Capitolo 37

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-Concentrati-.

La voce di Strange mi fece sobbalzare ed aprire gli occhi in un attimo.

Maledizione, mi stavo concentrando!

Entrare nelle menti delle persone era come violare la loro privacy e non c'era cosa peggiore che potessi detestare di quella parte dei mie poteri.
Ecco perché evitavo di farne uso.
Non era una così semplice per me.

Almeno un po' di pazienza, che cavolo!

Era un bravo insegnante per carità eh, ma di pazienza scarseggiava. Di lui, passando il tempo fra Kamar-Taj e il Sanctum Sanctorum qui a New York, stavo iniziando a conoscerlo. Non era una miniera di informazioni al contrario di Wong.
Venni a conoscenza dell'incidente di Stephen, ciò rispondeva alla mia domanda su come di fosse procurato quelle cicatrici sulle mani.
Cicatrici che mi incuriosivano tra l'altro.

-Ti fanno male?-, gli domandai divorando un altro sandwich al tonno e maionese, l'ultimo fra l'altro visto lo sguardo sconcertato di Wong; che offeso si era alzando per andare nella cucina.

Vabbè ma che sarà mai.

-Può succedere. Più che altro tremano-.

Terminai il boccone.
-Ho delle cicatrici anch'io ma di cui non mi piace molto parlare, posso capire-.

Sorrise.
Tesi le mie mani e dolcemente presi le sue fra le mie.

-Ti spiace?-, gli chiesi prima di muovere le dita.

Non si mosse.

Lentamente percorsi le linee delle cicatrici quasi sbiadite ma ancora un promemoria per ciò aveva perduto ma che aveva comunque guadagnato in seguito. Da un eccellente neurochirurgo ad un altrettanto magnifico stregone delle arti occulte.

Non potevo immaginare quanto potesse aver patito la perdita una carriera come quella, ero un ex-assassina e non mi mancava ma non era la stessa cosa.

Sospirai.

-È ciò che sto cercando di fare ma magari se mi urlassi meno contro, mi sarebbe d'aiuto!-.

Mi si parò davanti.

-Non siamo qui per giocare Alexandra, ma per imparare. Metti da parte tutto ciò che pensi di sapere ed esplora i tuoi poteri. Sono enormi, hanno potenzialità che ancora non conosci-, disse mentre mi girava intorno come una trottola.

Il mio stomaco fece una capriola.

-Smettila di pensare a loro come nemico, smettila di dargli troppa autorità. Sei tu al comando perciò guidali-.

Presi un lungo respiro.
-Ok. Ma puoi solo smetterla di muoverti, mi fai girare la testa-.

Si arrestò.
-Scusami, gesticolo di solito-.

Feci spallucce.
-Allora fallo ma resta immobile-.

Poi gli diedi le spalle.
Chiusi gli occhi e mi concentrai.

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