Sangue

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«Che significa? Potresti essere un poco più chiaro?» ringhiò Rìan, e l'apparente cortesia con la quale aveva formulato la domanda cozzò con il suo tono irato e impaziente.

Donegal parve non udire le sue parole e rimase a rimuginare in silenzio, con lo sguardo rivolto verso il terreno sconnesso del bosco e una profonda ruga ad increspargli la fronte.

«Non so nemmeno se possa funzionare» borbottò qualche secondo dopo, parlando fra sé e sé in antico irlandese.

Sbuffò piano e, quando sollevò lo sguardo su di noi, le sue iridi cremisi mi trasmisero un fastidioso senso di inquietudine.

«Millenni fa, quando ancora governavamo questa terra... conobbi una fata, la quale era scampata alla Fenice nera. Ella era sopravvissuta consumando l'energia vitale di altri esseri fatati finché non aveva scoperto come liberarsi della Maledizione, e infine tramite il sacrificio era riuscita a ingannare la morte» spiegò con voce pacata, districandosi i grigi capelli facendovi passare le dita affusolate.

«Quindi dovrei... nutrirmi di energia vitale?» borbottai, faticando a stare al passo con il racconto di Donegal.

«Tecnicamente sì; purtroppo, però, l'energia vitale di una fata può essere assorbita solo mentre la fata è in punto di morte... e solo in alcune condizioni, quindi non è così semplice» chiarì lui.

Rìan sbuffò stizzito: «Ma se noi avessimo una fata, la sacrificheremmo alla Fenice e Rowan sarebbe libera, no?».

«Esattamente» confermò Donegal, rifilando una pacca d'assenso sulla spalla di Rìan.

«E quindi?» domandai impaziente, picchiettando con nervosismo il piede a terra, pestando gli steli d'erba e scalfendo l'humus.

«E quindi potremmo darti piccole dosi di energia vitale per non farti morire finché non avremmo a disposizione una fata. Dopotutto, tu sei una strega, quindi potrebbe funzionare».

Aggrottai le sopracciglia, confusa: «Non sto capendo. Piccole dosi di energia vitale? Cosa dovrebbe significare?» domandai.

«Sangue, Rowan. Il mio sangue potrebbe mantenerti in vita per un breve periodo» snocciolò Donegal, apparentemente stufo di tenerci sulle spine.

La confessione della fata fu accolta un silenzio sorpreso e attonito.

«Sangue?» ripeté Declan, intervenendo solo in quel momento con un'espressione disgustata sul volto pallido.

Donegal sollevò gli occhi al cielo: «Per gli dei, voi umani siete così... schizzinosi. Per noi fate il sangue non ha la stessa valenza che ha per voi, credevo l'aveste capito, ormai» borbottò ma, prima che potesse aggiungere alcunché, un perentorio sibilo sfuggì dalle labbra di Rìan: «No».

Il suo volto si era fatto cinereo e un'unica vena azzurrina che pulsava sotto la pelle alabastrina della sua fronte tradiva il suo nervosismo.

«No?» gli fece eco uno stupito Donegal, aggrottando le folte sopracciglia color ardesia.

Gli occhi di Rìan, però, erano già fissi su di me: «Non farlo. Il sangue di fata è un sangue pericoloso» mi ammonì, tormentando la cerniera della giacca di pelle e facendo correre su e giù la zip ripetutamente.

«Certo che è pericoloso» lo liquidò Donegal, «È anche estremamente potente, però, e si dia il caso che Rowan abbia bisogno proprio di questo».

«Ci devo pensare» borbottai, incamminandomi meditabonda verso l'osteria.

Non ne potevo più delle continue discussioni, dei dissapori fra i due, dei loro litigi. In quel momento, tutto ciò che volevo era rintanarmi nel cubicolo della doccia e sfregarmi via il sangue rappreso con tutta la forza che mi rimaneva in corpo, lasciandomi bruciare la pelle dal getto bollente per liberarmi dal disgusto che mi aveva pervasa da che la fata era stata praticamente decapitata sopra di me.

Sangue di DiscendenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora