Era la solita giornata di neve.
In Alaska, tutto è bianco, freddo, si respira aria di solitudine e pericolo, dove la tua unica compagnia èl'istinto di sopravvivenza, certo non che mi piaccia, nonfraintendiamoci, essere licantropi da questi vantaggi, il mio pelotrattiene il calore che mi serve e in più essendo bianco come lamaggior parte dell'ambiente riesco a mimetizzarmi completamente, solomi piacerebbe viaggiare.
Sono scappata di casa da un anno ormai,eppure niente è cambiato, il freddo che prima mi circondava il cuoreora mi penetra nelle ossa, come se il mio calore non potesseresistergli, so che è tutto nella mia testa.
Allontanandomi da quell'edificio che miè tanto caro come maledetto il mio cuore si sente più leggeroquanto pesante, la neve sotto i cuscinetti delle mie zampe e qualchebattito di ali ad accompagnarmi, riempiendo il mio cranio dileggerezza, pace.
Inoltrandomi sempre di più nelbosco,riesco a percepire dei tonfi, animali che si rotolano in unapozza d'acqua si fa più forte e lo raggiungo a grandi falcatesentendo il bisogno di dissetarmi, velocemente torno umana etenendomi i lunghi capelli castani con una mano prendo lunghesorsate, per poi sedermi sulla terra bagnata.
Mentre guardo la superficie cristallinadel lago, un fiocco di neve attira la mia attenzione, poi un altro eun altro ancora, cominciando a nevicare debolmente, ma conoscendo ilposto si sarebbe presto trasformata una tempesta, quindi ritorno allamia forma animale e torvo una piccola concava sul lato di unacollina, lo stomaco brontola, ma fingendo indifferenza riesco dopoqualche minuto ad addormentarmi quando la tempesta mostra i primisegni di peggioramento.
La mattina dopo vengo svegliata daqualcosa che preferivo non udire, ringhi, ululati nonostante la neveche ovatta le falcate violente, mi basta poco per capire che sonoquasi una decina, il sonno mi offusca la vista, ma trovo subitol'equilibrio e comincio a correre in direzione opposta al miotragitto per arrivare qui, stupida come sono non ho notato di aversconfinato in un territorio occupato, cerco di passare in mezzo a glialbero sperando di non farmi circondare, ma i giorni a digiuno sifanno sentire e cado rovinosamente riempiendomi il naso di neve.
Ovviamente appena rialzo lo sguardosono circondata da nove lupi, quindi addio possibilità di fuga.
Mi siedo fingendo sangue freddononostante sia terrorizzata all'idea di morire, alcuni sembranoguardarmi come se mi conoscessero, eppure io sono sicura di non avermai visto loro.
Il lupo nero, il più grande dei novefa un passo in avanti e mi parla telepaticamente.
-Sabrina giusto? Seguici e non farcitirare fuori le cattive maniere-
Sa il mio nome...? Ok sonoufficialmente terrorizzata.
Nonostante tutto seguo il grande lupoche quasi sicuramente è l'alfa sapendo di non aver possibilità difuga, le occhiatacce degli altri lupo bastano a convincermi erimanendo in silenzio ci addentriamo nella foresta portando glialberi a farsi sempre più fitti fino a raggiungere una groppocoperta da lunghe piante rampicanti.
Attraversiamo la piccola galleria diroccia fino a trovarci in quello che sembra una grande voragine,spunta una città di casette con i tetti a falde circondate da unospesso muro che copre il tutto da occhi umani, probabilmente aiutatida un pizzico di magia.
Molti dei lupi che fino a poco fa ciseguivano ora si ritrasformano in umani fregandosene della loronudità e ogni va per la proprio strada, quando rimango sola conl'alfa l'idea di scappare con tutta questa gente a fissarmi sarebbeanche più improbabile come tattica e arriviamo ad una enorme villa atre piani, dal tetto rosso, il piccolo giardino di fiori e le piantirampicanti addossati alle pareti.
All'interno rimango senza parole,dall'esterno sembra una piccola villetta, ma appena aperta la portaun enorme piazzale decorato di vasi e quadri mi si presenta, dueporte laterali e un enorme scala che parte dritta fino al muro dovedopo un piccolo quadrato di legno liscio si divide in altre due rampelaterali dove inizia il secondo piano, facciamo le scale e prendiamola rampa di destra, e noto che non ci sono corridoi, ma il tutto siricongiunge con un altro corridoi posizionato dalla parte opposta.
Saliti al secondo piano e alla fine delcorridoio finalmente il lupo mostra la sua forma umana, una bellaforma diciamo, dalla lunga chioma bionda e gli occhi di un azzurrocristallino quasi ghiacciato, spalle larghe fianchi ben piazzati, percapirci è un bel figo, ma non posso ammirarlo ancora a lungo vistoche facendomi segno di entrare nella stanza mi fa chiaramente capireche anche io devo imitarlo e nonostante l'idea di stare nuda in unacamera con un alfa a mezzo metro da me non mi faccia impazzireobbedisco silenziosamente per poi coprirmi come una puritana neancheavessi l'oro nelle vene (sì mi è uscita così), fingo di guardarmiinteressata intorno ignorando i suoi occhi che sembra lanciare lasercaldi sulla mia pelle e dopo avermi buttato davanti ai piedi un paiodi boxer grigi, dei pantaloncini larghi e una lunga maglietta a mezzemaniche nera se ne va chiudendosi la porta a chiave dietro.
E vorrei urlare e chiedere che cavolostia succedendo, ma semplicemente fisso la porta per attimi diinfinita lunghezza per poi vestirmi con quel che ho.
Certo probabilmente i pantalonisarebbero dovuti arrivarmi a fine coscia invece che sotto alginocchio e forse la maglietta non aveva motivo di arrivare fino aben più sotto, ma quello che ho è caldo e comodo, sarebbero potutiessere anche di un barbone, ma sarebbero comunque meglio del nonindossare niente.
Guardo dalla finestra notando lacittadina brulicare di famiglie felici e chiudendo di botto letendine mi sdraio a letto chiudendo gli occhi per riposare finalmentesu un vero materasso.
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Ti amo maledetto alfa (in revisione)
Kurt AdamA volte il meglio inizia per caso, una strada diversa, la semplice crescita che ci porta a cambiare idea. E la mia storia forse è simile ad altre, ma... sono ancora viva no?