Il processo parte 2

756 67 15
                                    

Mi alzai dal pavimento, barcollando leggermente, e mi asciugai la fronte febbricitante, velata di sudore freddo. Presi un profondo respiro e, sentendomi finalmente pronta, mi diressi verso Peig e Cian.

Non appena mi videro, i due strabuzzarono gli occhi e Cian sbuffò, irritato nel vedermi avvicinare di nuovo nonostante mi avesse già precedentemente cacciata.

«Ragazzi, mi spiace interrompervi ancora... ma devo entrare in quell'aula. Subito» dissi loro con urgenza, avvicinandomi alle porte.

Peig, però, mi puntò la daga contro il costato, e Cian borbottò: «Avanti, Rowan, non rendere le cose più difficili di quanto già non siano. Non vorrei doverti bloccare con la forza» aggiunse in tono di scherno, strizzandomi l'occhiolino.

«Cian, te lo chiedo per favore... lasciami entrare» mormorai, «Lasciami entrare... prima che perda la pazienza» lo avvisai, iniziando ad irritarmi nel notare che i due non avevano la minima intenzione di muoversi dalle rispettive posizioni.

Cian non parve prendere sul serio la mia velata minaccia, infatti sogghignò palesemente divertito e, ignorandomi come se nemmeno mi trovassi di fronte a lui, iniziò ad affilare la sua daga con la pietra che si portava sempre dietro.

Peig, invece, fu molto più accorta: conoscendo la mia inclinazione per i combattimenti magici, fece scaturire i suoi poteri per tastare il terreno e assicurarsi che non stessi tramando alle sue spalle.

Percependo la sua energia sfiorarmi la pelle, le sorrisi: «Sei sicuramente più sveglia di Cian, Peig... ma ti consiglio di non intralciarmi. Non vorrei farti del male» commentai e, alle mie parole, sia lei che Cian mi fissarono con tanto d'occhi.

Subito dopo, sguainarono le daghe.

«Mi dispiace, ragazzi... ormai è troppo tardi» sbuffai e, socchiudendo gli occhi, feci fluire all'esterno la mia magia. I filamenti di potere si allungarono verso i due Guerrieri come tentacoli d'acciaio, e a ben poco valsero i loro tentativi di contrastarli.

Cian soccombette senza quasi opporre resistenza, Peig, invece, fu molto più tenace e, per qualche secondo, parve addirittura tenermi testa. Sfortunatamente per lei, in meno di trenta secondi riuscii ad intrappolarla nella mia ragnatela di magia.

«Mi dispiace, ragazzi, ma eravate stati avvisati» borbottai, mentre gli occhi di entrambi mi lanciavano occhiate fulminanti.

Nessuno dei due poteva muoversi né parlare ma, a quanto pareva, ciò non impediva loro di maledirmi con lo sguardo.

Sospirando, voltai loro le spalle e, con un minuscolo gesto della mano, spalancai entrambe le porte dell'aula e mi diressi con passo sicuro all'interno.

Le teste di tutti i presenti si voltarono verso di me, ma Rìan fu il primo a parlare: «Vattene di qui, Rowan» sibilò, fissandomi con irritazione, ma io scelsi di ignorarlo e proseguii con andatura tranquilla fino al centro della sala.

«Rowan O'Brien...» esclamò Ailis Campbell non appena mi vide, e la sua voce risuonò limpida nella stanza fattasi improvvisamente silenziosa, «...è la seconda volta che ti presenti ad un processo a cui non avresti dovuto partecipare. Cosa ti porta qui, questa volta?» mi domandò, vagamente curiosa.

Fissai la sua figura austera e seria e il mio sguardo, scivolando sui suoi capelli di una chiarissima tonalità di biondo, si fermò nei suoi occhi castani: «Non potete condannare Rìan O'Neill, Vostro Onore» esordii, generando un'improvvisa discussione fra i banchi del pubblico.

«Che cosa curiosa!» commentò però la voce tremendamente zuccherosa di Bairbre Burke ed io, finalmente, ebbi l'opportunità di fissare negli occhi la stronza che aveva voluto incastrare Rìan a tutti i costi.

Sangue di DiscendenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora