Dalle ceneri pt.2

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Come promesso, capitolo nuovo!
Ed è il... PENULTIMO, RAGAZZI!
Siamo ormai agli sgoccioli di questa avventura.
Questo capitolo è meno movimentato dei precedenti, ma finalmente vengono scoperte alcune delle carte di Lúg... Spero vi piaccia!
Buona lettura e buonanotte✨😘

***

Mi ritrovai carponi nell'erba alta, squassata in due da intensi e inutili conati di vomito.

Quando infine gli attacchi cessarono, mi scostai la frangetta dalla fronte sudata e sollevai la testa. Mi guardai in giro impaurita, ma tutto ciò che riuscivo a vedere erano alti steli di erba di un verde brillante che svettavano verso il cielo nuvoloso.

Mi alzai in piedi barcollando e mi feci strada fra l'erba talmente alta da sfiorarmi i fianchi, rendendomi conto solo in quel momento di trovarmi sul dolce pendio di una collina. Una solitaria quercia cresceva rigogliosa a una decina di metri di distanza da me; tutt'intorno si estendeva una marea d'erba che ricopriva tutto il fianco della collina e raggiungeva una tortuosa strada in lontananza, la quale si snodava fra i campi come un fiume d'asfalto grigio.

La Fenice mi aveva appena teletrasportata... lontano da Lúg.

«Row!».

Non feci quasi in tempo a voltarmi che fui travolta dall'abbraccio di Labhraidh. Il ragazzo mi strinse al suo petto ed io inspirai il profumo della sua felpa, storcendo però il naso nel rendermi conto che il tessuto era ancora impregnato del puzzo di zolfo che avevo odorato nel deserto delle meduse.

«Ehi! State tutti bene?» questa volta fu Michan a parlare e, sporgendo la testa oltre la spalla di Labhraidh, lo vidi farsi strada fra gli steli tenendo Saoirse per mano.

Quando ci fu vicino, afferrò Labhraidh per le spalle e rimase immobile a fissarlo, come se non riuscisse a capacitarsi che il suo migliore amico era proprio lì, in carne ed ossa di fronte a lui.

«Sto bene» mormorò Labhraidh, e una singola lacrima scivolò placida lungo la guancia di Michan.

Il ragazzo se la asciugò distrattamente e balbettò: «Ho creduto... ho temuto...».

«Lo so» lo anticipò Labhraidh, comprendendo che Michan non sarebbe riuscito a procedere oltre.

Mentre Labhraidh e Michan si stringevano in un sincero abbraccio fraterno, io individuai Cian, poco lontano da noi, che sorreggeva Neacht, aiutato senza grande successo da mia nonna.

Solamh comparve al loro fianco e, con gesti rapidi ed efficienti, posò le mani sulla fronte di Neacht, iniziando a risanare la brutta ferita che si era procurata durante il combattimento.

Quando raggiungemmo il gruppetto, mia nonna lasciò Neacht alle cure di Solamh e mi venne in contro.

«Come stai?» mi domandò con una punta di dolcezza nella voce roca, rivolgendomi un sorriso rugoso, un sorriso quasi... da nonna.

«Credo bene. Sono... sono esausta» ammisi, lasciando che Daghain mi stringesse fra le sue ossute e spigolose braccia.

Mi accarezzò piano i capelli, pettinandomi con gesti lenti le ciocche arruffate. I suoi occhi verdi brillarono fra le sue rughe di vecchiaia: «Sei stata un portento, poco fa» si complimentò, e il mio cuore si riempì di tenerezza per la mia bisbetica nonna.

La abbracciai con trasporto, cogliendola di sorpresa e facendola ridacchiare come una ragazzina.

«Rìan e Grania?» domandò quindi Labhraidh, guardandosi intorno, «Dove sono?».

«Qui!» rispose la acuta voce della donna, e vidi i suoi ricci rossi comparire poco lontano, nei pressi della grande quercia.

«Qualcuno ci può dare una mano, per favore?» strillò, e fu in quel momento che mi accorsi che stava trascinando Rìan... aiutata dalla Fenice Nera.

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