22.𝕋𝕙𝕖 𝕆𝕟𝕖 𝕎𝕚𝕥𝕙 "𝔸 𝕊𝕔𝕒𝕟𝕕𝕒𝕝 𝕀𝕟 𝔹𝕖𝕝𝕘𝕣𝕒𝕧𝕚𝕒"

1.4K 77 201
                                    

Dubita che le stelle sian di fuoco;
dubita che si muova il sole;
dubita che bugiarda sia la verità,
ma non dubitar mai del mio amore.


Dubita che le stelle sian di fuoco;dubita che si muova il sole;dubita che bugiarda sia la verità,ma non dubitar mai del mio amore

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

✘✘✘

📍𝙵𝚒𝚏𝚝𝚑 𝙰𝚟𝚎𝚗𝚞𝚎, 𝚄𝚙𝚙𝚎𝚛 𝙴𝚊𝚜𝚝 𝚂𝚒𝚍𝚎 (𝙼𝚊𝚗𝚑𝚊𝚝𝚝𝚊𝚗)
𝟶𝟺.𝟶𝟶 𝚊.𝚖.

𝙹𝚊𝚗𝚞𝚊𝚛𝚢 𝟷𝚜𝚝

❧𝙑𝙞𝙘𝙩𝙤𝙧𝙞𝙖 𝘾.𝙎𝙢𝙞𝙩𝙝


«Ho bisogno che tu rimanga qui» sussurrai, cercando di mantenere stabile e pacato il mio tono, una volta che Harry spense il motore dell'auto.

Rigirai il cellulare tra le dita, voltandomi verso il portone d'ingresso del palazzo, che mai come in quel momento mi era sembrato così poco accogliente.

«Non dire stronzate, Vic» sibiló a bassa voce, buttando fuori l'aria rumorosamente- era il suo tipico comportamento ogni volta che qualcuno, o qualcosa, interrompeva i suoi piani; avrei dannatamente voluto dire che fosse consuetudine per lui, ma la verità è che lo avevo visto così frustrato solo in momenti che mi includevano.

«Non te lo sto chiedendo, Harry» sottolineai «hai messo la firma su quel pezzo di carta? Questo è il risultato» osservai, slacciandomi la cintura.

«Non ho messo la firma con la speranza che-»

«Hai messo la firma perchè qualcuno ti aiutasse» mi girai nella sua direzione, posando a terra la borsa «hai messo la firma perchè qualcuno non ti vuole avere tra i piedi, e l'hai messa perché hai bisogno di me, che ti piacciano o meno le modalità non è una cosa che mi riguarda» sospirai, passandomi le mani sul viso.

Mi sentivo terribilmente impotente, e per quanto assurdo fosse, razionalmente sapevo che a parlare fosse solo una recondita paura: mi ero abituata a gestire le situazioni di stress, mi ero abituata a prospettarmi qualunque tipo di scenario, mi ero abituata a pensare che in casi di emergenza, avrei dovuto guardare il cielo un ultima volta prima di entrare da qualche parte.

Mi ero abituata.

Ma non sarei mai stata neanche lontanamente pronta, neanche solo a pensare, di abituarmi al fatto di perderlo.

«Tu non puoi aiutarmi se non ti lasci aiutare» deglutì, posando il gomito contro la portiera e la fronte sul suo palmo «non puoi pretendere che io mi senta protetto se devo aspettarti qui, come un inutile coglione, mentre tu sali senza sapere chi o cosa gironzola dentro casa tua, non puoi pretendere che io rimanga con le mani in mano, non puoi-» si interruppe, stringendo con veemenza le dita attorno al volante.

«Ce la faccio da sola» sussurrai, sospirando nel mentre che chiudevo le palpebre per cercare di ricompormi.

«Non dubito di te, dubito di me» mormoró, voltandosi verso il finestrino- vidi il suo pollice percorrere con foga le sue labbra, contornandole e pizzicandole «sono io che da solo non ci riesco» abbassó lo sguardo, slacciandosi la cintura di sicurezza per potersi sistemare sul sedile.

ℕ•𝔼•𝕏||H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora