7.𝕋𝕙𝕖 𝕆𝕟𝕖 𝕎𝕙𝕖𝕣𝕖 ℍ𝕖 𝕆𝕡𝕖𝕟𝕤 𝕌𝕡

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Ci sono persone che sono legate da un elastico,
e non lo sanno.
Ad un certo punto, prendono, partono,
ognuna  per la sua strada ,
ognuna per i fatti suoi,
e l'elastico le lascia fare, le asseconda,
al punto che di quell'elastico
alla fine quasi ci si dimentica.
Poi peró, arriva il momento estremo,
quello al limite dello strappo ,
e l'elastico reagisce, non si spezza,
anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo,
le fa ritrovare di nuovo faccia a faccia.


Poi peró, arriva il momento estremo,quello al limite dello strappo ,e l'elastico reagisce, non si spezza,anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo,le fa ritrovare di nuovo faccia a faccia

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𝙽𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚗𝚍𝚊 𝚜𝚕𝚒𝚍𝚎
𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚝𝚎 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚌𝚘𝚜𝚒𝚗𝚊 𝚍𝚊 𝚊𝚜𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊𝚛𝚎,
𝚜𝚎 𝚟𝚒 𝚟𝚊(𝚜𝚘𝚕𝚘 𝚞𝚗 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘𝚏𝚘𝚗𝚍𝚘,
𝚗𝚞𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚘𝚟𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎 𝚍𝚒𝚜𝚝𝚞𝚛𝚋𝚊𝚛𝚎). ❥

✘✘✘

📍𝙱𝚊𝚛𝚌𝚕𝚊𝚢 𝚂𝚝𝚛𝚎𝚎𝚝, 𝚃𝚛𝚒𝙱𝚎𝙲𝚊 (𝙼𝚊𝚗𝚑𝚊𝚝𝚝𝚊𝚗)
𝟼.𝟹𝟶 𝚊.𝚖.

𝙳𝚎𝚌𝚎𝚖𝚋𝚎𝚛 𝟷𝟶𝚝𝚑

Passai delicatamente la nocca dell'indice sul suo braccio, sfiorando appena il cerotto che ancora macchiava la sua pelle, nonostante quella medicazione fosse molto più ridotta rispetto alla precedente.

Manhattan era tediata da una pioggia che, nella sua leggerezza, imperterrita continuava a scalfire ogni superficie, e guardando i suoi occhi stanchi giurai che il medesimo picchiettio risuonasse continuamente nei suoi pensieri, specialmente in quell'attimo, dove le sue iridi verdi sembravano uno specchio che rifletteva le immagini delle vetrate alle mie spalle- grigiore, paradossale silenzio, e piccoli bisbigli, quasi impossibili da udire a causa dello scroscio.

Il mio dito risalì, facendo arrivare il polpastrello sulla sua guancia, dove lo premetti contro il punto che solitamente ospitava la sua peculiare fossetta, che per mia gioia comparve in seguito a quel piccolo gesto.

Compii piccoli movimenti circolari in quel singolare incavo, replicando la pressione che applicava lui sul mio addome, del quale si era appropriato da così tanto tempo che ormai potevo sentire il calore della sua mano completamente trasferito sulla mia pelle.

I suoi anelli freddi frizionavano sulla mia cute, scivolando con più facilità contro il tessuto della felpa che mi aveva prestato, sollevandosi impercettibilmente quando il suo polso si insinuava maggiormente al di sotto di esso.

Eravamo rimasti così per un'infinita quantità di attimi, nel silenzio che solo con lui non mi sembrava opprimente, a tracciare linee infinite sulla nostra pelle, intricate come i nostri percorsi che -se possibile- da quando si erano ricongiunti, anche contro la mia volontà avevano proseguito sovrapponendosi, come se neanche un tragitto parallelo, fianco a fianco, fosse sufficiente per noi.

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