fanfiction~CONCLUSA~. FanFiction Marvel. Parte da Avengers sino a The Falcon and The Winter Soldier.