Temple Bar

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Scusate il ritardo, ho avuto un problema con il telefono e non riesco più ad aprire Wattpad... Perdonatemi, e Buona lettura!!

***

«Rowan, alza il culo ed esci da quella camera!» lo strillo imperioso di Labhraidh mi fece sobbalzare sul materasso del letto matrimoniale della mia stanza.

Era venerdì sera, e si era appena conclusa la nostra prima settimana di permanenza a Dublino. Me ne stavo sul letto che solitamente condividevo con Neacht e Saoirse, sfogliando distrattamente il mio volume e rimuginando su tutte le sventure della mia vita, quando Labhraidh si era messo a battere in modo isterico contro la mia porta, facendomi quasi prendere un colpo.

Perplessa di fronte alla sua insistenza, rotolai giù dal materasso e aprii la porta di qualche centimetro: «Che vuoi?» borbottai, fissando i suoi occhi castani con uno sguardo che speravo risultasse intimidatorio.

«Sta sera usciamo. Andiamo a mangiare un hamburger fuori, poi andiamo al Temple Bar... non è normale che siamo a Dublino da una settimana e non ne abbiamo ancora approfittato per fare festa» borbottò, infilando poi un piede fra lo stipite e la porta, che stavo giusto per sbattergli in faccia.

Il ragazzo si fece strada nella mia stanza e poi, guardandomi in faccia, commentò: «Ora capisco perché Saoirse è sempre in camera mia, e Neacht è sempre "fuori". Sei deprimente, amica mia».

«Scusa?» sbottai, basita e anche lievemente irritata dal suo tono convinto.

«Se non sei in biblioteca sei chiusa qua dentro a leggere. Hai le occhiaie e non ti sei nemmeno degnata di pettinarti i capelli... sembri un porcospino» spiegò, afferrando una ciocca dei miei capelli fra due dita, con espressione disgustata.

«Mi stai forse dicendo... che sono brutta?» sibilai, fissandolo in cagnesco.

«Brutta? No, per niente. Mai detto nulla di simile. Sciatta? Decisamente sì».

«E la cosa ti crea problemi?» ringhiai di rimando.

«A me no. Ma il tuo umore ne sta risentendo pesantemente» mi confidò, onesto e brutale come sempre.

Sbuffai, riconoscendo perfettamente che Labhraidh aveva ragione, e mi accasciai sul letto.

«Ho paura» gli confidai, sollevando lo sguardo su di lui e trovando già le sue iridi scure su di me.

Il ragazzo si avvicinò a me e, sedendosi al mio fianco, mi strinse una mano.

«Ho paura di aver perso per sempre i miei poteri, Labhraidh. E io, senza i miei poteri, non sono più niente. Non so combattere, non so pianificare... sapevo solo usare la magia, e ora anche quella sembra avermi abbandonata» mormorai, fissando ostentatamente il pavimento per evitare che si accorgesse dei miei occhi lucidi.

Labhraidh posò un braccio attorno alle mie spalle e mi attirò delicatamente a sé: «È normale avere paura... ma non puoi lasciare che la paura ti paralizzi. Ricordi? Io potrei morire da un momento all'altro, se dessi retta alle parole di una fata folle... ma ciò non mi impedisce di godermi la vita giorno per giorno» mi disse con leggerezza, nonostante sapessi quanto fosse difficile, per lui, affrontare l'argomento.

«Sì, forse hai perso i tuoi poteri... ma, se anche fosse, non c'è nulla che tu possa fare. E, lasciatelo dire: quel libro che stai leggendo non è per niente utile, così come non è utile nessuna delle tecniche di respirazione che ti ha insegnato tua nonna» ridacchiò, riferendosi a certi trucchetti che aveva provato ad insegnarmi Daghain quando le avevo confidato i miei problemi nel riconnettermi con la magia.

«Devi ricominciare a vivere, Row. Non puoi rimanere nel tuo guscio per sempre» mi suggerì, per poi aggiungere, in tono più gioviale: «E poi, non vuoi venire a fare un po' di baldoria con i tuoi più vecchi amici?».

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