«Rowan... Rowan...».
Mi riscossi nell'udire una voce che mi chiamava e cercai, a tentoni, di orientarmi nel buio.
«Chi... chi c'è?» domandai, tremando e stringendomi nelle spalle.
«Rowan...» mormorò una voce mascolina e graffiante, sibilando dall'oscurità.
Il mio cuore prese a scalpitare nel petto, e io mi guardai febbrilmente intorno, alla ricerca dell'incombente minaccia.
«Stammi... stammi lontano» balbettai, «L-lasciami in pace».
Le sue parole continuarono a scivolarmi addosso come un sottile rivolo d'acqua: «Lascia che ti aiuti... posso farlo, ma devi permettermelo...» sibilò, con voce roca e fragile come quella di un vecchio ma ancora intrisa di potenza.
«N-non ho bisogno di aiuto. Non voglio avere nulla a che fare con voi» ringhiai, imprimendo in quelle parole tutto il disprezzo e l'odio che provavo per Finvarra e il suo popolo.
«Non ce l'avete mai fatta, da soli... non ce la farete nemmeno questa volta» mormorò di nuovo lo sconosciuto, e percepii una nota di rimprovero nel suo tono di voce.
Le sue parole mi fecero sussultare, ma non mi lasciai abbagliare dall'ennesima fata che mi voleva raggirare e sfruttare: «Lasciatemi in pace!» strillai, «Andate via! Voglio... voglio...» balbettai, mugolando senza sapere cosa realmente desiderassi.
«Voglio Rìan!» piagnucolai poi nell'oscurità, serrando le palpebre e sentendo il vuoto che avevo all'interno del petto farsi sempre più grande e doloroso.
Improvvisamente, una mano fredda come il ghiaccio si posò sulla mia guancia, e una voce a me cara più di ogni cosa al mondo mormorò: «Rowan...».
Sbarrai gli occhi e il mio sguardo corse verso l'alto, incredulo.
«Rìan!» strillai, e mi lanciai nelle sue forti e accoglienti braccia.
«Rowan, devi ascoltarmi. Non ho più tempo» mormorò il ragazzo, con urgenza, e mi posò entrambi i palmi sulle guance in modo tale da potermi fissare negli occhi.
Le sue iridi erano più argentee di quanto ricordassi, e un bagliore color indaco riluceva con più energia nell'oscurità, ma il senso di sicurezza che il suo sguardo mi trasmetteva era sempre lo stesso.
«Rowan, devi promettermi una cosa» sussurrò con enfasi il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore con foga.
«Qualunque cosa, Rìan» promisi, stringendo con forza i suoi bicipiti, con il terrore che, da un secondo all'altro, scomparisse fra le mie braccia.
La mia Strega Guida sorrise, riconoscente: «Fidati del viola, Rowan» mormorò, «Fidati del viola e ci incontreremo di nuovo» continuò, chinandosi su di me e lasciandomi un tenero bacio sulla fronte.
Aggrottai le sopracciglia: «Fidarmi del viola? Che significa, Rìan?» domandai, non capendo di cosa stesse parlando, ma il ragazzo non mi diede spiegazione alcuna.
«Devo andare... ricorda, Rowan, è fondamentale che tu ti fida del viola» mormorò, con voce sempre più fievole, e il suo corpo parve divenire rapidamente evanescente come il fumo.
«Rìan! Rìan, non mi lasciare, ti prego! Non mi lasciare!» strillai, e calde lacrime mi solcarono il viso, contratto in una smorfia di dolore.
«"Rìan, non mi lasciare"? Davvero, mocciosetta? Sei già arrivata al punto di sognare la tua dolce metà?» mi domandò una voce beffarda, ed io mi riscossi di colpo.
Misi a fuoco l'ambiente circostante e, con raccapriccio, mi resi conto di trovarmi ancora accasciata sul pavimento del corridoio, proprio dove ero caduta ore prima.
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Sangue di Discendente
FantasySecondo volume; seguito di "Stirpe di Strega". SPOILER SUL PRIMO LIBRO (da non leggere se non ci si vuole rovinare il finale del primo!): Rowan O'Brien è stata rapita. Il Generale delle Fate l'ha attirata con l'inganno e intrappolata nel Regno Sotte...