CAPITOLO 58

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Bene era arrivato il grande giorno, avevo deciso di partire qualche settimana prima dell'inizio universitario solo per passare un po' di tempo con i ragazzi e riambientarmi al meglio in un posto che già consideravo casa.

Pa: "Didi sei pronta? Dai dobbiamo andare o perderai il volo" la voce di mio padre mi riscosse dai miei pensieri, stavo finendo di mettere le ultime cose in valigia; si perché nonostante l'avessi iniziata mesi prima per non dimenticarmi nulla, non l'avevo ancora completata pensando che non si può mai esagerare sulle quantità di vestiti se devi stare via per un po' di anni.

Io: " eccomiii, arrivo" scesi il più velocemente le scale stando attenta a non cadere data l'eccessiva grandezza e pesantezza del mio bagaglio.

Ma: " amore stai andando a Los Angeles non in posto sperduto" rise lei

Io: " e con questo cosa vorresti dire?!" la guardai confusa

Pa: " vuole dire che in California i negozi esistono, per lo più l'aereo precipiterà con tutto quel peso" ridacchiò, detto questo aprì la porta e si avviò verso la macchina

Io: " ahahah molto divertente. Si beh hai ragione, ma lo sai non adoro perdere tempo dentro dei centri commerciali ed in più queste settimane devo passare solo ed esclusivamente con gli altri" dissi salendo in macchina dopo aver messo la valigia nel bagagliaio.

Durante il tragitto pianificai più cose possibili da fare una volta arrivata con l'aiuto dei miei, ed infine mi persi ad osservare la strada che mi conduceva all'aeroporto.

All'improvviso quando eravamo quasi arrivati a destinazione sentii una melodia familiare e poi la voce di mia madre farsi sempre più alta

Ma: " quanta fretta ma dove corri, dove vai..." la riconobbi subito, era una delle canzoni che io e mia madre adoravamo cantare a squarciagola quando ero piccola; il gatto e la volpe di Edoardo Bennato

Io: " se ci ascolti per un momento capirai..." continuai sorridente

Ma&Io: " lui e il gatto ed io la volpe stiamo in società, di noi... ti puoi... fidarrrr" continuammo fino a quando la macchina non si fermò, segno che eravamo arrivati.

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Mi fermai al gate per qualche secondo, come se avessi qualche ripensamento, ma in realtà non potevo essere più felice

Ma: " allora per qualsiasi cosa chiama, qualsiasi capito?!" mi disse prima di stringermi forte in un abbraccio

Io: " mamma starò bene e poi l'hai detto anche tu, sono a Los Angeles non in un posto sperduto me la caverò" dissi sciogliendo l'abbraccio in cerca d'aria ridendo " ehi pa mi raccomando..."

Pa: " tranquilla ce la caveremo anche noi" mi abbracciò anche lui

Ma: " chiamaci sempre mi raccomando, non preoccuparti del fuso orario"

Io: " tranquilli vi chiamerò ogni volta che mi sarà possibile, vi voglio bene"

Ma&Pa: " anche noi" ci abbracciammo l'ultima volta e mi avviai verso l'aereo.

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Ero sull'aereo ormai da un paio d'ore e il pilota aveva appena annunciato che tra poco saremmo atterrati, sinceramente non vedevo l'ora di rivedere tutte le facce dei miei migliori amici ma soprattutto di riabbracciare Nadia, Eleonora e Josh; lui è uno di quelli che mi è mancato più di tutti, anche perché prima che lui partisse non ci eravamo lasciati proprio nei migliori dei modi, certo non ci eravamo litigati però potevamo salutarci meglio questo si. Sovra pensiero com'ero non mi resi conto dell'atterraggio e del ragazzo seduto al posto di fianco me che mi chiamava

Non ci credevo... eppure // swayhouse-hypehouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora