Beltane

850 60 37
                                    

Trovai Declan in biblioteca.

Era la mattina del ventotto aprile e, volendo sottrarmi agli agguati di mia madre e di Laidhgeann, mi ero svegliata presto ed ero uscita di casa alle sette e mezzo, andando a fare colazione con Saoirse.

Dal giorno precedente, infatti, sfuggire alle attenzioni dei due adulti che vivevano con me era diventato il mio passatempo preferito. Si erano entrambi messi in testa che avrei dovuto fare un saluto allo psicologo della città vicina, e non avevano fatto altro che lasciarmi opuscoli sui benefici del parlare con uno sconosciuto, cercando poi di intavolare una conversazione sul come, secondo loro, mi sarei sentita meglio dopo essermi sfogata con un estraneo.

Incapace di sopportare le loro continue frecciatine, avevo deciso di passare la giornata fuori casa, tenendomi impegnata con i problemi relativi alla mia magia.

Mi ero quindi imposta di trovare Declan, conscia del fatto che il ragazzo fosse una sorta di enciclopedia vivente, e di chiedergli se avesse qualche idea su come risolvere il mio problema.

Alla fine, dopo aver domandato di lui a mezzo paese, l'avevo trovato in biblioteca, dove stava lavorando all'analisi di alcuni antichi manoscritti.

Lo vidi chino su un tomo ingiallito, dalle pagine spesse e dalla copertina rosicchiata dai dentini di un topo, con le mani fra i capelli corvini e l'espressione concentrata.

Aveva un colorito smunto, e mi domandai se fosse rimasto sveglio tutta la notte a studiare quel vecchio mattone.

Silenziosamente, mi sedetti accanto a lui che, percependo lo spostamento della sedia, sollevò gli occhi su di me.

«Rowan!» esclamò, stropicciandosi gli occhi stanchi con le mani.

«Caffè?» gli domandai con un sorriso, offrendogli una tazza in cartone che avevo preso poco prima, quand'ero andata a fare colazione al bar con Saoirse.

Gli occhi blu di Declan ebbero un guizzo interessato: «Per gli dei, sì. È da ieri sera che cerco qualcosa, qualunque cosa, ma anche questo libro pare sia un buco nell'acqua» borbottò, chiudendolo con un tonfo sordo e afferrando il caffè.

«Di cosa parla?» gli domandai, sfiorando la copertina consunta dal tempo.

«Questo è il Grimorio della famiglia di mio padre. Contiene incantesimi, pozioni, aneddoti della famiglia... ma per ora nulla che rimandi anche solo vagamente ad una spada» borbottò con voce stanca.

Ricordai che il padre di Declan non era un Daoine Sidhe ma uno Spriggan, e compresi che tutti i clan stavano setacciando il proprio passato per trovare informazioni sulla Spada di Nuadha Mano d'Argento.

«Dev'essere proprio un lavoraccio» commentai, immaginando quanto dovesse fargli male il collo dopo aver passato tutta la notte chino sul volume, inutilmente.

Il ragazzo fece spallucce: «Mi piacciono le biblioteche» li limitò a dire, per poi risollevare lo sguardo su di me e chiedere: «E tu? Cosa ti porta in questo luogo di libri e polvere?».

Sorrisi e, avvicinandomi un poco a lui, borbottai: «Ho un problema».

«Un problema?» ripeté, inarcando un sopracciglio scuro e bevendo un sorso di caffè.

«Con la mia magia. E ho pensato che, forse, tu avresti saputo come aiutarmi» borbottai, tamburellando le dita sul legno del tavolo.

«Dimmi tutto» mi incitò, incuriosito.

«Ecco, io... non riesco più a usare la magia a comando. Rìan dice che non è più addomesticata» gli spiegai, imbarazzata, abbassando gli occhi sul tavolo.

Sangue di DiscendenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora